Aldo Buzzi: uno scrittore che non lo era - Lucy
Compagni di strada

Goffredo Fofi

Aldo Buzzi: uno scrittore che non lo era

Architetto mancato e grande appassionato di cinema, Buzzi è stato tra i fondatori della Cineteca italiana. Tra le sue cose più belle ci restano gli articoli scritti per le riviste cui collaborava, interventi divaganti spesso dedicati ad argomenti all’apparenza minimi che, a differenza di tanto giornalismo tronfio del tempo, non appaiono però oggi minimamente invecchiati.

Aldo Buzzi (Como 1910 – Milano 2009) studiò architettura, ma non si trovò a suo agio in quella professione e, appassionato di cinema, fu tra i fondatori a Milano, in tempo di guerra, della Cineteca Italiana insieme ad Alberto Lattuada e Luigi Comencini. Fece l’aiuto regista di Lattuada per la lavorazione del suo primo film Giacomo l’idealista (1943), legandosi in quel tempo a un amico di tutta la vita, il grande disegnatore e vignettista Saul Steinberg, esule a Milano per sfuggire al nazismo e, più tardi, a New York per sfuggire al fascismo.

Un’amicizia “storica” che fruttò un bellissimo libro con la loro corrispondenza (Steinberg aveva imparato l’italiano e ricorreva volentieri ai modi di dire del tempo), edito tanti anni dopo da Adelphi, che aveva riscoperto Buzzi ripubblicando i suoi brevi e sapidi pamphlettini, già editi da un altro amico, Vanni Scheiwiller. È La nave di Teseo ad averci offerto, invece, di recente un compatto volume con Tutte le opere di Buzzi a cura di Gabriele Gimmelli.

Aldo aveva seguito Alberto a Roma per fargli da aiuto-regista e collaborando a volte alle sceneggiature dei suoi film, come si è detto, ma anche perché, ancora a Milano, si era legato a quella che divenne la compagna della sua vita, la sorella di Alberto, Bianca (morta nel 2005), che fu direttrice di produzione, responsabile del casting, aiuto-regista e tante altre cose per moltissimi film − e non solo per quelli diretti dal fratello…

I piccoli e squisiti libri di Aldo sono tra i gioielli minori della nostra letteratura, pieni di humour e mai aggressivi, sia che spieghino L’uovo alla kok sia che divaghino su un improbabile Cechov a Sondrio o narrino un suo viaggio negli Stati Uniti al seguito del solito Steinberg. Pure nel Piccolo diario americano le lettere di quest’ultimo all’amico Aldo sono belle e piene di humour quanto quelle di Aldo a Saul: scritte in un linguaggio quotidiano “milanese” anche da parte di Steinberg, un linguaggio d’epoca, uno sguardo molto divertente il loro su tutto un tempo che poi così divertente non era…

Buzzi fu una colonna della rivista «Il Caffè», fucina di grandi umoristi, ma scrisse anche molto sul «Selvaggio». Ho avuto la fortuna di conoscere entrambi (insieme a Paolo Mereghetti, quando erano tornati ormai “in pensione” a vivere a Milano, dalle parti di Lambrate). Li portavamo a volte a cena fuori, godendo della loro conversazione, dei loro ricordi. E fu Paolo a far ristampare il suo Taccuino dell’aiuto-regista, uscito nei manuali di Hoepli sulle professioni tanti anni prima.

Il bellissimo e ampio volume che a tutta l’opera di Buzzi ha dedicato La nave di Teseo, si diceva, può permettere ora di apprezzare lo humour, il disincanto, la simpatia di uno scrittore unico nel suo genere, paragonabile forse in qualcosa a Flaiano o ai giornalisti-scrittori del «Mondo» di Pannunzio; e in qualcosa perfino ad Achille Campanile.

Non di elzeviri si tratta, però, ma di opere dense e bizzarre eppure tutto sommato unitarie nell’apparente svagatezza o dispersione delle tantissime suggestioni. Cechov a Sondrio è un libro di viaggi e scoperte in luoghi insoliti per il turismo che vanno, per fare degli esempi, dallo Stretto di Messina alle più anonime (apparentemente) periferie milanesi e lombarde, insieme ragionando a volo d’uccello di letteratura russa e americana; mentre L’uovo alla kok sforna ricette probabili e improbabili, talmente semplici da sbalordire o tanto raffinate da stuzzicare (dalla “pastina in brodo della pensione” all’“ostrica vegetale al burro”, con doverosi ringraziamenti a Dumas e a Gadda, ad Apicio e al “curato di Bregnier”). Un debole per quasi tutto e Parliamo d’altro discorrono appunto di “quasi tutto” o di “altro”: dal miglior modo di fare una frittata ai film di Andy Warhol… E che spasso, che godimento, ripetiamo, è la lettura delle Lettere a Aldo Buzzi di Steinberg!

“I piccoli e squisiti libri di Aldo sono tra i gioielli minori della nostra letteratura, pieni di humour e mai aggressivi”.

Quella di Buzzi è una letteratura assolutamente minimale, ma che alla fine ha più da trasmettere di tanta della più ambiziosa. E forse perché è protetta dall’invecchiamento e dal chiacchiericcio, che affliggono il giornalismo culturale di oggi, dai doni fondamentali (ormai così rari) della curiosità per il piccolo e l’apparentemente ovvio e per gli interstizi di una realtà così semplice da diventare inavvertibile o da venir presa per banale. Ma soprattutto anche in ragione dell’autoironia che Buzzi possedeva, una virtù tra le più carenti negli scrittori d’oggi.

Buzzi fu inoltre amico di un grande fotografo come Federico Patellani e tentò insieme a lui la strada della regia con un documentario a lungometraggio sull’America pagana, che sarebbe bello poter vedere o rivedere.

Goffredo Fofi

Goffredo Fofi è saggista, critico cinematografico e letterario. Il suo ultimo libro è Cari agli dèi (Edizioni E/O, 2022).

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