Hanno trovato la voce in prigione, oggi gli scrittori palestinesi Abu Srour e Bassem Khandaqji sono liberi
Abbiamo incontrato Abu Srour e Khandaqji, scrittori palestinesi liberati da poco dalle prigioni israeliane e ora in esilio.
Il coraggio di nitrire. Jonathan Swift e la ferocia del sorriso
Precursore della fantascienza, spietato critico delle società umane e di se stesso, Swift è uno dei più grandi scrittori di sempre, anche se non gli viene generalmente riconosciuto. Una nuova traduzione de “I viaggi di Gulliver” di Anna Nadotti, impreziosita dalle illustrazioni di Lorenzo Mattotti, rimedia a questa mancanza.
I giovani vanno poco a teatro. C’è chi ha un piano per portarceli.
Si tratta del progetto “Youth Club” di Cariplo e funziona così.
Camilleri ultimo degli epici
E studioso dei meccanismi di classici che ha saputo imitare.
E invece i regali ci servono
Farli è diventato stressante e il consumismo li sta privando di ogni poesia. Ma continuano a essere un importante collante sociale, soprattutto se legati a una ricorrenza.
La carne non si può spiegare. Conversazione con David Szalay
A partire da “Nella carne”, vincitore del Booker prize.
Contro i regali
Specie quelli fatti e ricevuti per consuetudine, a Natale o al compleanno. In molti se ne dicono stanchi, ma pochi si ribellano.
“La lobby ebraica” è una farsa antisemita. Come è possibile sia stata pubblicata?
Se il libro edito da Ponte alle Grazie è odioso, le ragioni che hanno portato a pubblicarlo meritano invece attenzione.
L’altruismo esiste davvero?
Forse dipende da come lo intendiamo.
Babbo Natale è uno stronzo capitalista
Sotto le feste, chi ha meno risorse economiche si sente in colpa, soprattutto verso i bambini. È una delle beffe del capitalismo: puntare il faro, attraverso i regali, sulle disuguaglianze e offrire un’idea distorta, immorale, della povertà. Perché a Natale, si sa, bisogna essere buoni. Ma se “buoni” stesse in realtà per “ricchi”?
In anteprima
Ogni dono che riceviamo porta con sé una serie di interrogativi. Cosa significherà? Come dovremmo reagire? Ci aspettavamo di più?, di meno?, proprio niente? Lo stesso, a parti inverse, avviene quando a fare un dono siamo noi. Cosa vogliamo comunicare? Sarà gradito? Sarà abbastanza? Rispecchierà quello che proviamo, o almeno quello che dobbiamo dimostrare? Insomma, che la si viva da destinatari o da mittenti, alla consegna di un dono c’è sempre un istante in cui lasciamo entrare qualcosa di nuovo nella nostra vita, o spingiamo una parte di noi nella vita di un altro. Perché donare crea un legame, apre uno spazio e pretende – anche quando fingiamo di no – una risposta.
A dicembre, su Lucy, proveremo a indagare tutto questo. Racconteremo il dono come promessa e come consuetudine, come bella sorpresa e come delusione, come eredità e come salto nel vuoto. Lo cercheremo nei miti, nei gesti quotidiani, nelle dinamiche economiche, nei rapporti familiari, nella spiritualità. Nella gratitudine e nel debito. Nel desiderio di essere visti e nella paura di essere fraintesi.
Perché i doni ci definiscono: sono quello che offriamo, ma anche quello che accettiamo di prendere. E ci interrogano: cosa vogliamo di più? E cosa siamo disposti a lasciar andare?
Questo è il numero di dicembre di Lucy. Questo è Il dono.
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Si estende dalla Russia all’Europa fino agli Stati Uniti e si fortifica ulteriormente attraverso 4Chan.
In Georgia una città termale cerca di rinascere senza pensare solo al turismo
Prima località termale, poi rifugio per i profughi della guerra; oggi Tskhaltubo vuole ripartire dai suoi abitanti e dal lavoro.
Non c’è niente di più vuoto di uno stadio vuoto
E in Italia le cose vanno sempre peggio.
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L’otto dicembre del 2024 cadeva a Damasco il regime baathista. Un reportage racconta la Siria liberata, tra rovine e speranza.
La letteratura come antidoto alle “parole orrende”. Intervista a Vincenzo Ostuni, co-responsabile editoriale di Ponte alle Grazie
L’editor dietro alcuni dei libri italiani più belli degli ultimi anni.
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di Nicola Lagioia
Dove sono finiti gli intellettuali?
Dove sono finiti gli intellettuali? È una domanda che sembrano porsi in molti – e non da oggi. C’è chi lamenta la loro scomparsa dal discorso pubblico, la loro scarsa incisività o coraggio. Forse il problema non sono solo gli intellettuali (che ci sono), ma noi che li guardiamo con lo sguardo del passato, come se fossimo ancora nel Novecento. Che aspettative abbiamo nei loro confronti? E cosa stanno diventando in un panorama che è profondamente mutato? Di questo parla l’ultima puntata di “Fare un fuoco” dell’anno.
Una newsletter che racconta di vite che non sono la nostra: vite straordinarie, bizzarre o comunque interessanti.
Scritta dalla redazione di Lucy,
arriva una domenica sì e una no.
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Seeds from Kivu
Nella Repubblica Democratica del Congo, un gruppo di donne impara ad accettare i figli nati dagli stupri subiti dai guerriglieri.
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Dalle lettere alle mail, dai telefoni alle chat fino al recente arrivo dell’intelligenza artificiale la lingua italiana ha sempre …
After Dawn
I palazzoni di una banlieue francese fanno da sfondo alle storie di Yves, Hamza e Déborah.