Francesco Lanza, maestro di mimi - Lucy
Compagni di strada

Goffredo Fofi

Francesco Lanza, maestro di mimi

05 Luglio 2024

Il mimo è un genere letterario, che ha alle spalle una tradizione antichissima: Francesco Lanza ne è stato uno dei maggiori interpreti.

La parola “mimo” non si riferisce soltanto a un attore che si esprime con i gesti e senza parlare, indica anche un antico genere letterario greco, la narrazione di piccoli fatti, di aneddoti semplici in modo conciso, essenziale. Ho scoperto molti anni fa in Sicilia i “mimi” – piccole prose letterarie – di uno scrittore dimenticato, Francesco Lanza (1897-1933), che li pubblicò su varie riviste e le raccolse in un volume nel 1928. (Scrisse anche, ancora più raro, un Almanacco per il popolo siciliano in collaborazione con il grande pedagogista Giuseppe Lombardo Radice e per conto dell’Associazione per il mezzogiorno fondata da Umberto Zanotti Bianco, un grande italiano pacifista e antifascista).

I Mimi siciliani di Lanza sono di lettura godibilissima, e li ha ristampati Elvira Sellerio nel 1971 con l’ammirata prefazione di Italo Calvino. Brevi, di un humour sottile segnato dall’adesione a una cultura antica e a una antropologia contemporanea, sono retti da una affettuosa e limpida distanza letteraria e passano facilmente, senza sforzo, dall’aneddoto a una essenziale moralità.

Lanza era di Valguarnera Caropepe, provincia di Enna, nel cuore dell’isola. E chi ha letto o visto a teatro L’aria del continente di Nino Martoglio (del quale è stato fatto anche un adattamento cinematografico) potrebbe ricordare come la soubrette in tournée al centro della storia, colei che porta a Catania una idealizzata “aria del continente”, si scoprisse essere in realtà più che siciliana: “Caropipana jé!” esclamerà il protagonista che se ne era invaghito, interpretato da un altro grande catanese, il comico Angelo Musco.

“Brevi, di un humour sottile segnato dall’adesione a una cultura antica e a una antropologia contemporanea, sono retti da una affettuosa e limpida distanza letteraria”.

Per dire quanto Valguarnera fosse considerato un paese lontano da tutto, ma proprio  per questo la culla di un passato millenario, essendo prossimo a Piazza Armerina e ai suoi siti archeologici. E come la vicina Enna sia stata la protagonista di un grande e  avanguardistico romanzo storico di Nino Savarese, I fatti di Petra (1937), che narrava la città dalla fondazione a opera di Ercole e dei Giganti sino alla fine dell’Ottocento. (Le parrocchie di Regalpetra con cui Sciascia si fece conoscere nel 1956, si chiamano così in omaggio a I fatti di Petra di Nino Savarese, altro notevolissimo scrittore dimenticato). Alla sua terra, Savarese dedicò ancora una grande avventura “sintetica”: Petra e Rossomanno, storia di un feudo dagli antichi tempi agli albori del Novecento. Savarese è stato riproposto di recente da una piccola casa editrice palermitana, Edizioni Il Palindromo. 

Goffredo Fofi

Goffredo Fofi è saggista, critico cinematografico e letterario. Il suo ultimo libro è Cari agli dèi (Edizioni E/O, 2022).

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