19 Aprile 2024
Meno note dei celebri fratelli (Carlo e Primo), Luisa e Anna Maria Levi sono state intellettuali al centro della storia culturale del Novecento. A entrambe si deve un'opera di divulgazione nel campo dell'educazione infantile che ha aperto nuove strade in Italia.
Entrambi torinesi, Carlo e Primo Levi non erano parenti se non, forse, alla lontanissima. Come tutti sanno, sono stati due personaggi molto importanti nella storia della cultura italiana, oltre che della storia in senso più largo.
Non è però di loro che vorrei scrivere, ma delle loro rispettive sorelle. Ho conosciuto un po’ di più Carlo, per via “meridionalista”, e solo di sfuggita Primo grazie alla sua (e mia) grande amica Bianca Guidetti Serra, ma quando penso a loro mi tornano spesso alla mente le loro sorelle, che invece ho conosciuto assai meglio.
Luisa Levi, morta nell’87 a circa settant’anni, era di poco più vecchia di Carlo, a cui fu in molti modi vicina. Nel Cristo si è fermato a Eboli è raccontata la visita che fece al fratello al confino in Basilicata, a dimostrazione dell’affetto che li legava. Luisa è stata una delle prime donne psichiatre italiane, specializzata in qualche modo nella cura dell’infanzia, e ha scritto molto nel suo campo.
Ricordo un suo agile, chiarissimo, e per l’epoca ancora rivoluzionario, volume dei tascabili degli Editori Riuniti (1962), L’educazione sessuale. Orientamenti per i genitori, che fu molto utile a insegnanti ed educatori in genere.
A Torino frequentavo poi un’altra donna di grande valore, un’altra Levi, che, da ebrea, fu per un certo tempo alla testa della comunità, Giorgina Arian Levi, che era stata inoltre cognata di Togliatti ed era sposa di un medico bravissimo. Un libro in cui racconta la sua esperienza da esiliata in Sud America al tempo delle leggi razziali e durante la guerra, la fece apprezzare da chi non la conosceva, anche perché era piena di curiosità e generosità per gli indios e il loro mondo. Sia Giorgina che Luisa erano grandi amiche di un’altra donna straordinaria, Ada Gobetti, ed è tramite Ada che ho avuto la fortuna di conoscerle, frequentarle e impararne.
“Luisa Levi, morta nell’87 a circa settant’anni, era di poco più vecchia di Carlo, a cui fu in molti modi vicina. Nel ‘Cristo si è fermato a Eboli’, è raccontata la visita che fece al fratello al confino in Basilicata”.
La scelta che più mi commosse del film che Francesco Rosi trasse dal Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi, fu quella di far interpretare Luisa a una magnifica Lea Massari, donna straordinaria che spiccava tra le sue colleghe per umanità e intelligenza.
Anna Maria, sorella di Primo, non ha lasciato – che io sappia – degli scritti, ma ha diretto una rivista che mi fu molto cara, «Centro sociale», edita dal CEPAS, la scuola di assistenti sociali che ho frequentato alla fine degli anni Cinquanta a Roma, finanziata da Adriano Olivetti e fondata da alcune donne d’eccezione come Maria Comandini Calogero e Angela Zucconi.
Non scoprii subito che Anna Maria era la sorella di Primo, cui pure era legatissima, tanto era ormai ben inserita nel paesaggio romano e meridionale. La rivista, che lei animava assieme ad altre figure eccellenti ed eterogenee per specializzazione disciplinare e provenienza professionale, oggi andrebbe riscoperta – ne ricordo un bellissimo numero sul tema del vicinato, che partiva da un’inchiesta sui Sassi di Matera.
Anna Maria sembrava una zitella solitaria, finché un giorno, quando da tempo non ero più al Cepas, la incrociai in via Arenula a Roma e mi abbracciò euforica come non l’avevo mai vista annunciandomi che viveva un grande amore e che si era sposata, anche se non era più una ragazzina. E fu entusiasta che sapessi qualcosa del suo innamorato, anche lui avanti negli anni: un americano, di professione sceneggiatore cinematografico, con cui più tardi avrei discusso del cinema negli anni del maccartismo, di cui lui, simpatizzante o militante comunista, era stato una vittima. Costretto a fuggire in Messico per non finire in prigione, firmò con uno pseudonimo, come altri suoi colleghi, sceneggiature di film hollywoodiani più che minori e di film messicani non eccelsi.
“Anna Maria sembrava una zitella solitaria, finché un giorno, quando da tempo non ero più al Cepas, la incrociai in via Arenula a Roma e mi abbracciò euforica come non l’avevo mai vista”.
Perché sapevo chi era? Perché a Parigi un film (poverissimo) da lui scritto gli era valso l’ammirazione dei giovani critici dei «Cahiers du cinéma» e di «Positif», e quel film anche io lo avevo visto e amato. Di questa piccola produzione, pensata per un mercato marginale e girata al confine messicano, era regista un altro personaggio mitico per noi giovani critici cinematografici, Edgar G. Ulmer. Fu anche lui un ebreo errante del cinema della guerra fredda.
Nel film, che si chiama The Naked Dawn – in Italia distribuito col titolo di Fratelli messicani –, il ruolo del protagonista è interpretato da Arthur Kennedy, formidabile attore di secondo piano in tanti film hollywoodiani e quattro volte candidato agli Oscar. E fra i tre si crea un legame fortissimo, puro e vero… “Un western alla Jules e Jim“, lo si definì più tardi, un piccolo e puro capolavoro del genere.
Il grande amore di Anna Maria si chiamava Julian Zimet e io feci la mia bella figura di cinéphile sapendo chi fosse…
Goffredo Fofi
Goffredo Fofi è saggista, critico cinematografico e letterario. Il suo ultimo libro è Cari agli dèi (Edizioni E/O, 2022).
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