12 Giugno 2024
La pubblicazione del carteggio intimo con Giorgio Manganelli ha acceso una timida curiosità su Ebe Flamini. Flamini è stata attivista intransigente e promotrice di alcuni dei movimenti di educazione civica più rilevanti della storia italiana: la sua figura e il suo contributo meritano di essere ulteriormente approfonditi.
L’anno scorso ha suscitato molto interesse la corrispondenza, pubblicata da Sellerio a cura del grande studioso di letteratura italiana Salvatore Silvano Nigro, tra Giorgio Manganelli, che non ha bisogno di presentazioni, ed Ebe Flamini, donna di grande valore rimasta nell’ombra, che scrisse assai poco ma fu attivissima organizzatrice e fondatrice di iniziative sociali.
L’ho conosciuta a Roma all’Associazione italiana per la libertà della cultura, fondata nel 1951 da un gruppo di intellettuali laici e liberali, e diretta da Ignazio Silone.
Di lui Ebe fu, si può dire, il braccio destro, almeno fino a quando non si scontrarono sulla questione dei finanziamenti americani all’Associazione, nel pieno della guerra fredda.
Lavorai con Ebe, molto più brava di me, nel 1956, aiutandola nella campagna per la liberazione di Danilo Dolci e dei tanti contadini e disoccupati chiusi all’Ucciardone, il grande carcere di Palermo, in attesa del processo per uno sciopero alla rovescia sulla “trazzera vecchia”, la strada che da Partinico scendeva verso il mare (io non ero tra loro, perché Danilo mi aveva spedito alla posta di Partinico a dettare delle dichiarazioni al «Nuovo Corriere» di Firenze). Ero ancora minorenne – allora si diventava maggiori al compimento dei 21 anni – e mi dettero un foglio di via perché insegnavo fuori dall’istituzione e “non percepivo stipendio”.
Aiutai Ebe sotto il benevolo sguardo di Silone, che un giorno mi fece conoscere il giovane Leonardo Sciascia, di cui avevo letto le Cronache scolastiche su «Nuovi Argomenti» e che presto sarebbero state raccolte ne Le parrocchie di Regalpetra…
Qualche tempo dopo ritrovai Ebe animatrice di un’altra associazione, il Movimento di collaborazione civica, nato sul finire del 1945 su iniziativa di un gruppo di intellettuali che comprendeva anche Silone, Giuliana Benzoni, Giuseppe Dessì e Augusto Frassineti.
Frassineti, a lungo dimenticato, fu riscoperto da alcuni giovani scrittori afferenti al gruppo de «Il Semplice» – pregevole rivista letteraria fondata da Gianni Celati ed Ermanno Cavazzoni, uscita in sei numeri tra il 1995 e il 1997 – che però ignoravano del tutto la sua attività pedagogico-sociale.
Il Movimento da lui fondato ebbe l’aiuto di altri intellettuali e insegnanti romani – molti dei quali amici o allievi di Ernesto Buonaiuti, grande prete antifascista messo all’indice da Pio XII e a cui Benito Mussolini impedì di insegnare in qualsiasi scuola italiana (ne ha scritto di recente una bella biografia Giordano Bruno Guerri, un “libro da leggere”).
“Lavorai con Ebe, molto più brava di me, nel 1956, aiutandola nella campagna per la liberazione di Danilo Dolci e dei tanti contadini e disoccupati chiusi all’Ucciardone, il grande carcere di Palermo, in attesa del processo per uno sciopero alla rovescia sulla ‘trazzera vecchia’”.
Il Movimento di collaborazione civica (detto anche MCC), si spendeva in iniziative a sostegno dell’infanzia romana (e di molte altre buone cause).
Subito dopo la guerra, alcuni volenterosi romani più o meno borghesi e più o meno giovani andavano la mattina con un camioncino a caricare bambini nelle miserrime borgate di allora per portarli in uno dei parchi della città, facendoli giocare, fornendogli un buon pasto e riportandoli a casa al tramonto. Frassineti ha scritto una bella storia di quel movimento, che io riuscii a pubblicare su «Linea d’ombra» grazie a Ebe.
Ebe, la rividi poi al fianco di Cecrope Barilli, un valente poeta parmense (su cui ha scritto pagine bellissime un suo “allievo”, Giuseppe De Rita) anche lui membro dell’associazione, che, nel frattempo, era cambiata, pur continuando ad occuparsi di bambini – ad esempio, organizzavano piccoli spettacoli teatrali itineranti di cui fu spesso protagonista una splendida assistente sociale che Angela Zucconi e Manlio Rossi-Doria si erano portati dietro da un qualche raduno statunitense.
Tra le persone che animavano questi spettacoli ricordo Winnie, un’assistente sociale mulatta di Puerto Rico nel progetto di sviluppo dell’isola, e che cantava divinamente. Fellini se ne accorse e la fece cantare nella scena del salotto degli intellettuali ne La dolce vita, dove Alain Cuny la presentava come una principessa indiana… Con lei, e assistiti da Jacques Lecocq, un grande mimo francese che venne a darci lezioni e che poi diventò uno dei maestri di Dario Fo, si fecero spettacoli per bambini di grande freschezza e vivacità.
Ebe continuai a frequentarla negli anni, godendo per questo dell’amicizia di Manganelli.
I due, già avanti con l’età, avevano affittato un appartamentino dalle parti di Radio3, a Roma, e vi passavano interi pomeriggi ad ascoltare musica classica, con un sonoro perfetto. Una volta, a questo rito pomeridiano fui ammesso anche io.
Le lettere di Ebe a Manganelli, piene di una sensualità che andava ben oltre l’età, mi hanno stupito ma non troppo, perché l’ho conosciuta donna libera e salda, niente affatto succube dei grandi intellettuali con i quali ha lavorato, né del suo Manganelli, di cui era devota e profondamente innamorata, né di Cecrope Barilli (che Bernardo Bertolucci volle, in quanto concittadino parmense, in una delle più belle scene di Prima della rivoluzione, in cui canta le lodi del Po, pur prevedendone un’ecologica agonia…)
Ancora su Frassinetti: di lui vorrei ricordare, oltre alla sua azione sociale e alla sua satira Misteri dei ministeri molto amata da Calvino, un lungo poemetto, Vita! Vita! Vita!, di cui mi permetto di consigliare ai lettori di «Lucy» la riscoperta. Anni addietro, lo riprendemmo per le Edizioni dell’asino grazie alla cortesia della vedova e del figlio, Mimmo Frassineti, ottimo fotografo giramondo.
Vita! Vita! Vita! è un raro gioiello di poesia socio-filosofico-politico-umoristica, che non ha perduto niente della sua verve e della sua profondità, anzi… Io l’ho sempre considerato un piccolo capolavoro e mi stupisce la scarsa attenzione che gli hanno dedicato critici e poeti, anche se ricordo quanto piacque a Zanzotto quando gli portai a Pieve di Soligo una copia della nostra edizione.
Goffredo Fofi
Goffredo Fofi è saggista, critico cinematografico e letterario. Il suo ultimo libro è Cari agli dèi (Edizioni E/O, 2022).
newsletter
Le vite degli altri
Le vite degli altri è una newsletter che racconta di vite che non sono la nostra: vite straordinarie, bizzarre o comunque interessanti.
La scriviamo noi della redazione di Lucy e arriva nella tua mail la domenica, prima di pranzo o dopo il secondo caffè – dipende dalle tue abitudini.
Contenuti correlati
© Lucy 2024
art direction undesign
web design & development cosmo
sviluppo e sistema di abbonamenti Schiavone & Guga
00:00
00:00