Fresche e retrò, le Haim stanno cambiando il pop - Lucy
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Daniele Cassandro

Fresche e retrò, le Haim stanno cambiando il pop

l trio di sorelle californiane ha portato una brezza d’aria estiva nella musica indie. Il loro ultimo singolo, al cui videoclip ha partecipato Drew Starkey, sembra annunciare un album che, come il precedente, ha un suono irresistibile.

“Penso di essere innamorata ma non sopporto queste relazioni del cazzo” canta Danielle Haim riversa su un divano mentre intorno a lei, in un rapido montaggio al contrario, si dipana la sua storia d’amore con un bellissimo ragazzo imbronciato che riconosciamo come Drew Starkey, il coprotagonista di Queer di Luca Guadagnino. Relationships, il nuovo video delle tre sorelle Haim, rimescola in modo nuovo gli ingredienti già noti del loro pop: un intreccio di belle armonie vocali su una minimale base funky e un testo che affronta il più classico dei dilemmi del pop: cosa ci sto a fare con questo tizio? Perché deve essere tutto così complicato? Eppure io un po’ lo amo… È il tipico teen drama che, segno di tempi in cui si diventa adulti sempre più lentamente, attanaglia una trentenne circondata da sorelle sollecite, annoiate e solidali. All’inizio del video diretto da Camille Summers-Valli, videomaker molto legata alla moda, vediamo Danielle, Este e Alana Haim che fanno i bagagli per lasciare la casa che la tormentata Danielle divideva con il tizio di cui sopra.

Tutti, incluso lui, sono sobriamente abbigliati secondo una palette simil-Muji o vagamente Calvin Klein che va dal bianco panna al beige, in tinta con le scatole e i pacchi che vengono ammassati nel portabagagli di una station wagon. Man mano che la storia d’amore viene ricostruita a ritroso vediamo comparire sempre più colori, fino al rapinoso finale in cui capiamo perché Danielle sia così attaccata a Drew: oltre a essere carino è anche simpatico e un paio di dettagli sexy ci fanno supporre che sia anche piuttosto bravo a letto… ah, “fucking relationships”.

Il video di Relationships per certi versi può ricordare un classico del teen pop di fine anni Novanta: Torn di Natalie Imbruglia. Anche lì vediamo una giovane donna alle prese con un ragazzo tanto bello quanto poco empatico. Per rendere l’idea di una relazione sbagliata i due si muovono all’interno di una casa che è un traballante set cinematografico e mentre cercano di chiarirsi tra di loro vengono continuamente interrotti da registi, truccatori e tecnici delle luci. I primi piani con gli occhioni sgranati di Imbruglia che canta “ho esaurito la fede, ecco come mi sento: morta di freddo sdraiata nuda sul pavimento” per chi aveva quindici anni nel 1997 sono l’equivalente pop di Scene da un matrimonio di Bergman.

Sia Relationships sia Torn hanno quella qualità inafferrabile che fa di una canzone qualunque una trappola pop perfetta. Difficile individuare dove sia la scintilla: sicuramente si nasconde  negli accordi, nell’arrangiamento, nel modo di armonizzare le voci come pure  nella purezza e nell’intonazione del canto. Ma c’è altro: entrambi i pezzi sono leggeri, pieni di aria e di luce; la durezza di certi versi viene stemperata dalla brillantezza della musica, dall’apertura di ritornelli che credete di conoscere da una vita anche la prima volta che li sentite. Che entrambi i pezzi siano accompagnati da video memorabili non fa che farli viaggiare ancora più velocemente nel nostro immaginario. Chi sente Relationships oggi se la ricorderà come chi ha sentito Torn nel 1997. 

Non è la prima volta che le sorelle Haim sfiorano il sacro Graal del perfect pop. Ci si erano avvicinate diverse volte, soprattutto nell’estate del 2019 con Summer girl, un pezzo jazz-pop che ricorda talmente Walk on the Wild Side che il defunto Lou Reed è stato perfino aggiunto tra gli autori. La canzone può somigliare, come produzione, a Relationships ma era più sporca, più immediata e sorprendente, c’è perfino un po’ di sax, uno strumento che dagli anni novanta in poi era stato praticamente bandito dalla musica pop. E soprattutto Summer girl era più sottilmente malinconica: “Sweetly plaintive”, come scrisse Pitchfork con un elegante giro di frase. “Dolcemente lamentosa” ma non nel senso di lagnosa: la parola “plaintive” ricorre nei testi dei madrigali elisabettiani e indica un lamento poetico, alato ma intimo allo stesso tempo. Ecco, Summer girl è plaintive ma anche cool, leggera come la brezza di Santa Monica nel tardo pomeriggio, quando la luce diventa dorata: è una promessa d’amore eterno fatta con un filo di voce e, per di più,è una serenata alla città di Los Angeles. Il video, diretto dal regista Paul Thomas Anderson, asseconda il mood della canzone e insegue le sorelle Haim che camminano per le strade di LA continuamente liberandosi di felpe e maglioni. Danielle, Este e Alana Haim camminano sempre nei loro video, contraddicendo la massima enunciata dal ritornello di Walkin’ in LA dei Missing Persons che dice che “nessuno va a piedi a Los Angeles”.

Loro invece non fanno che camminare e nelle interviste lo dicono con aria divertita ben sapendo che le loro camminate sono oggetto di meme e di parodie: “camminare è la cosa più facile del mondo per questo insistiamo per farlo nei nostri video”. Camminare nei video musicali è un’arte antica e gloriosa: chiedetelo tra gli altri a Tina Turner (What’s love got to do with it, 1984), a Shara Nelson dei Massive Attack (Unfinished Sympathy, 1991) ai Verve (Bittersweet Symphony, 1997), a Pharrell Williams (Happy, 2013) e a The Weeknd (Call out my name, 2018).

Paul Thomas Anderson (regista di Boogie Nights, Magnolia e Ubriaco d’amore tra gli altri) è un amico di vecchia data delle Haim. Lui ambienta molte delle sue storie nella San Fernando Valley, dove la famiglia Haim si stabilì nel 1980 quando Mordechai (Moti) Haim lasciò Israele (dove era diventato un calciatore professionista) per gli Stati Uniti. Le Haim sono tutte nate e cresciute lì: Este (1986), Danielle (1989) e Alana (1991) e all’inizio suonavano con i genitori in una band chiamata Rockinhaim. Paul Thomas Anderson è un amico di famiglia e ha diretto ben nove video per loro, tra cui lo straordinario Man from the magazine (2020), in tutto e per tutto un film sull’assurdità e il peso di essere giovani donne nel business musicale. La canzone, contenuta nel loro terzo album ironicamente intitolato Women in music pt. III, nasceva da un’esperienza avuta da Este durante un’intervista con un giornalista. La bassista delle Haim è famosa tra i fan per le smorfie buffe che fa mentre  suona il basso. Io stesso al Primavera sound di Barcellona ho fotografato diverse di quelle espressioni e le ho sempre trovate un marchio di autenticità: Este Haim è una giovane nerd talmente immersa nel suo strumento da dimenticarsi di essere ripresa su schermi grandi come la piazza di un centro commerciale. Il giornalista che la intervista pensa bene di chiederle se lei fa quelle facce anche a letto. Lo avrebbe chiesto anche a Prince che di facce strane ne faceva tante quando suonava la chitarra? Ne dubito. E ne dubita anche Este che si sente giustamente offesa. “Tu non hai idea di come ci si senta” – canta Danielle nella canzone con un vibrato incredibilmente simile a quello di Joni Mitchell da giovane – “Ti aspetti che io abbozzi fino al punto da non avere più alcuna sensibilità ma di certo non sai come ci si sente”.

Paul Thomas Anderson ambienta il video in un classico deli dove Danielle serve una serie di uomini al banco che le ordinano pastrami, brisket o polpette di matzah. Lei è sempre cortese ma distratta e mentre canta fa in modo di incrociare lo sguardo dei clienti il meno possibile. Man from the magazine è un micromusical che in due minuti racconta tutta la frustrazione di tre giovani musiciste che, anche nel 2025, devono dimostrare di saper suonare e cantare meglio di qualunque altro collega maschio. Paul Thomas Anderson è talmente preso dalle sorelle Haim da aver scelto la più giovane del trio, Alana, come protagonista del suo film Licorice pizza, una stralunata commedia teen del 2021 che si svolge nella San Fernando Valley dell’inizio degli anni Settanta. Alana non aveva alcuna esperienza di recitazione se non nei video musicali e in un’intervista a Jimmy Kimmel racconta come fu stupita quando un giorno a Londra ricevette una mail di Paul con un copione. Notò subito che la protagonista del film aveva il suo nome ma di certo non immaginava che sarebbe stata lei a recitare quella parte. Non solo Alana Haim ha recitato (meravigliosamente) ma nel film sono state coinvolte con ruoli minori anche le sorelle insieme al padre Moti e molte delle scene da sit-com con la famiglia sono state improvvisate sul set.

“Difficile individuare dove sia la scintilla: sicuramente si nasconde negli accordi, nell’arrangiamento, nel modo di armonizzare le voci come pure nella purezza e nell’intonazione del canto”.

Il collante che tiene insieme le Haim, un’atipica famiglia dello showbiz losangelino stranamente sobria e con i piedi per terra, è la disciplina. Este, chitarrista, Danielle, cantante e Alana, batterista, sono il girl group ideale: tutte e tre sono ottime musiciste e tutte e tre sanno armonizzare le loro voci come pop californiano comanda. Provando ad analizzare il loro dna musicale troviamo tracce di Beach Boys e Fleetwood Mac ma poi anche delle gloriose girl group californiani degli anni ottanta come le Bangles e le Go-Go’s. Nella loro genetica affiorano anche le Wilson Philips, fortunato girl group di nepo-baby dei primi anni novanta che univa le due figlie di Brian Wilson dei Beach Boys alla figlia di Wendy Philips dei Mamas and Papas. Insieme a tanta California rinveniamo anche qualche traccia di New York City, oltre al già citato “plagio” di Lou Reed in Summer girl nel loro suono più recente c’è molto delle Luscious Jackson, una pionieristica girl band rock-hip hop newyorchese dei primi anni novanta che purtroppo oggi ricordano in pochi: ascoltate la loro Citysong (1994) e ditemi se la vibe non è esattamente la stessa delle Haim.

Le Haim sono l’ultima incarnazione musicale dell’immaginario californiano, una certa idea di gioventù e di estate infinite che affondava le radici negli anni Trenta e nella costruzione del mito hollywoodiano. Mentre nel resto dell’America si faceva la fame e si pativa il freddo (c’era il lungo strascico della grande depressione), la California diventava la fabbrica dei sogni, la terra delle arance giganti e dei divi del cinema. Le Haim sono la versione pop più aggiornata di quel sogno e la loro California è speculare a quella di Lana Del Rey, altra grande interprete dell’immaginario pop losangelino. Se le sorelle Haim sono il sole, Lana Del Rey è la luna. Il suo è il lato più oscuro della California, quello di chi vive ancora il lungo hangover culturale cominciato con il naufragio del sogno psichedelico e che ancora si nutre degli avanzi ormai putrefatti di Hollywood Babilonia di Kenneth Anger.    

Le sorelle Haim sono ormai aristocrazia del pop californiano ma la cosa davvero interessante è che sembra che si stiano gradualmente affrancando da quella formula. I loro primi due album Days are gone (2013) e Something to tell you (2017) erano macchine da guerra piene di canzoni solidissime e con una produzione immacolata. A rendere talvolta stranianti i loro primi pezzi non è tanto il loro suono vintage quanto quella patina, molto anni ottanta, di eccessiva pulizia. Le Haim non sono certo le uniche che in questi anni si dedicano al pop citazionista o manierista come verrebbe da dire prendendo in prestito un termine dalla storia dell’arte. La loro consapevolezza della musica del passato (soprattutto di quella a cavallo tra gli anni settanta e ottanta) è totale ed è una  conseguenza fisiologica dell’orizzontalità dello streaming. Per i tardo millennial e per i gen Z tutta la musica è sempre stata lì e il concetto di rétro o di vintage è sempre più sfumato: I Fleetwood Mac sono quelli di Dreams, la canzone che si sente nel video del tizio in skate col bibitone viola, Kate Bush è quella di Stranger things e Live to tell di Madonna è quella canzone un po’ triste che ora gira da matti su TikTok. Chi è interessato può approfondire con un paio di clic, chi ascolta e basta è esposto, spesso inconsapevolmente, a canzoni che piacevano ai genitori se non ai nonni.

Le Haim dei primi due album però aggiungono uno strato in più: la consapevolezza tecnica e insieme la disponibilità economica di usare uno studio di registrazione come accadeva quarant’anni fa. Non è un caso che Alana Haim sia stata la protagonista di un film intitolato Licorice pizza, ovvero ‘pizza alla liquirizia’, un vecchio slang per indicare l’lp in vinile.  Se i primi due album del trio hanno un difetto è che peccano di eccessivo professionismo, di troppo nitore. Le sorelle devono averlo capito perché il loro terzo album, Women in Music part III (2022), è molto più rilassato dei precedenti: finalmente qualcuno ha spalancatole finestre e nel loro suono è entrata un po’ d’aria. L’ortodossia pop-rock californiana viene sporcata di jazz e di hip hop, ci sono più momenti strumentali e le canzoni cominciano a suonare più autentiche e vissute. Le Haim sono forse le uniche artiste pop della loro generazione ad avere avuto il lusso, quello sì davvero vintage, di avere un’evoluzione musicale, una parabola artistica. La discografia di oggi non offre agli artisti pop grandi margini di crescita: quando smettono di funzionare vengono dismessi e avanti con il prossimo trend di TiKTok.

Fresche e retrò, le Haim stanno cambiando il pop -

La modernità delle Haim consiste nella loro assoluta e totale consapevolezza dell’ecosistema culturale in cui si muovono. C’è qualcosa di meta nel loro approccio chirurgico alla musica pop: è come se ci volessero svelare  qualcosa del loro processo creativo e produttivo, ma senza troppo rivelare. Sono perfettamente a loro agio nel flusso dei social media, basta dare un’occhiata a quanto sono brave con tik tok, ma non sono ancelle dell’algoritmo, sono in cima alla catena alimentare dell’industria musicale americana ma sembrano sempre stupite come se fosse un eterno debutto. La loro somma abilità è quella di far coesistere una dinoccolata autenticità indie con la partecipazione alla colonna sonora di Barbie e all’Eras Tour di Taylor Swift. Come in Alice nel paese delle meraviglie le tre sorelle Haim conoscono il segreto per diventare immensamente grandi e poi tornare piccole piccole. Chissà, potrebbe essere proprio questa versatilità il segreto della longevità nel pop dei prossimi anni.

Relationships è uscito il 12 marzo ed è il primo singolo di un quarto album che a questo punto aspettiamo come si aspetta l’estate.

Daniele Cassandro

Daniele Cassandro è giornalista di «Internazionale» e collabora con diverse testate. Il suo ultimo libro è Dischi volanti (Curci, 2024).

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