I resti dell'estate - Lucy
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Iconografie XXI

I resti dell’estate

Carrarmati in spiaggia, vacanze nel metaverso e sacchi di sabbia per proteggersi dalle bombe: alcune tra le più incredibili cartoline delle estati degli ultimi anni.

Turismo di massa, social network, metaverso, cambiamenti climatici, disastri naturali, pandemia, guerre. In estate tutto si ferma, eppure tutto continua. Quello che prima era un momento atteso con ansia, oggi assomiglia sempre più a un incubo di eccessi: tutto costa troppo, fa troppo caldo, c’è troppa gente. Tenendo ben presente questo troppo come minimo comune denominatore, abbiamo raccolto per voi una serie di immagini che illustrano le peculiarità delle estati contemporanee nei vari angoli del mondo.

Barcellona, Spagna, luglio 2024

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Barcellona non è solo una delle città più colpite dal turismo di massa e le sue conseguenze relative a situazione abitativa, vivibilità e costo della vita: è anche uno dei contesti dove la risposta dal basso a questa situazione è stata più tangibile. La città, che ha contato più di 26 milioni di visitatori nel 2023, negli ultimi anni è stata protagonista di politiche pionieristiche in materia di contrasto all’overtourism: si va dall’aumento della tassa di soggiorno alla chiusura di terminal crociere, da una regolamentazione più severa degli alloggi turistici al drastico taglio della spesa pubblica finalizzata alla promozione del turismo. Parallelamente a ciò, sulla stampa internazionale sono finite anche azioni più discutibili: alcuni manifestanti sono sfilati in corteo tra le ramblas spruzzando acqua contro i clienti seduti ai tavoli di bar e ristoranti.

Gaza, Palestina, estati future

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Il massacro in corso nella striscia di Gaza ha una triplice dimensione: quella del prima, quella dell’ora e quella del poi. Se nel prima troviamo elementi storici che segnano la traiettoria del conflitto arabo-israeliano come la dichiarazione di Balfour, la Nakba e le varie Intifade, l’ora si sostanzia in bombardamenti indiscrimanti di centri urbani e campi profughi che hanno causato quasi 40.000 morti, il poi resta ancora un grande punto interrogativo. Se ufficialmente gli israeliani parlano di un domani senza Hamas, preoccupa – non solo noi, anche la Corte internazionale di giustizia -–la prospettiva di un futuro senza palestinesi. Nei sogni ormai neanche troppo nascosti di alcune frange della società civile israeliana si parla già di come sostituire la presenza palestinese in quei luoghi: l’azienda di costruzioni Harei Zahav, per esempio, ha promosso (spacciandola poi come “scherzo”) la costruzione di villette vista mare a Gaza.

Black Rock, Nevada, Stati Uniti, settembre 2022

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Il Burning Man è un festival annuale nel deserto di Black Rock, in Nevada, nel quale chi partecipa dà vita a una comunità artistica autosufficiente basata su principi radicali legati all’inclusione e alla non commercializzazione. Il festival è famoso principalmente per il suo momento finale, ovvero il falò di un grande fantoccio di legno. Oltre ad attrarre decine di migliaia di visitatori ogni anno, il Burning Man conta anche numerosi critici, che accusano i partecipanti di essere dei figli di papà che giocano a fare il cosplay di una comunità basata sul baratto prima di tornare alle loro vite di agi e consumi. Alla fine dell’edizione 2022 queste critiche hanno trovato il loro fondamento nell’ingorgo di nove ore creato dal traffico in uscita – una coda di macchine non diversa da quelle che si vedono quotidianamente sulle autostrade di tutto il mondo.

Russia, settembre 2022

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L’eredità dell’ideologia comunista ha lasciato in dote tutta una gamma di estetiche, figlie del modo in cui le dottrine marxiste-leniniste sono state adottate e interpretate in ogni angolo del mondo: il pugno chiuso, la boina cubana, il ritratto di Mao, il colore rosso, la barba di Marx, la falce e martello. Il problema è che tutti questi simboli nel XXI secolo sanno di vecchio. Che fare? Il partito Comunisti di Russia, di ispirazione marxista-leninista e avversario del più famoso Partito Comunista della Federazione Russa, ha provato a svecchiarlo con uno spot elettorale uscito nel settembre 2022 in stile Baywatch. Nello spot si vede una bandiera rossa in mezzo a uno specchio d’acqua, avvistata prontamente da una bagnina comunista che, raggiunta da alcune bellissime colleghe, corre a soccorrerla. “Il comunismo sta annegando”, recita lo slogan: “la bellezza lo salverà”.

Xiamen, Fujian, Cina, agosto 2022

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All’inizio di agosto del 2022, il mondo sembrava ancora una volta sull’orlo del baratro: la speaker della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, aveva deciso di visitare l’isola di Taiwan – uno dei punti più delicati della disputa tra Cina e Stati Uniti – innalzando la tensione internazionale a livelli difficilmente raggiunti nel passato più recente. Se milioni di persone in tutto il mondo stavano seguendo la vicenda minuto per minuto, analizzando ogni parola della Pelosi e ogni commento del PCC, per altri quello era semplicemente un giorno come un altro per godersi un po’ di spiaggia. Tra questi c’erano anche decine di cinesi che si stavano godendo la giornata agostana nella spiaggia di Xiamen, nella provincia del Fujian, proprio di fronte a Taiwan. Fino a quando le loro settimane enigmistiche non sono state interrotte dal passaggio di alcuni carri armati cinesi, impegnati a mostrare i muscoli a chi li stava osservando da Taiwan.

Odessa, Ucraina, giugno 2022

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Dal febbraio 2022 gli ucraini hanno vissuto sulla propria pelle quanto la guerra sia in grado di occupare e stravolgere qualsiasi aspetto della vita quotidiana: gli amici e i parenti che vanno al fronte, le corse per i rifugi quando partono le sirene, i costanti blackout. Una foto iconica di questa nuova quotidianità arriva da una spiaggia di Odessa, città dell’Ucraina meridionale che si affaccia sul Mar Nero: qui l’immagine di un uomo che si rilassa prendendo il sole è accompagnata dalla presenza di decine di sacchi di sabbia intorno a lui, che creano una protezione irrinunciabile in caso di bombardamento.

Ko Khram, Thailandia, febbraio 2022

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Il turismo può rivelarsi problematico – o addirittura dannoso – su due livelli: quello sistemico e quello personale. Il primo riguarda l’“industria del turismo”, fatta di  privatizzazioni, consumismo, gentrificazione, politiche abitative che favoriscono i proprietari e ignorano gli inquilini. Il turista, in definitiva, è un’alternativa di gran lunga preferibile alla classe lavoratrice che ha bisogno di costo della vita basso, servizi efficienti e tutele. L’altro lato della medaglia è invece il singolo turista – la singola persona – come problema: l’olandese che incide le iniziali della fidanzata sul Colosseo, il russo che si porta a Mosca la sabbia presa da una spiaggia sarda, l’americano che lascia le bottiglie vuote sulle scalinate di Trastevere. Oppure l’uomo che si siede sul corallo: è il caso di Wisutr Rattanasathian, quarantacinquenne thailandese che ha fatto proprio questo per scattarsi una foto subacquea, rischiando dieci  anni di carcere per aver violato le leggi sulla protezione degli ambienti marini.

Metaverso, Internet, novembre 2021

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Da tempo ormai i social giocano un ruolo fondamentale nelle nostre vacanze – o meglio, nella narrazione di queste a parenti, amici e follower che sono rimasti a casa. È ormai immancabile la foto delle gambe in spiaggia (diventate anche un meme, le Hot Dog Legs), il selfie con la croce di vetta di turno o dell’aperitivo con tramonto. Nel XXI secolo l’unica cosa antipatica delle vacanze, dunque, è che ci richiedono di andare fisicamente in un posto – una perdita di tempo che ci allontana dagli smartphone, senza parlare del traffico, le attese infinite in aeroporto, i letti scomodi degli Airbnb, il caldo insopportabile. La soluzione – finora solo una suggestione – arriva da Mark Zuckerbergn el novembre 2021: nel metaverso anche una vacanza si può fare direttamente dal proprio divano. 

Huntington Beach, California, Stati Uniti, ottobre 2021

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Il 1° ottobre 2021, un oleodotto sottomarino al largo di Huntington Beach, nella contea di Orange, in California, si è rotto e ha sversato quasi 95.000 litri di petrolio in mare. L’incidente, probabilmente causato dalla collisione con un’ancora, ha devastato l’ambiente costiero, le  spiagge e la fauna marina e ha dato vita ad una delle catastrofi ambientali peggiori nella storia della California. Mentre la fuoriuscita suscitava forti preoccupazioni sulla sicurezza delle operazioni petrolifere offshore e riaccendeva il dibattito sulla transizione verso energie più sostenibili, non tutti erano così preoccupati. La foto di un uomo che si riposa in spiaggia dopo aver surfato nelle acque contaminate è diventata il simbolo di come in tanti affrontano i pericoli ai quali esponiamo l’ambiente: con noncuranza.

Rimini, Italia, aprile 2020

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Tra le tante immagini emerse durante la pandemia, quella dell’uomo che prende il sole su una spiaggia di Rimini – e per questo viene multato, dato il confinamento domiciliare per l’emergenza da coronavirus in corso – è  stata iconica. Un po’ perché lo scatto è surreale e sembra arrivare da un universo lontano dal nostro: i vigili con tute e caschi, i quad, la ripresa del drone, la sabbia quasi desertica della spiaggia, la posizione dell’uomo che prende il sole: più che Rimini, sembra il pianeta Arrakis di Dune. Oltre a questo, lo scatto è assurdo: l’interazione tra i vigili e il bagnante era infatti molto più rischiosa quanto a possibilità di contagio rispetto a lasciargli prendere il sole in pace. Per questo l’immagine è diventata una specie di bandiera: il simbolo della burocrazia, del non saper che pesci pigliare durante una crisi sanitaria globale, dell’invadenza dei controlli dello stato che disturbano un individuo che non stava facendo niente di male.

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Iconografie XXI è un collettivo e un progetto multimediale di ricerca e analisi su immagini, politica e società nel contemporaneo.

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