La biblioteca di Protezione Civile - Lucy
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Redazione

La biblioteca di Protezione Civile

08 Maggio 2024

Saggi, romanzi, fumetti e poesie: cento titoli che parlano di rischi naturali e antropici, di previsione ed emergenze, oltre i tradizionali confini del sapere tecnico-scientifico.

Come si raccontano i rischi naturali e antropici, la previsione, la prevenzione e le emergenze, andando oltre i tradizionali confini del sapere tecnico-scientifico? È questa la sfida di eQuiLIBRI, il nuovo progetto del Dipartimento della Protezione Civile: la costruzione di una biblioteca tematica, aperta e partecipata, che tiene in equilibrio linguaggi e generi letterari diversi, dal saggio al romanzo, dal fumetto alla poesia.

Tematica perché le riflessioni e le storie che raccoglie raccontano tutte, in modo diverso, qualcosa del variegato mondo della protezione civile. Aperta perché abbraccia sguardi differenti. Partecipata perché potrà essere ampliata dai vostri consigli.

Anche la redazione di Lucy ha dato una mano alla costruzione di eQuiLIBRI, suggerendo una lista di più di cento titoli.

Nei giorni del Salone del Libro di Torino, allo stand del Dipartimento della Protezione Civile, nella Sala Oval, troverete una prima selezione di questa biblioteca, e altri consigli di lettura.

E poi, insieme, Protezione Civile e Lucy, racconteremo alcuni di questi libri invitando autrici e autori che li hanno scritti o tradotti.

Qui sotto, intanto, ve li raccontiamo, e ve ne facciamo ascoltare qualche pagina.

IL CIGNO NERO

Il cigno nero, Nassim Nicholas Taleb, 2007

Prima della scoperta dell’Australia gli abitanti del Vecchio Mondo credevano che tutti i cigni fossero bianchi: una convinzione inconfutabile che sembrava pienamente confermata dai milioni di cigni bianchi avvistati. La visione del primo cigno nero fu stato uno shock; ma non è questo il punto del libro di Taleb. Al centro del saggio – un classico, ormai, sui temi dell’incertezza e dell’imprevedibilità – sta l’idea che una conoscenza basata sull’esperienza pregressa è una conoscenza fallace, che ci rende fragili al cospetto dell’infinità di eventi, rari o meno rari, che possono verificarsi.

L’invenzione della natura, Andrea Wulf, 2017

Un viaggio nella vita di Alexander von Humboldt, naturalista, esploratore, geografo e botanico tedesco vissuto tra il 1769 e il 1859. Definito dai suoi contemporanei “l’uomo più famoso del mondo dopo Napoleone”, Humboldt è oggi poco ricordato, nonostante portino il suo nome piante, animali, un ghiacciaio, una catena montuosa, un cratere sulla Luna… La scrittrice Andrea Wulf ne riscopre l’avventurosa esistenza e il pensiero rivoluzionario.  

Underland, Robert Macfarlane, 2020

Che relazione c’è fra l’anima degli uomini e quella della Terra? Robert Macfarlane prova a scoprirlo attraverso questo libro che è stato definito una “speleologia della realtà”, ovvero un’indagine sotto la superficie del pianeta, intesa come chiave per comprendere il passato e, al contempo, predire il futuro. 

Saggi sul paesaggio, Georg Simmel, 2006

Una raccolta di quattro saggi che si pongono la stessa domanda: cos’è il paesaggio, e cos’è la natura? Per natura, spiega Simmel, si intende l’infinita connessione delle cose, dinamica e durevole. Il paesaggio, invece, è un istante di questo infinito, cioè l’unico e l’ultimo modo per avvicinarci davvero all’anima della Terra, da cui la modernità ci ha drasticamente allontanato.

L’ordine nascosto, Merlin Sheldrake, 2020

I veri padroni della Terra? I funghi. “Sono ovunque, ma è facile non notarli. Sono dentro e fuori di noi. Anche mentre leggete questo libro, stanno modificando il flusso della vita, come fanno da milioni di anni”. A spiegarci perché è Merlin Sheldrake, biologo e divulgatore britannico, attraverso questo saggio che è anche un libro d’avventura, tra gli sciamani dell’Amazzonia, i cercatori di tartufi in Piemonte, gli esponenti della Controcultura degli anni ‘60 e la “wood wide web”, la rete sotterranea che collega gli alberi.

Un mondo immenso, Ed Yong, 2023

Sull’arca di Noè, ogni creatura occupava lo stesso spazio vivendo esperienze sensoriali diverse. “La Terra brulica di paesaggi e consistenze, di suoni e vibrazioni, di odori e sapori, di campi elettrici e magnetici. Ma ogni animale può attingere soltanto a una minima parte della ricchezza del reale. Ciascuno è racchiuso all’interno della propria bolla sensoriale, che gli permette di percepire solo una minuscola scheggia di questo mondo immenso”. Ed Yong, vincitore del premio Pulitzer nel 2021 per i suoi articoli sulla pandemia di Covid-19, abbatte ogni barriera provando a descrivere come “sentono” le creature terrestri, in questo libro pieno di curiosità e meraviglia.

Mezzanotte e cinque a Bhopal, Dominique Lapierre e Javier Moro, 2001

Nella notte tra il 2 e il 3 dicembre 1984, la città indiana di Bhopal fu avvolta da una nube di gas tossico, fuoriuscita da una fabbrica americana di pesticidi. Fu la più grande catastrofe industriale della storia, con un numero imprecisato di vittime – tra le sedici e le trentamila – e oltre cinquecentomila feriti. Lapierre e Moro raccontano le disparità che feriscono l’India attraverso l’escalation che ha condotto alla tragedia.

Donnarumma all’assalto, Ottiero Ottieri,1959

Negli anni Cinquanta, uno psicologo è incaricato di selezionare il personale di una grande azienda, sottoponendo i candidati a dei test psicoattitudinali. Si troverà al centro delle tensioni fra la dirigenza (del Nord) e i lavoratori (del Sud), e quindi fra capitalismo e classe operaia. Un romanzo attualissimo, che pone ai lettori di oggi la stessa domanda dirompente di quando fu scritto, nel 1959: l’industria e il profitto tengono ancora conto della natura dell’uomo, e delle sue esigenze?

Ferito a morte, Raffaele La Capria, 1961

Viviamo in una città che ti ferisce a morte o t’addormenta, o tutte e due le cose”. Napoli è la più bella città del mondo? Possibile. Ferito a morte è il più bel romanzo del Novecento italiano? Sì, secondo molti. Di sicuro poche cose sono vivide, complesse e viscerali come Napoli. Fra queste, la prosa e l’immaginario di Raffaele La Capria.

Trilogia atomica, Carlo Cassola, 1982

Tre brevi romanzi scritti fra il 1978 e il 1982, in cui Cassola prova a dimostrare la logicità della causa pacifista, dando voce agli animali e alla Terra stessa all’indomani di un’apocalisse nucleare. Un monito appassionato che non ha smesso di indicare i timori della nostra società, mutati nella forma ma non nella sostanza.

Cent’anni di solitudine, Gabriel García Márquez, 1967

Siamo quasi indistinguibili da chi è venuto prima di noi, e insieme occupiamo gli stessi spazi, senza tempo, sulla Terra che ci sopravvive sempre. La Colombia magica e tumultuosa che è valsa il Nobel Gabriel García Márquez, con un finale “apocalittico” tra i più belli e dolorosi della storia della letteratura.

Bambini bonsai, Paolo Zanotti, 2012

In una Genova futura stravolta dai cambiamenti climatici, dove il caldo ferocissimo si alterna a diluvi catastrofici, i bambini vengono incubati in “secchi” pieni d’acqua per proteggerli dal sole. Tutto intorno, gli animali sono estinti e la natura esiste solo sotto forma di programmi che ne rievocano i profumi, i rumori, le atmosfere. Ma un giorno Pepe esce dalla sua moderna incubatrice e va comunque alla scoperta delle bellezze del mondo – anche se sembra non ce ne siano più.

Il mare non bagna Napoli, Anna Maria Ortese, 1953

Una raccolta che comprende i cinque testi più famosi della produzione di Ortese: due racconti di finzione e tre reportage, di cui uno dal taglio autobiografico. Tutti ambientati nella Napoli del dopoguerra – in cui regna, scrive Ortese, una “miseria senza più forma, silenziosa come un ragno” – e dal senso di spaesamento che prova la piccola Eugenia nel racconto d’apertura, non appena inforca gli occhiali per la prima volta: la realtà circostante è a volte così vivida da risultarci insopportabile.

Le canzoni dell’aglio, Mo Yan,1988

I contadini del paese immaginario di Tiantang (che in cinese significa Paradiso) si ribellano al Partito e a una disastrosa pianificazione agricola che li ha ridotti alla fame. Tra loro, gli innamorati Gao Ma e Jinju, ribelli fra i ribelli: si amano, ma lei è già stata promessa in sposa per un matrimonio combinato. Il passo epico del Premio Nobel Mo Yan per una storia in cui natura e sentimento gridano vendetta contro l’ottusità del potere.

Ingegneri di anime, Frank Westerman, 2020

Un reportage che indaga il ruolo della letteratura comunista nel celebrare le colossali opere idraulico-ingegneristiche volute da Stalin sul territorio sovietico: deviazioni di alvei fluviali, migliaia di chilometri di canali, impianti di desalinizzazione dell’acqua di mare… “Compito degli scrittori è documentare la costruzione del paese, che sfoghino il loro lirismo nei tunnel della metropolitana, nelle gallerie delle miniere e nelle fonderie”. Frank Westerman, giornalista d’inchiesta, si confronta con una doppia violenza del potere assoluto: quella sul territorio e quella nelle anime degli artisti.

Dissipatio H. G., Guido Morselli, 1977

Terminato da Morselli nel 1973, poco prima di togliersi la vita, e pubblicato quattro anni dopo, nel 1977, Dissipatio H. G. racconta l’indomani di un’apocalisse. L’umanità sembra evaporata, dissipata, e l’unico sopravvissuto si aggira per la città di Crisopoli (parallelo letterario di Zurigo) osservandone la desolazione. Vuote le strade, vuoto il Grande Emporio, vuoto il Mercato dei Mercati; restano solo gli edifici e gli oggetti, unici veri sepolcri di una società capitalista.

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Le otto montagne, Paolo Cognetti, 2016

Tra le cose che amiamo, le più solide e imponenti sono quelle che dovremmo tutelare maggiormente, nonostante la loro apparenza incrollabile. Vale per le montagne, come per una grande amicizia. Un classico contemporaneo, vincitore del Premio Strega nel 2017 e tradotto in circa 40 lingue. “Qualunque cosa sia il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa”.

Missitalia, Claudia Durastanti, 2024

Una Basilicata che sembra l’America – due coste, due parchi nazionali, le zone desertiche, i calanchi, persino il petrolio – e tre donne che la percorrono senza mai incontrarsi, perché lontane nel tempo. Missitalia racconta le loro storie ricordando che il nostro passaggio sulla Terra come individui avrà una ricaduta collettiva: tutti i gesti che compiamo superficialmente credendoli irrilevanti atterreranno lontanissimo, magari sulla Luna.

Ohio, Stephen Markley, 2020

Quattro protagonisti disperati, e una nazione violenta e addolorata in cui nessuno riesce più a riconoscersi. Ohio racconta gli Stati Uniti degli ultimi vent’anni, fra guerra, droghe, solitudine e conformismo, col ritmo di un thriller e la profondità dei grandi classici.

Il grande mare dei sargassi, Jean Rhys, 1966

Un libro che dialoga in chiave anti-colonialista con Jane Eyre di Charlotte Brontë. In particolare, attraverso il mistero di un personaggio che in Brontë era marginale e tragico: chi è stata, prima di impazzire ed essere rinchiusa in un sottotetto, Bertha Antoinetta Mason, la prima moglie del signor Rochester? Jean Rhys, con questo romanzo appassionato, intende offrire una risposta, restituendo a Bartha Antoinetta dignità e libertà.

Il cardellino, Donna Tartt, 2013

Avventure e autodistruzione del newyorkese Theo Decker, che da bambino è sopravvissuto a un attentato terroristico in cui ha perso sua madre. Prima adottato da una famiglia ricchissima, poi ricongiuntosi col padre a Las Vegas, infine rientrato a New York quasi adulto, Theo ha un solo affetto stabile capace di lenire i suoi traumi: un dipinto preziosissimo di Carel Fabritius, entrato in suo possesso proprio il giorno della morte della madre. Premio Pulitzer nel 2014, un romanzo monumentale che “aggiorna” Dickens, mescolandolo col thriller.

LA TRAGEDIA DEL VAJONT – Marco Armiero

La tragedia del Vajont, Marco Armiero, 2023

Il 9 ottobre 1963, una frana precipitata nel bacino del Vajont, in Friuli-Venezia Giulia, causò un’onda d’acqua e fango che uccise duemila persone. Armiero ragiona su uno dei più gravi disastri ambientali di origine antropica, intrecciando il rapporto tra scienza e potere, i costi nascosti della modernizzazione e la costruzione della memoria collettiva.

Un paese, Paul Strand e Cesare Zavattini,1955

L’incontro fra un grande fotografo modernista e uno dei padri del neorealismo: ne risulta una pietra miliare della “letteratura per immagini”, che immortala il passato della tradizione contadina, in particolare di Luzzara e della Pianura Padana, aprendo al contempo nuovi orizzonti narrativi e artistici. Qui, oltre a due grandi menti, si incontrano due tempi: passato e futuro.

I minatori della maremma, Luciano Bianciardi e Carlo Cassola, 1956

“L’avevamo detto tante volte che doveva succedere, ed è successo”. Scritto nel 1956, I minatori della maremma racconta l’esplosione del pozzo di Ribolla, in cui persero la vita quarantatré lavoratori. L’inchiesta di Bianciardi e Cassola, già avviata prima della tragedia, diventa in corsa qualcosa a metà fra l’orazione funebre e l’atto d’accusa, che nel denunciare lo sfruttamento conserva ancora oggi intatta la sua urgenza.

Groppi d’amore nella scuraglia, Tiziano Scarpa, 2005

Un poemetto scritto in una lingua inventata, quella di un paese dell’Italia centromeridionale che sta per diventare una discarica. Gli abitanti si oppongono, ma il sindaco trova un alleato in di Scatorchio, che lo sostiene per fare un dispetto al suo rivale in amore. Tiziano Scarpa gioca col sublime alternando altissimo e bassissimo, amore e spazzatura, materialismo estremo e spiritualità, e mettendo lo smaltimento dei rifiuti e la tutela dell’ambiente al centro di una piccola, esilarante epica contemporanea. 

Viaggio al Congo, André Gide, 1927

Il resoconto di un viaggio che Gide compie tra il 1925 e il 1926, permeato dall’urgenza di denunciare i soprusi e lo sfruttamento compiuti dai colonizzatori e dai loro concessionari ai danni della popolazione locale. Un po’ erede di Cuore di tenebra di Joseph Conrad, un po’ diario di viaggio e un po’ bussola per orientarsi nella spietatezza del colonialismo, Viaggio al Congo offre, da un lato, lo stupore per il confronto con un’altra cultura e un’altra natura, e dall’altro il desiderio di contribuire a tutelarle.

Gli uccelli, Daphne Du Maurier, 1997

Questo dittico comprende due racconti accomunati dalla stessa atmosfera di profonda inquietudine. Nel primo, che dà il titolo al libro e da cui Alfred Hitchcock trasse nel 1963 il film omonimo, gli uccelli diventano insolitamente aggressivi in tutta l’Inghilterra. Nel secondo, Le lenti azzurre, la vista di una donna vede fenomeni inspiegabili dopo un intervento agli occhi. Entrambi i racconti si soffermano sull’attesa della tragedia, in un caso collettiva, nell’altro privata. Ma c’è davvero differenza?

Lo sterro, Andrej Platonov, 2022

Scritto e ambientato nel 1929, e pubblicato in URSS soltanto nel 1987, Lo sterro è un resoconto metaforico della creazione del Russia sovietica attraverso la collettivizzazione delle campagne. La storia è semplice: una brigata d’assalto è coinvolta nell’operazione di sterro che serve a edificare un’enorme casa comune per il popolo. Ma chi costruisce, spiega Platonov, supera sempre in lungimiranza e profondità chi ha ordinato di costruire. Uno dei punti più alti della letteratura russa del Novecento.

Il ponte sulla Drina, Ivo Andric, 1945

Storia del ponte che, a Visegrád, in Bosnia ed Erzegovina, costituisce un collegamento fra mondo cristiano e mondo musulmano. Dal giorno del 1516 in cui il futuro Sokollu Mehmed Pasha, attraversando le acque della Drina, sogna di costruirlo, alla sua parziale distruzione durante la prima guerra mondiale. Un romanzo epico, originale per struttura e intensità, con cui il Premio Nobel Ivo Andrić “ha tracciato temi e descritto destini umani tratti dalla storia del proprio Paese”.

La nube purpurea, M.P. Shiel, 1901

Appena raggiunto il Polo Nord per una spedizione, il medico inglese Adam Jeffson scopre che l’umanità intera è stata distrutta da una misteriosa nube purpurea. Rimasto solo, vagherà per il mondo alternando momenti di furia devastatrice al desiderio di lasciare una traccia, l’ultima della Storia. Scritto nel 1901 e considerato uno dei primi esempi di fantascienza apocalittica, La nube purpurea è un romanzo sofisticato e seminale, che rappresenta “quel Futuro che, né più né meno del Passato, fondamentalmente esiste già nel Presente; per quanto noi, come accade col Passato, non lo vediamo”.

Il mondo sommerso, James G. Ballard, 1962

Già nel 1962, molti anni prima che fosse un’emergenza acclarata, Ballard immaginava le conseguenze catastrofiche del surriscaldamento globale. In questo romanzo, uno scienziato è incaricato di perlustrare le città sommerse, ex metropoli diventate lagune e precipitate in un’atmosfera primordiale. “L’albero genealogico dell’umanità si stava sistematicamente potando da solo, risalendo apparentemente alle radici e sarebbe giunto un momento in cui un secondo Adamo e una seconda Eva si sarebbero ritrovati soli in un nuovo Eden”.

La strada, Cormac McCarthy, 2006

Un padre e un figlio, entrambi senza nome, spingono un carrello lungo una strada americana. Nel carrello ci sono le poche cose con cui sperano di sopravvivere ancora un po’ nel nuovo mondo, devastato da un’apocalisse nucleare. Intorno a loro, i pochi esseri umani rimasti sono inferociti, perché non vedono il futuro e vogliono dimenticare il passato. Ma dove si trova, su questa strada fredda, buia e infinita, il fuoco della speranza? Un capolavoro, premiato col Premio Pulitzer nel 2007. 

Accabadora, Michela Murgia, 2009

La Sardegna degli anni Cinquanta fa da sfondo all’incontro di due solitudini: quella di Maria Listru, figlia indesiderata, e di Tzia Bonaria Urrai, che la crescerà come sua. “Tutt’a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fill’e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia”. Tradotto in moltissime lingue, vincitore fra gli altri del Premio Campiello nel 2010, Accabadora ha consentito a Michela Murgia di riscrivere il concetto di “gesto d’amore”. 

Acciaio, Silvia Avallone, 2011

Anna e Francesca crescono fra le case popolari di Piombino, all’ombra delle acciaierie. Sono amiche inseparabili, e insieme fanno scudo contro i primi dolori e i primi amori, entrambi sconquassanti. Attraverso il loro sguardo e i loro corpi che cambiano, Avallone racconta l’Italia operaia e le vite di cui si compone, arrabbiate e in tumulto. 

Absolutely Nothing, Giorgio Vasta e Ramak Fazel, 2006

Uno scrittore e un’editrice italiani, insieme a un fotografo iraniano, in viaggio per ottomila km nei deserti americani. Alla ricerca di cosa? Del nulla. O meglio, del peso del nulla, della capacità che ha il vuoto di ospitare le storie, la fantasia, l’immaginazione. “Se anche il viaggio, com’è logico, ha previsto un prima e un dopo, il suo racconto funziona in un altro modo: il tempo si rompe, la linearità si perde, il ricordo si mescola all’oblio, la ricostruzione all’invenzione, il prima e il dopo si fanno relativi”.

Vita, Melania Mazzucco, 2003

È il 1903. Vita e Diamante hanno nove e dodici anni quando sbarcano a New York, partiti da Minturno, nel basso Lazio. Li seguiamo mentre cercano di farsi spazio in una nuova esistenza, sapendo che, con le loro differenze, rappresentano due mondi (Italia e America), due tempi (passato e futuro) ma un unico sentimento: la speranza. 

Guida il tuo carro sulle ossa dei morti, Olga Tokarczuk, 2009

Janina Duszejko è un’insegnante d’inglese che un giorno decide di indagare su una serie di morti sospette avvenute nei dintorni del suo villaggio. Mischiando noir, commedia e filosofia, il premio Nobel Olga Tokarczuk usa il pretesto di un mistero per parlare di altri problemi irrisolti: la violenza contro l’ambiente e sugli animali, l’ingiustizia verso gli emarginati, la follia e le disparità di genere.  

I detective selvaggi, Roberto Bolano,1998

“2 novembre. Sono stato cordialmente invitato a far parte del realismo viscerale. Naturalmente, ho accettato. Non c’è stata cerimonia di iniziazione. Meglio così”. Questo l’incipit di uno dei romanzi più belli, originali e divertenti della storia della letteratura, paragonato a “uno stadio dove la gente entra ed esce in continuazione”. La trama? Un gruppo di fuggiaschi si mette sulle tracce di una poetessa scomparsa. Ma il ritrovamento è, in fondo, irrilevante, perché ciò che conta è non smettere mai di cercare, e di voler raccontare. 

Anna, Niccolò Ammaniti, 2015

Una pandemia letale – che risparmia solo i bambini, almeno fino alla comparsa della pubertà – ha trasformato l’Italia in un inferno, in cui la società è collassata e la natura è impazzita. Poco prima che per lei sia troppo tardi, Anna intraprende un viaggio audace dalla Sicilia alla Calabria per trovare un rifugio e speranza per sé e il suo fratellino Astor. Con maestria, ironia e lungimiranza che lo contraddistinguono, Ammaniti spalanca una finestra sul nostro rapporto con la natura, con il destino e con noi stessi.

Cade la terra, Carmen Pellegrino, 2015

Alento è un borgo condannato all’oblio da una frana ostinata. L’ultima abitante del paese, Estella, ne custodisce memorie, segreti e fantasmi, come fosse un tutt’uno col terreno fragile su cui cammina. Carmen Pellegrino sfrutta l’incombere di un’apocalisse circoscritta e tristemente familiare per trasformare l’abbandono in un’esperienza poetica.

Il sussurro del mondo, Richard Powers, 2018

Patricia Westerford, soprannominata Patty-la-Pianta, sviluppa una passione per gli alberi che la conduce a una scoperta straordinaria: le piante comunicano tra loro mediante un codice segreto. Nel tempo, intorno a lei si intrecciano le storie di nove personaggi destinati a incontrarsi in California, dove una sequoia gigante rischia di essere abbattuta. Premiato col Pulitzer nel 2019, Il sussurro del mondo è un romanzo che celebra il potere della natura e delle storie, “rigoglioso e ramificato come gli alberi di cui racconta”.

La piena. Blackwater, Michael McDowell, 2023

Nel 1919, la cittadina di Perdido, Alabama, è sommersa dalle acque in piena. I Caskey, ricchi proprietari di boschi e segherie, affrontano la catastrofe affidandosi alla matriarca Mary-Love. Ma alla furia della natura si aggiunge il mistero: fra le rovine compare infatti una donna dai capelli rossi, Elinor Dammert, che metterà in discussione tutto ciò che i Caskey conoscevano. Pubblicato la prima volta negli anni Ottanta e riscoperto in Europa nel 2022, La piena è il primo capitolo di una serie in sei volumi di straordinario successo. 

La speculazione edilizia, Italo Calvino, 1958

Nel 1960, nella città della Riviera ligure di ***, il boom economico porta a una spinta eccessiva verso la cementificazione, deturpando il paesaggio. Quinto Anfossi, un intellettuale originario del luogo, si lascia sedurre dallo spirito del tempo e si unisce a Pietro Caisotti, un costruttore senza scrupoli. Ma la loro partnership sarà un fallimento. Un quadro della crisi di valori del secondo Dopoguerra e del disorientamento della cultura di fronte all’ascesa del consumismo.

TREMA LA NOTTE – Nadia Terranova

Trema la notte, Nadia Terranova, 2022
Come si racconta un territorio? Come si raccontano i suoi traumi? Nei romanzi di Nadia Terranova – Addio fantasmiGli anni al contrario – si ritrovano la radici della scrittrice: Messina, la Sicilia. Luoghi mitici, ricchi di storie, luoghi spesso ancora in cerca di una identità. Così, in Trema la notte, Terranova ha deciso di affrontare una delle vicende più dolorose e rimosse del Novecento: il devastante terremoto che rase al suolo Messina e Reggio Calabria, il 28 dicembre 1908. Una tragedia collettiva che Terranova racconta attraverso le vicende di una ragazza e di un bambino, cercando di ricostruire la memoria storica di una città che troppo a lungo è stata costretta a dimenticare.

Zeitoun, Dave Eggers, 2009

Dopo il passaggio dell’uragano Katrina, l’americano di origini siriane Abdulrahman Zeitoun decide di rimanere a New Orleans per portare viveri a chi è bloccato dall’inondazione, girando in canoa fra le strade allagate. Ma un giorno, Zeitoun scompare improvvisamente. Dave Eggers ricostruisce la sua storia – vera ma quasi incredibile – e ne fa l’emblema di un’America in ginocchio, devastata dall’acqua ma anche dal ricordo dell’11 settembre 2001.

Il sergente nella neve, Mario Rigoni Stern, 1953

I ricordi della ritirata di Russia dell’alpino Rigoni Stern, scritti in un Lager tedesco nell’inverno del 1944. Un classico del Novecento, che offre, secondo lo scrittore Eraldo Affinati, “una parola definitiva sulla pietà e sulla misericordia”.

Narratori delle pianure, Gianni Celati, 1985

Trenta novelle che ricorrono al pretesto del “sentito dire” per fotografare un territorio, quello della Valle del Po, in cui la degradazione ambientale influisce da decenni sia sui paesaggi sia sull’immaginario. “Un libro – ha scritto Italo Calvino – che ha al suo centro la rappresentazione del mondo visibile, e più ancora una accettazione interiore del paesaggio quotidiano in ciò che meno sembrerebbe stimolare l’immaginazione”

Serotonina, Michel Houellebecq, 2019

Florent-Claude Labrouste, funzionario quarantenne del ministero dell’Agricoltura, vive una relazione in declino con una donna più giovane di lui a Parigi. Afflitto da una crescente depressione, è ormai dipendente dal Captorix, un nuovo farmaco che gli offre una vitalità temporanea. In ritirata dalla realtà e dalla metropoli, si trasferisce in Normandia, in cerca delle atmosfere e delle emozioni genuine del suo passato. Ma con Houellebecq, forse il più celebre scrittore francese contemporaneo, alla tragedia non si sfugge. 

Le belle contrade, Piero Camporesi,1992

Storia italiana della sensibilità nei confronti del paesaggio. Attraverso una ricca raccolta di fonti letterarie e uno stile suggestivo e godibile, Camporesi mostra come l’attenzione per l’ambiente e la sua contemplazione siano emerse lentamente nel corso dei secoli, e che “la storia del paesaggio si incrocia con quella del lavoro […] e per tale motivo, l’idea di paesaggio esce da una convergenza sinergica fra operosità creativa e visualizzazione della realtà”.

Lapvona, Ottessa Moshfegh, 2022

Nel villaggio medievale di Lapvona, Marek, figlio di un pecoraio, cresce con l’affetto della ostetrica cieca Ina, dotata di straordinarie capacità nel comunicare con la natura. La sua casa nei boschi è vista con timore da molti, incluso il prete Barnaba, alleato del signore feudale Villiam. In un anno di siccità e carestia, il popolo cerca speranza, ma le forze occulte sconvolgono l’ordine consolidato. Il destino di Marek e il suo incontro con la famiglia del signore porteranno al superamento della linea sottile tra realtà e soprannaturale. Il romanzo più misterioso di una delle migliori scrittrici contemporanee. 

Solar, Ian McEwan, 2010

Michael Beard è un fisico di fama che, nonostante la vittoria del Premio Nobel, ha da tempo perso la passione per il proprio mestiere. Tutto cambia quando gli viene affidato il Centro nazionale per le energie rinnovabili, dove incontra il giovane Tom Aldous, intenzionato a salvare il mondo da una sempre più probabile estinzione. Sul confronto fra i due – uno disilluso e l’altro idealista – e le sue bizzarre conseguenze, McEwan imbastisce una satira sull’indifferenza collettiva nella lotta al riscaldamento globale. 

Il pianeta irritabile, Paolo Volponi, 1978

Nel 2293, in un mondo devastato da un’esplosione atomica, quattro personaggi – una scimmia, un’oca, un elefante e un nano – intraprendono un viaggio alla ricerca di salvezza in un nuovo universo. Ad aiutarli senza mai rivelarsi, un misterioso imitatore di uccelli; a ostacolarli, il Governatore Moneta. Un romanzo dal respiro picaresco, che è insieme un avvertimento contro l’ottusità del capitalismo e un messaggio di speranza.

L’età fragile, Donatella Di Pietrantonio, 2003

Amanda, da tempo trasferitasi a Milano, torna all’improvviso nella natia Pescara. Ma il riavvicinamento geografico non basta a sua madre Lucia per sentirla davvero più vicina, e pienamente al sicuro dai riverberi di un vecchio segreto. Donatella Di Pietrantonio, da sempre, trasferisce i tremori del territorio abruzzese nelle voci dei suoi personaggi femminili, in un percorso letterario che è una continua ricerca di verità e di amore. 

L’uomo nell’Olocene, Max Frisch, 1979

Tra le montagne del Canton Ticino, il vecchio signor Geiser sta perdendo la memoria. La valle in cui abita è minacciata da una frana, e nel più totale isolamento Geiser non può far altro che allenarsi per preservare le sue conoscenze, dalla formula della sezione aurea alla periodizzazione delle ere geologiche. L’uomo nell’Olocene è la cronaca di una vita che si sgretola, inarrestabile, in un mondo già franato. 

L’isola di Arturo, Elsa Morante, 1957

“Uno dei miei primi vanti era stato il mio nome. Avevo presto imparato (fu lui, mi sembra, il primo a informarmene), che Arturo è una stella: la luce più rapida e radiosa della figura di Boote, nel cielo boreale!” Ecco le memorie di Arturo Gerace, adolescente sognatore dell’isola di Procida, che fantastica sul futuro e sui molti viaggi del padre Wilhelm. Il capolavoro di Elsa Morante, Premio Strega nel 1957.

Il senso della natura, Paolo Pecere, 2024

Siamo convinti che amare molto la Terra basti a proteggerla, ma nonostante l’evidenza del nostro impatto distruttivo su di essa azioni e volontà rimangono inadeguate. Spinto da questa consapevolezza, Paolo Pecere esplora città, montagne e oceani per comprendere il vero significato della natura e immaginare nuove forme di ecologia. Perché la scoperta di una cura per il mondo richiede forse un nuovo modo di immaginarlo e raccontarlo, attraverso il recupero della nostra memoria biologica.

La sesta estinzione, Elizabeth Kolbert, 2014

Storia dell’impatto devastante dell’umanità sul pianeta Terra, attraverso il resoconto di cinque eventi catastrofici di origine antropica – noti come i “Big Five” – e con uno sguardo preoccupato al sesto, che secondo l’autrice è già in corso. I segni, d’altronde, sono ovunque: dalla foresta amazzonica alle Ande, dalla Grande Barriera Corallina al giardino di casa propria.  

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Le mie montagne, Giorgio Bocca, 2015

Giorgio Bocca – scrittore, giornalista e partigiano, scomparso nel 2011 – esplora il ruolo cruciale delle montagne nella Storia italiana, dalla disfatta militare del 1940 all’eredità culturale e politica delle comunità alpine. Attraverso un viaggio al contempo personale e di interesse collettivo, questo libro offre una prospettiva unica sull’Italia vista dall’alto e viceversa, esaminando sfide e trasformazioni che hanno plasmato lo Stato e il suo territorio.

La conquista dell’inutile, Werner Herzog, 2007

Il diario che Werner Herzog tenne dietro le quinte del film Fitzcarraldo, girato nella giungla amazzonica tra il 1979 e il 1981. Al suo interno, il racconto di un’impresa cinematografica senza precedenti si alterna a riflessioni profonde sull’arte, la civiltà e la natura – nonché sulla complessità dei rapporti umani, incluso quello del grande regista col suo attore feticcio, Klaus Kinski. 

La grande cecità, Amitav Ghosh, 2017

Amitav Ghosh esplora il ruolo della cultura e della letteratura di fronte alle sfide del cambiamento climatico, a partire dal contesto delle Sundarban, un arcipelago minacciato dall’innalzamento del livello del mare. L’autore solleva interrogativi sul fallimento di scrittori e intellettuali nell’affrontare la crisi ambientale e riflette sull’occultamento della realtà nelle arti contemporanee, arrivando a prevedere che “questa nostra epoca, così fiera della propria consapevolezza, verrà definita l’epoca della Grande Cecità”.

Il tempo sacro delle caverne, Gwenn Rigal, 2022

Un viaggio attraverso l’arte parietale del Paleolitico superiore europeo con Gwenn Rigal, ex guida-interprete nella grotta di Lascaux. Attraverso un’esposizione rigorosa ma accessibile, Il tempo sacro delle caverne offre al lettore una finestra sulla vita e sulla mente dei primi artisti europei e sul prezioso patrimonio lasciato loro da un passato antichissimo.

Nelle foreste siberiane, Sylvain Tesson, 2012

Uno scrittore francese decide di fuggire da Parigi per trascorrere sei mesi in totale isolamento nelle foreste siberiane. Ad attenderlo, una solitudine assoluta: trascorrerà le giornate leggendo, scrivendo, pescando e riflettendo sulla propria vita. Un esperimento, quello di Tesson, che è anche un viaggio da fermo, dentro se stesso, e nel carisma magnifico della natura. 

Racconti africani, Doris Lessing,1984

In undici racconti ambientati nella lussureggiante Rhodesia, oggi Zimbabwe, la scrittrice premio Nobel Doris Lessing esplora le complessità della società coloniale britannica e le relative tensioni razziali. Attraverso storie che coinvolgono sia i neri defraudati delle loro terre che i bianchi soffocati da un ambiente conformista, Lessing offre una riflessione profonda sulla solitudine, l’ingiustizia e la crisi di coscienza.

Luoghi e paesaggi, Andrea Zanzotto, 2013 

Una raccolta degli scritti in prosa che Zanzotto ha dedicato al tema del paesaggio, inteso come spazio d’incontro e di confronto fra l’uomo e la natura. Alternando luoghi reali e immaginari, peregrinazioni avvenute e solo sognate, l’autore sembra indicare la letteratura come unica sonda capace di registrare il dialogo fra la Terra e gli esseri umani, con la passione intima e civile che ha sempre contraddistinto la sua poetica.

Il terremoto in Cile, Heinrich Von Kleist, 2020

Nel 1647, un terremoto devastante colpisce Santiago del Cile. La città è distrutta, ma una coppia di amanti illeciti gioisce: un attimo prima che la terra tremasse, infatti, lei stava per essere giustiziata e lui intendeva suicidarsi. Ora, invece, sono liberi. Ma come si fa a tornare alla normalità dopo una catastrofe? E cos’è più distruttivo, fra un terremoto e la cattiveria umana? Un classico dell’Ottocento, in una nuova traduzione.

ROMBO – Esther Kinsky

Rombo, Esther Kinsky, 2023 

Il terremoto del Friuli del 6 maggio 1976 nelle voci di sette personaggi, le cui crepe interiori si sovrappongono a quelle del paesaggio carsico. Il romanzo più recente di una delle maggiori scrittrici tedesche contemporanee, vincitore del Premio Kleist e candidato al Premio Strega Europeo 2023.

Estate crudele, Alessandro Bertante, 2013

Un quartiere turbolento, il caldo, un protagonista che si aggira solitario fra degrado e violenza e, all’improvviso, la visione di una donna misteriosa nella cornice utopica del balcone di fronte, vicina e inafferrabile come la speranza di un riscatto. Ma prima o poi spetta a tutti, un po’ di bellezza. O no? 

Fumo sulla città, Alessandro Leogrande, 2013

La crisi ecologica e industriale dell’Italia attraverso la storia recente di Taranto e di uno dei suoi cittadini più controversi, Giancarlo Cito. Ex picchiatore fascista, telepredicatore, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, poi sindaco della città e infine deputato, Cito è lo specchio di Taranto, che a sua volta, contesa fra il mare e le ciminiere industriali, è un microcosmo per le sfide ambientali, politiche ed economiche che affliggono l’intero continente europeo. 

L’ombra dello scorpione, Stephen King, 1978

In un futuro prossimo, il mondo è martoriato da un’epidemia globale senza precedenti. Le città sono vuote e spettrali, attraversate da poche anime allo sbando. Il morbo, sfuggito da un laboratorio segreto, semina morte ovunque, lasciando pochi sopravvissuti, costretti a scegliere in chi confidare, tra il Bene – rappresentato da Mother Abagail, veggente ultracentenaria – e il Male – incarnato in Randall Flagg, il Senza Volto, il Signore delle Tenebre. Un classico dell’inquietudine, dal maestro indiscusso del genere. 

L’infanzia è un terremoto, Carola Susani, 2008

Quando Carola ha quattro anni, la sua famiglia si trasferisce in una baraccopoli nella Valle del Belice, distrutta dal terremoto del 1968. I suoi genitori lavorano alla ricostruzione insieme al Centro Studi e Iniziative Valle Belice, e intanto lei si forma in un contesto gravemente deformato, fra sfollati, rovine, intimidazioni mafiose ed echi della contestazione.

Libera nos a Malo, Luigi Meneghello, 1969
Uno sguardo sulla provincia veneta tra gli anni Venti e il Dopoguerra, attraverso la lingua vibrante di Meneghello, capace di catturare l’essenza di un luogo e di un tempo. Il titolo è un gioco di parole tra l’espressione evangelica traducibile con “liberaci dal male” e il paese natale dell’autore, Malo, in provincia di Vicenza.

In una stanza sconosciuta, Damon Galgut, 2011

“In una stanza sconosciuta ti devi svuotare per il sonno. E prima che tu sia svuotato per il sonno, che cosa sei”. Da questa frase di William Faulkner prende il titolo il romanzo di Damon Galgut, finalista al Booker Prize 2010. Un ragazzo viaggia tra l’Africa occidentale, la Svizzera, la Grecia e l’India, senza una meta chiara e riluttante all’idea di tornare a casa. I paesaggi mutevoli che attraversa, da esteriori diventano interiori – a volte pacifici, altre malinconici, altre ancora frenetici e feroci – offrendo una riflessione intensa su un aspetto della vita che accomuna ogni essere umano: l’essere sempre in cammino. 

Io canto e la montagna balla, Irene Solà, 2019

Voci umane si mescolano a quelle di fantasmi, diavoli, nuvole, piante, cani e uova, in un caleidoscopio narrativo che racconta il cuore tumultuoso dei Pirenei. Questa terra di frontiera, segnata da secoli di lotte e persecuzioni, sprigiona una bellezza che abbaglia e inquieta, e costituisce così il luogo perfetto per comprendere che i confini non esistono, né fra nazioni né, soprattutto, fra la vita e la morte.

La più recondita memoria degli uomini, Mohamed Mbougar Sarr, 2022

Nel 2018, il giovane scrittore Diégane si imbatte a Parigi in un libro misterioso del 1938, che all’epoca della sua pubblicazione scatenò uno scandalo. Incuriosito dal testo e dalla scarsità di notizie sul suo autore, Diégane intraprende un viaggio attraverso il Senegal, la Francia e l’Argentina, alla ricerca della verità. Un romanzo che propone un superamento del confronto fra Africa e Occidente, vincitore nel 2021 del premio Goncourt, il maggiore riconoscimento letterario francese.

Rumore bianco, Don DeLillo, 1987

La famiglia del professor Jack Gladney viene scombussolata da un incidente che libera una nube tossica, a cui è molto difficile non esporsi. Ma l’esistenza sembrava velenosa anche prima, fra incubi, antidepressivi e alienazioni capitalistiche. Come si vive una vita autentica? È possibile sconfiggere la paura della morte, quel “rumore bianco” che non dà mai tregua? Un libro di culto, misterioso come il linguaggio e l’immaginario del suo autore, fra i maggiori scrittori contemporanei. 

Paesaggi, John Berger, 2019

Una raccolta degli scritti sull’arte e la letteratura, in cui i profili di personalità che hanno affascinato o influenzato l’autore si alternano a discorsi sullo spazio, sui luoghi e sulla loro percezione e rappresentazione. La peculiare opera di Berger, si legge nell’introduzione, “è un invito a ri-immaginare; a vedere in modi diversi”.

Vita e destino, Vasilij Grossman, 1980

Durante la sanguinosa battaglia di Stalingrado tra l’Armata Rossa e la Wehrmacht tedesca, si intrecciano le vite di soldati, famiglie, medici, operai e prigionieri. Piccole storie nella grande Storia, accomunate da un insopprimibile desiderio di libertà. Il monumentale capolavoro di Vasilij Grossman, scritto nel 1959, bandito dall’URSS e pubblicato postumo in Svizzera, nel 1980. 

La terra dei figli, Gipi, 2016

“Sulle cause e i motivi che portarono alla fine si sarebbero potuti scrivere interi capitoli nei libri di storia. Ma dopo la fine nessun libro venne scritto più”. In un futuro post-apocalittico, un padre e i suoi due figli adolescenti lottano per la sopravvivenza, e per trovare un senso all’amore che li lega. Un classico moderno del romanzo a fumetti, tradotto in 17 Paesi e vincitore di numerosi premi, che racconta la genitorialità e l’apocalisse con la poesia (sia verbale che grafica) che contraddistingue l’autore.

L’amica geniale, Elena Ferrante, 2011

Cos’è la reciprocità? Lila e Lenù, bambine e poi subito adulte in una Napoli passionale e invadente, lo scoprono nel giorno in cui si incontrano. L’una diventerà l’amica geniale dell’altra, in un passo a due lungo decenni, edificato sul confronto costante. Quella scritta da Elena Ferrante è la più celebre storia d’amicizia, e quindi d’amore, della nostra letteratura recente. “In sua assenza, dopo una breve esitazione mi ero messa al posto suo. O meglio, le avevo fatto posto in me”.

Gente indipendente, Halldòr Laxness, 2004

Un eroe solitario e ostinato, “un re nel proprio regno”, deciso a lottare per la sua indipendenza e libertà. Bjartur, il protagonista di questa storia, incarna una grandezza tragica e tenera, che richiama a volte Don Chisciotte e altre i Buendìa di Cent’anni di solitudine. Perché la sua lotta, isolata e spesso infruttuosa, rivela una determinazione che va oltre la mera sopravvivenza. Halldòr Laxness ci consegna un’epopea in solitaria, la saga moderna di un uomo contro il mondo, che attraverso il suo percorso doloroso e commovente scopre, alla fine, il vero valore della vita.

Terra bruciata, Stefano Liberti, 2020

Un viaggio di un anno, dal nord al sud Italia, per documentare gli effetti del surriscaldamento globale sui territori e sulle vite delle persone. Stefano Liberti, con passione e competenza, ci invita a passare all’azione, promuovendo una presa di coscienza e un dibattito costruttivo sulla questione.

La peste, Albert Camus, 1948

Il racconto di un’epidemia nella città di Orano, in Algeria, attraverso gli occhi di un medico devoto al suo mestiere e la disperazione di chi non vuole accettare la catastrofe. Camus è il maestro del confronto con ciò che si impone nelle nostre vite pur non avendo apparentemente senso, come la morte, l’incomunicabilità, un morbo inesorabile e tremendo. Mai realmente tramontato nei gusti dei lettori, questo classico del Novecento ha oggi, nel mondo post-pandemico, sempre più ragioni per essere apprezzato. 

La Terra dopo di noi, Telmo Pievani, 2019

La nostra relazione con la Terra si basa su un amore non corrisposto, o se vogliamo uno squilibrio: noi non possiamo fare a meno di lei, ma lei può fare benissimo a meno di noi. Anzi, la nostra estinzione – probabilmente – le gioverebbe. Ma perché è così difficile immaginare un mondo senza esseri umani? Pievani e Lanting lo fanno per noi, ricordandoci che la consapevolezza di non essere indispensabili rende ogni rapporto più sano. (Sì, anche quello con il nostro pianeta.)

Autobiografia di mia madre, Jamaica Kincaid, 1997

Fuori, paesaggi meravigliosi. Dentro, una sconcertante solitudine. Le vicende di Xuela, di madre cariba e padre per metà scozzese e per metà africano, abbandonata ancora in fasce. Il suo cammino sarà squilibrato, tendente a volte verso la durezza della realtà e altre verso la nostalgia per una vita non vissuta, di cui il fantasma della madre è un memento costante. La voce esatta e inconfondibile di Kincaid, tra le migliori scrittrici del panorama internazionale, in quello che è forse il suo libro migliore.

Bucoliche, Publio Virgilio Marone

Composte fra il 42 e il 39 a.C., Le Bucoliche sono dieci egloghe in cui prende forma la visione idilliaca della vita nei campi, fatta di lavoro, riposo, riflessioni, dialoghi e momenti ricreativi all’ombra degli alberi. In quest’opera – la prima di Virgilio, che tanto ha influenzato la letteratura successiva – i pastori sono ammirati e idealizzati, in quanto unici esseri umani capaci di tenere lontana la violenza della Storia rifugiandosi nella poesia, nel canto e nella bellezza della natura.

Come ho perso la guerra, Filippo Bologna, 2009

Nel cuore della provincia toscana, il progetto di un enorme impianto termale sconvolge la vita di un piccolo paese. Il giovane Federico Cremona, nobile riluttante, si unisce al coro dei contrari, cogliendo nella protesta un’occasione di riscatto. Filippo Bologna racconta che per scoprire il senso della propria vita, a volte, basta voler difendere qualcosa.  

De rerum natura, Tito Lucrezio Caro

Il “vangelo” dell’epicureismo: un poema scientifico-filosofico suddiviso in sei libri, per un totale di 7415 versi, che illustrano fenomeni di dimensioni progressivamente più ampie, dagli atomi al corpo umano ai fenomeni cosmici. Lucrezio suggerisce di liberarsi dagli affanni attraverso la filosofia epicurea, secondo cui la felicità e la verità sono da riscontrarsi nelle sensazioni del quotidiano (quindi nel piacere). 

Turning Back, Robert Adams, 2005

Tra il 1804 e il 1806, Meriwether Lewis e William Clark furono i primi a raggiungere la costa pacifica statunitense via terra, attraversando una vasta area di foreste. Duecento anni dopo, Robert Adams reinterpreta l’evento e lo deforma, con un occhio puntato sugli effetti della deforestazione.

SOTTO IL VULCANO – Malcolm Lowry

Sotto il Vulcano, Malcolm Lowry, 1947

Le ultime dodici ore di vita di Geoffrey Firmin, ex console britannico di stanza in Messico. Alcolizzato e disperato, trascorre il countdown verso la morte provando a riconciliarsi con la moglie Yvonne, bevendo e ripensando al passato. “L’ubriachezza del console serve a simbolizzare lo stato di ubriachezza nel quale ha vissuto il genere umano durante la guerra o durante il periodo che l’ha immediatamente preceduta”, ha spiegato Lowry. Un capolavoro in cui l’anima magmatica del vulcano che incombe si sovrappone a quella, altrettanto inquieta, del protagonista.

L’isola di Sachalin, Anton Čechov, 1893

Il viaggio di Čechov nella colonia penale di Sachalin, per studiare la vita dei deportati. Nell’inferno della katorga, scosso dalla pietà e dall’indignazione, si confronterà con l’incubo di ogni scrittore, ovvero il sospetto che la letteratura  sia inutile. A meno che non la si usi per denunciare, per farsi portavoce di chi non trova le parole, oltre che per registrare ogni possibile sprazzo di bellezza.

Viaggio al termine della notte, Louis-Ferdinand Céline, 1933

Le infinite peregrinazioni di Ferdinand Bardamu, che si arruola volontario nell’esercito francese, si innamora di una ballerina americana, finisce in Africa, poi parte per l’America, poi torna in Francia… È difficile e forse riduttivo presentare la grandezza di questo romanzo solamente attraverso la sua trama. Il genio, la freschezza e la lingua di Céline sono andati oltre ogni schema, ogni censura, persino al di là delle ragioni della Storia. E il suo “voyage” dura, con successo, dal 1932.

Viaggio in Africa, Giorgio Manganelli, 2018

L’Africa sconvolge chiunque. Figurarsi un grande scrittore ben disposto allo sgomento come Manganelli, che nel 1970 la attraversa dalla Tanzania all’Egitto per confrontarla con l’immagine fallace che ne dà l’Occidente. Lì, l’uomo è quasi niente, un’eccezione, gregario di una categoria più numerosa, carismatica e potente: gli animali. Di ritorno a casa, l’antropizzazione dell’Europa, anche nei luoghi sacri della civiltà, sembrerà uno schiaffo alla natura.

Vino al vino, Mario Soldati, 1977

Tre viaggi attraverso l’Italia alla ricerca dei vini. E non solo: dietro ogni vigneto c’è un insieme di paesaggi, uomini e case che racconta una civiltà autentica, per cui il vino è l’anello mancante fra natura e cultura. Come il delizioso prodotto di cui parla, questo libro “vuole essere scoperto e conosciuto in solitudine, o nella religiosa compagnia di pochi amici”. 

La seconda casa, Rachel Cusk, 2023

Variazione sul tema “paradiso che diventa un inferno”. M si è trasferita insieme al secondo marito in una splendida proprietà sulla costa oceanica in cui ospita volentieri amici e artisti che abbiano voglia di isolarsi dal mondo. Un giorno, con slancio, invita L, pittore con cui è da tempo in sintonia. Ma L si presenta, a sorpresa, con una donna, proprio mentre al gruppo si uniscono anche la figlia di M e il suo compagno. Tutto bellissimo, ma solo oltre la finestra.

Microcosmi, Claudio Magris, 1997

Paesaggi che sono vite, o insiemi di vite, e che possiamo osservare come spettatori davanti a un acquario o come fossimo al centro della scena, in entrambi casi ammirati dal nitore di cui Magris è capace. Vincitore del Premio Strega nel 1997, Microcosmi è una raccolta di prose che fa della descrizione degli ambienti la sua trama.ù

Marco Polo, Viktor Šklovskij, 1982

La riscrittura che Šklovskij, nel 1936, fa del Milione di Marco Polo. Il risultato è un gioco quasi infinito di prospettive, che ci permette di osservare l’Asia medievale con lo sguardo di un veneziano del tempo a sua volta reinterpretato da un russo di inizio Novecento. Fino a che punto possiamo sentirci “altri” di fronte a una civiltà diversa dalla nostra? E per quanti secoli può durare uno stupore?

Una voce dal profondo, Paolo Rumiz, 2023

Un viaggio in Italia che in realtà si svolge sotto l’Italia, in un inferno di linee di faglia, crateri, corsi d’acqua interrati, miniere, catacombe e fondali marini; il mondo instabile dei terremoti in attesa, dei fiumi che possono gonfiarsi e dei vulcani che vorrebbero eruttare. Rumiz li vede come i padroni del nostro territorio, la normalità con cui fare i conti. “Ero figlio di una terra che trema. Le appartenevo e volevo vederci dentro”.

I ventitré giorni della città di Alba, Beppe Fenoglio, 1952

Le storie partigiane di Alba e delle Langhe, fra gorghi di dramma e impennate di speranza. Con la sua prosa esatta, nitida, capace di far risplendere sia la grande gioia che il grande dolore, Fenoglio racconta il proprio territorio al tempo della Resistenza, facendone un emblema, lontanissimo dalla retorica, delle contraddizioni dell’essere umano.

La Nazione delle Piante, Stefano Mancuso, 2019

Mancuso dà voce alle piante, “padrone” bistrattate della Terra. “Ho immaginato che queste care compagne di viaggio, come genitori premurosi, dopo averci reso possibile vivere, vengano a soccorrerci osservando la nostra incapacità a garantirci la sopravvivenza. Come? Suggerendoci una vera e propria costituzione su cui costruire il nostro futuro di esseri rispettosi della Terra e degli altri esseri viventi. Sono otto gli articoli della costituzione della Nazione delle Piante, come otto sono i fondamentali pilastri su cui si regge la vita delle piante, e dunque la vita degli esseri viventi tutti”.

La pelle, Curzio Malaparte, 1949

“Erano i giorni della ‘peste’ di Napoli”. Comincia così il racconto di un’epidemia invisibile, che non ferisce il corpo ma gli animi, durante l’occupazione alleata in Italia fra il 1943 e il 1945. Da un lato, gli americani: ingenui, ottimisti e curiosi. Dall’altra, gli italiani: disperati e miserabili, pronti a tutto per sopravvivere. Il morbo metaforico, che poi è la perdita del bello e della dignità, risparmia solo i bambini. Secondo Milan Kundera, Malaparte “fa male a se stesso e agli altri; chi parla è un uomo che soffre. Non uno scrittore impegnato. Un poeta”.

La biblioteca di Protezione Civile -

Il terrore, Arthur Machen, 1986

Durante la prima guerra mondiale, in un angolo remoto del Galles si susseguono in breve tempo episodi che terrorizzano la popolazione: incidenti aerei, delitti efferati e misteriosi, bambine scomparse, uomini annegati… Il sospetto, ma anche la speranza, è che sia tutto spiegabile come un attacco insolitamente inquietante dei tedeschi. E se non fosse così? Machen racconta cosa accadrebbe se, invece di contrarre una febbre, una comunità si ammalasse di paura.

Preghiera per Cernobyl, Svetlana Aleksievič, 2018

La disfatta del mondo comunista attraverso la tragedia di Chernobyl, in un racconto che restituisce con fedeltà voci ed emozioni delle persone coinvolte in un dramma senza precedenti nella storia contemporanea. Il libro più noto di Svetlana Aleksievič, premio Nobel per la letteratura nel 2015.

Saga di Gunnar, 2020

Per il suo villaggio, Gunnar è noto come “l’idiota di Keldugnúpur”. Ma dopo una vittoria in una gara di lotta, il suo destino e la sua reputazione cambiano. Imbarcato su una nave mercantile alla volta del mitico Nord, combatterà contro orsi, giganti, troll e vichinghi, per poi tornare a casa con tutti gli onori. Un’immersione appassionante nel passato e nella cultura degli islandesi.

Trans-Pacific Express, Alberto Arbasino, 1981

Un volume che raccoglie diversi resoconti di viaggi, il cui sottotitolo non lascia dubbi: “Dieci viaggi in dieci paesi d’Oriente – lungo i percorsi che voltano le spalle alla Storia per scappare nella Geografia”. Anche lo sguardo di Arbasino è inconfondibile: ironico, disincantato e acutissimo. Una risposta novecentesca a Marco Polo? 

Il mare in salita, Rosella Postorino, 2011

La Riviera dei Fiori, in Liguria, è un microcosmo che riassume l’Italia delle grandi contraddizioni: per minarne la bellezza cooperano alluvioni, criminalità organizzata, emergenza rifiuti, ingiustizia sociale… Ma è forse già la sua morfologia, quel comporsi di città e paesi tutti inerpicati, tutti a picco sul mare come se stessero per tuffarsi, a suggerire che la meraviglia passa anche dalla fatica.

Mi limitavo ad amare te, Rosella Postorino, 2023

La storia di Omar e Nada, bambini a Sarajevo nel 1992, e del pullman che una mattina di luglio li porta in Italia, contro la loro volontà, per salvarli dalla guerra. “Quello di Postorino” ha scritto Nicola Lagioia “oltre che un romanzo storico, riesce a essere anche un toccante romanzo famigliare e di formazione, capace di farci riflettere e scuoterci nel profondo”.

Selezione a cura della redazione di Lucy e di Nicola H. Cosentino

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