Tradire - Lucy
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La redazione di Lucy

Tradire

01 Aprile 2025

Con il nuovo mese inauguriamo anche un nuovo tema: ve lo presentiamo qui.

Tradire viene dal latino tradere, ossia “consegnare ai nemici”. È il gesto che compie Giuda alle radici della nostra civiltà quando, assecondando le profezie, tradisce Gesù conducendolo ai suoi esecutori. Un gesto che ancora oggi ci affascina per il suo squilibrio. Trentatré denari per il figlio di Dio. Non è solo il prezzo a rendere assurdo il gesto, forse, ma il senso di autodistruzione che lo guida: il vile ma pur sempre coraggioso atto di partecipare alla storia.

Un gesto che ancora fatichiamo a capire. Dante, nel suo Inferno, ha empiti di comprensione per molti, ma sui traditori non ha dubbi: “Qualunque trade in etterno è consunto”. Siamo nel IX cerchio e Dante cammina, in compagnia di Virgilio, tra i traditori. A causa della loro pena, questi sono confitti nel fondo ghiacciato di Cocito, battono i denti per il freddo e le loro lacrime si ghiacciano non appena sgorgate dagli occhi, accecandoli e montando con il loro dolore.

È la prima volta che il poeta, nel corso del suo itinerario, avverte il bisogno di chiedere aiuto alle Muse per tracciare la fantasia di condanna che è incendiata nella sua mente. È la prima volta che in Dante la frenesia della punizione, sublimata in un contrappasso tra i più crudeli del poema,  supera quella della pietas.

E d’altronde l’antichità ci ha insegnato a condannare senza remore chi tradisce. Basti pensare a un personaggio nobile come Odisseo, che torna a Itaca e punisce le ancelle traditrici impiccandole una per una alla stessa trave, lasciandole dondolare come colombe. O a Clitemnestra, che si vendica dell’uomo che ama e che ha tradito la sua famiglia trucidandolo nella sala da bagno. Le donne tradite quando si vendicano sono ancora più temibili, almeno nell’antica Grecia, poiché non era previsto che lo facessero. Solo gli uomini, se traditi, potevano, anzi, dovevano, portare a termine la loro vendetta. Così, forse, le donne che si vendicano del tradimento subito lo fanno con una potenza distruttiva senza uguali, che spesso coinvolge quanto hanno di più prezioso: i figli. 

Del resto, nella letteratura il traditore esiste da sempre, nasce con la storia: addirittura, talvolta, ne condiziona il percorso.

È in virtù di questa consapevolezza che il poeta greco Kavafis, nell’atto di celebrare per versi i trecento spartani che caddero alle Termopili non a causa dell’immenso impero persiano bensì per via del tradimento del soldato Efialte, tanto più ne decanta  il sacrificio.

Così recitano gli ultimi versi di una delle sue poesie più belle:

“E di più grande onore sono degni

se prevedono (molti lo prevedono)

che spunterà da ultimo un Efialte

e i Persiani, alla fine, passeranno”.

Ma, per simmetrico rovescio, a colpirci del tradimento di Giuda Iscariota non è forse la consapevolezza stessa che lo accompagna? Il gesto folle di chi tradisce pur sapendo così di consegnarsi per sempre all’infamia? Il fatalismo, cioè, di chi aderisce al suo destino come a un abito?

Un esito, quello del tradimento che, anche se ne abbiamo fatto esperienza nel corso delle nostra vita, non può che coglierci ogni volta  impreparati.

È ancora una ferita aperta alla nostra fiducia il momento in cui Anakin Skywalker smette di essere il tenero bambino biondo che assembla androidi per soccorrere la madre con le faccende domestiche e abbraccia il lato oscuro per distruggere la galassia.

Cos’è che ci affascina in questo autodistruttivo consegnarci (tradere) ai nemici? È forse una tensione che segretamente avvertiamo dentro di noi e che non abbiamo il coraggio di compiere?

Il nostro non è più il tempo di profeti e di imperi. Non sono molti i templi da dissacrare, gli idoli da truccare, i compagni a cui voltare le spalle.

Il tradimento, se resiste, lo fa magari in qualche retorica patriottarda dove l’enfasi, però, supera di misura la posta in gioco.

A farsi strada, tuttavia, esiste un diverso tradimento, più individuale e privato, più etico e meno morale e non è detto che le ragioni del biasimo superino oggi quelle dell’ammirazione da parte di chi vi assiste.

Del resto, in una fase poco incline alle condanne e più propensa alle sfumature, il poeta Giovanni Giudici scriveva:

“C’è più onore in tradire che in esser fedeli a metà”.

Tradire è il nuovo numero di Lucy, quello in cui proviamo a capire chi sono oggi i traditori, quali sono i tradimenti, cosa significa tradire e, soprattutto, se un atto tanto grande è oggi, in fondo, ancora possibile.

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