Tradurre Simone de Beauvoir - Lucy
articolo

Lauren Elkin

Tradurre Simone de Beauvoir

08 Aprile 2025

Tra scelte difficili e scoperte entusiasmanti, il resoconto di una scrittrice chiamata a tradurre "Le inseparabili"

È stata una vita movimentata quella di Simone de Beauvoir tradotta in inglese. Se si prende Il secondo sesso, sono noti gli strafalcioni di H.M. Parshley, lo zoologo assunto da Knopf per realizzarne la traduzione, e con buona probabilità altri ne sono stati compiuti quando è stato ritradotto integralmente nel 2010. È stato quindi con una certa trepidazione che, nella tarda primavera del 2020, accettai  l’incarico di tradurre per Vintage Classics Le inseparabili, romanzo della scrittrice da poco scoperto, sapendo che l’editore americano aveva scelto di rivolgersi a un altro traduttore. Stavo forse cacciandomi nei guai di mia spontanea volontà? Ero consapevole che il mio operato sarebbe stato messo inevitabilmente a confronto con quello dell’altro traduttore, ma il romanzo era così seducente… e poi, come ebbi modo di scoprire mentre lavoravo al mio campione, la voce si adattava al mio corpo come un vestito fatto su misura. Le mie perplessità crollarono nel momento in cui dissi di sì. Era un’occasione unica per offrire la mia versione di questo romanzo: il mio Io sarebbe emerso proprio perché non era il solo.

Conscia di ciò, mi sentii autorizzata a prendermi certe libertà, soprattutto perché stavo traducendo un libro che non era nella sua forma ultima e che l’autrice non aveva revisionato. In alcuni (pochissimi) momenti, mi concessi di essere sia l’editor della Beauvoir sia la sua traduttrice: per esempio, la mole di dialoghi era impressionante e, sebbene spesso fossero molto importanti (le ragazze scoprono quanto amano parlare tra loro, cosa che non possono fare con nessun altro), a volte apparivano noiosi o superflui. In qualche occasione trasformai in discorso indiretto qualcosa che era riportato come discorso diretto; quindi 

Quelquefois Andrée me disait : “Je suis fatiguée de jouer.” Nous allions nous asseoir dans le bureau de M. Gallard, nous n’allumions pas, pour qu’on ne nous découvrît pas, et nous causions : c’était un plaisir neuf.

divenne:

Sometimes Andrée would say she was tired of playing, and we would go and sit in Monsieur Gallard’s office. We sat in the dark, so we wouldn’t be discovered, and talked. It was a new pleasure1.

In una parte come questa, che ha così tanto a che fare con la gioia di parlare con un’amica, era forse paradossale mettere a tacere l’amica e riferire ciò che aveva detto. Eppure, ebbi la forte sensazione che la voce narrante di Sylvie dovesse essere più colloquiale, poiché questa prima parte del libro cattura molte delle sfumature di una giovane ragazza che racconta la propria vita al lettore. I due punti che introducono il discorso parlato sembravano troppo presentativi (Sometimes Andréé would say: “I’m tired of playing”) e spezzavano il ritmo. Inoltre, il fatto che il romanzo si sviluppi così tanto dal punto di vista di Sylvie (non sappiamo nulla di ciò che pensa Andrée, indipendentemente da ciò che dice a Sylvie) mi fece ritenere che fosse utile accentuare la sua voce in questo modo. Gli editori francesi del romanzo (coi quali venne condivisa la mia traduzione durante il processo di editing) non nascosero dei dubbi rispetto a questo tipo di modifiche, ma alla fine le fecero passare.

Tuttavia, faticammo un bel po’ per tradurre la parola “martingale”. Versione francese:

Nous portions toutes les trois des manteaux bleu horizon, taillés dans du vrai drap d’officier et coupés exactement comme des capotes militaires.

“Regardez, il y a même une petite martingale!” disait maman à ses amies admiratives ou étonnées.

Cercando “martingale”, scoprii che si tratta di una piccola cintura posta sul retro del cappotto, all’altezza della vita, con la funzione di stringerlo. Ma come renderlo? Temevo che i lettori non sapessero cosa fosse – io di certo non lo sapevo. Il mio tentativo: “‘Look! There’s even a little belt at the back”2. Ma non sembrava abbastanza: se non è altro che un pezzo di stoffa, non ha senso che le amiche della madre siano impressionate o “ammirate” o “meravigliate” [étonnées].

Durante il lavoro di traduzione mi misi a rileggere Memorie d’una ragazza perbene (1958), sia in francese sia nella traduzione inglese di James Kirkup, così da avere un’idea di come Beauvoir abbia pubblicamente scritto di Zaza. Alcune formulazioni erano identiche: Beauvoir deve averle prese dal manoscritto inedito de Le inseparabili e riproposte per il libro che sapeva di dover pubblicare. Questo passaggio è uno di quelli che compaiono in entrambi i testi. Guardando la traduzione inglese delle Memorie, vidi che Kirkup aveva tradotto quel termine come “bayonet frog”3.

Pur non sapendo cosa fosse una “bayonet frog”, al mio orecchio aveva un suono più militare e dava un indizio sulle reazioni delle amiche della madre. Abbozzai quindi un tentativo. Sia chiaro: era solo un tentativo, quindi nulla di definitivo. Quando gli editori francesi lessero “bayonet frog”, rimasero comprensibilmente stupefatti. Mi informarono che “una martingale è un elegante pezzo di tessuto sul retro di un cappotto”. Decisi di non badare al mansplaining (o, per quanto ne so, al womansplaining; si trattava di una persona anonima che mi lasciava commenti in un documento Word) e feci invece pressione: “Ma perché mai questo dettaglio dovrebbe stupire e impressionare?”. “Le amiche rimangono impressionate”, risposero, “perché non solo la madre ha fatto i cappotti, ma ha anche aggiunto questa martingale che rende il tutto ancora più elegante”. Mi invitarono caldamente a lasciarlo come “martingale”… e così feci, lasciando che passasse come un momento di scarsa familiarità nel testo, del tipo che alcuni lettori sarebbero stati spinti ad andare a cercare la parola, mentre altri avrebbero continuato a leggere. Il risultato:

All three of us wore sky-blue coats, made of real officer’s serge and cut exactly like military greatcoats. “Look! there’s even a little martingale at the back”, my mother would show her friends, who were admiring, or taken aback4.

Uno dei miei più grandi successi fu in un passaggio in cui Sylvie descrive la nonna di Andrée, la matriarca di questa enorme famiglia molto cattolica e molto alto-borghese, mentre sono riunite attorno alla tavola nella loro casa di campagna. È una donna che ha costretto la figlia (la madre di Andrée) a sposare il marito, in barba a qualsiasi protesta; questo la dice lunga sull’ostinazione che tale figlia dimostra quando Andrée (la sua stessa figlia) intende sposare chi desidera. È il suo rifiuto di ascoltare i desideri di Andréé (Zaza) che porta alla morte prematura di quest’ultima – come Beauvoir suggerisce tanto qui quanto nelle Memorie. Era quindi importante caratterizzare bene questa donna, per quanto su di lei avessimo solo questo: 

under her white hair parted in the middle, and pulled back over each ear, she looked like a typical grandmother, and I didn’t think much else of her5.

In francese:

Je les connaissais tous, sauf la grand-mère : elle avait sous ses bandeaux blancs un visage classique de grand-mère, je n’en pensai rien.

“Stavo forse cacciandomi nei guai di mia spontanea volontà? Ero consapevole che il mio operato sarebbe stato messo inevitabilmente a confronto con quello dell’altro traduttore, ma il romanzo era così seducente”.

Rileggendolo ora, penso che avrei potuto fare di più con il tipico volto da nonna, ma non è questo il punto. Se avessi prestato meno attenzione, avrei potuto descriverla come se indossasse una fascia (bandeau) bianca. Quando l’editore francese lesse la mia traduzione, senza dubbio stanco delle mie cantonate, disse: “Non nel MS: ‘sous ses bandeaux’ si riferisce a una fascia per capelli”.

Ma quel plurale, bandeaux, mi spifferò che c’era dell’altro dietro al discorso sui capelli della nonna. Consultai il dizionario Larousse e di certo il secondo significato del termine recitava: Cheveux partagés sur le milieu du front et lissés de chaque côté de la tête, coiffure à la mode au XIXe siècle (“capelli divisi al centro a partire dalla fronte e lisciati su entrambi i lati della testa, acconciatura alla moda nel XIX secolo”). Eureka! Subito mi comparve davanti agli occhi l’immagine di questa donna: la Beauvoir ci dice che si tratta di una tipica signora dell’Ottocento. È bloccata in un’altra epoca, in netto contrasto con Andrée, che porta un taglio di capelli alla moda (a differenza di Sylvie, a cui la madre non li lascia tagliare). Lo si apprende nella pagina precedente:

“You should cut your hair”, said Andrée. 

“Maman doesn’t want me to”, I said. Maman thought short hair made you look like the wrong sort of person. I pinned my hair into a limp chignon at my neck6.

Dettagli come questo sono carichi di significato sociale. La famiglia di Sylvie è meno snob di quella di Andrée: appartiene a un più solido ceto medio e si affanna per cose come l’acconciatura che deve avere una giovane donna, poiché trasmette molto di lei e della sua famiglia. La madre di Andrée è più sicura del suo status e lascia alla figlia la libertà di girare per Parigi da sola, di tagliarsi i capelli e così via – tutte cose che la madre di Sylvie disapproverebbe. Eppure, per quanto libera possa sembrare Andrée, in realtà non lo è per niente. Quando lo sguardo di Sylvie si discosta dalla nonna di Andrée, Beauvoir scrive:

At the other end of the table, the twins were throwing little balls of bread at each other; Madame Gallard looked on and only smiled. For the first time I realised that smile was a trap. I had often envied Andrée her independence, but suddenly she seemed much less free than I was. She had this past behind her, and around her, and this large house struck me as a carefully guarded prison for the offspring of this enormous family7.

Questi due momenti ci ricordano che si tratta di un romanzo sulla femminilità e sulla posta in gioco per le giovani donne, a seconda del modo in cui vengono educate. La Beauvoir ha già scritto Il secondo sesso; ha riflettuto a lungo su come le donne sono socializzate in quanto donne. 

Poi c’è il candore dei capelli della nonna. Non dimentichiamoci che, alla tragica fine del romanzo, la tomba di Andrée è ricoperta di fiori bianchi. “Mi venne un’oscura intuizione”, scrive Beauvoir: “Andrée era soffocata in tutto questo candore”. Sulla sua “immacolata abbondanza”, Sylvie posa tre rose rosse. Mi viene in mente una frase contenuta all’inizio di Chromophobia (2000), un libro di David Batchelor che sto leggendo da qualche tempo: 

There is a kind of white that is more than white, and this was that kind of white. There is a kind of white that repels everything that is inferior to it, and that is almost everything. This was that kind of white. […] This white was aggressively white. It did its work on everything around it, and nothing escaped.

Quando ci si prodiga nel tipo di riflessioni sul linguaggio che richiede la traduzione, diventa chiaro che i dettagli più insignificanti sono in realtà momenti di urgenza compressa, una bomba in un paio di bandeaux

Nota del traduttore:

Le note a piè di pagina sono state utilizzate sia per riportare la traduzione in italiano delle parti che Lauren Elkin menziona in inglese (e a loro volta corrispondenti a traduzioni dal francese) sia per fornire spiegazioni aggiuntive laddove ve ne fosse bisogno. Le traduzioni in italiano sono riportate tra virgolette e corredate dalle dicitura [traduzione mia].

La scrittrice Lauren Elkin partecipa alla seconda edizione del  Miu Miu Literary Club, “A Woman’s Education”, sotto la direzione di Miuccia Prada, che si tiene il 9 e il 10 aprile presso il Circolo Filologico di Milano.

1

 

“A volte Andrée diceva che era stanca di giocare e noi andavamo a sederci nell’ufficio di Monsieur Gallard. Ci sedevamo al buio, per non essere scoperte, e parlavamo. Era un piacere nuovo.”

2

“Guarda! C’è anche una piccola cintura sul retro.” [traduzione mia]

3

 

Trattasi di una sorta di fondina laterale, corredata di fibbia/linguetta, molto utilizzata durante la Seconda Guerra Mondiale.

4

 

“Tutte e tre indossavamo cappotti blu cielo, fatti di vera serge da ufficiale e tagliati esattamente come i grandi cappotti militari. ‘Guardate, c’è anche una piccola martingale sul retro’, diceva mia madre mentre mostrava alle amiche, che stavano in ammirazione o piene di sorpresa”.

5

 

“Con quei capelli bianchi divisi al centro e tirati all’indietro su ogni orecchio, sembrava una tipica nonna. E di lei non pensavo molto altro.” [traduzione mia]

6

“Dovresti tagliarti i capelli’, disse Andrée. / ‘Maman non vuole’, dissi io. Maman pensava che i capelli corti facessero sembrare sbagliate. Io mi appuntavo i capelli in uno chignon morbido, all’altezza del collo.”

7

 

“All’altro capo del tavolo, i gemelli si lanciavano palline di pane; Madame Gallard guardava e si limitava a sorridere. Per la prima volta, mi resi conto che quel sorriso era una trappola. Avevo spesso invidiato ad Andrée la sua indipendenza, ma all’improvviso mi sembrò molto meno libera di me. C’era questo passato alle sue spalle (e tutt’attorno) e questa grande casa aveva tutta l’aria di una prigione, accuratamente sorvegliata per la prole di questa enorme famiglia.” [traduzione mia]

8

 

C’è un tipo di bianco che è più che bianco, e quello era quel tipo di bianco. C’è un tipo di bianco che respinge tutto ciò che gli è inferiore, e cioè quasi tutto. Quello era quel tipo di bianco. […] Quel bianco era un bianco aggressivo. Ha fatto ciò che doveva su tutto ciò che lo circondava, e nulla gli è sfuggito.”

Lauren Elkin

Lauren Elkin è una scrittrice e traduttrice franco-americana. Ha tradotto Le inseparabili di Simone de Beauvoir e il suo ultimo libro edito in Italia è Flâneuse (Einaudi, 2022).

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