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Le metropoli somigliano sempre più a gorghi stranianti di etnie, lingue, turisti, rumori e deliri, dove ci sono pochi vincitori e, quindi troppi vinti. L’allucinazione e l’eccesso di (apparenti) opportunità ci ha portati in questo strano vortice dove le case assomigliano a bare a pagamento e le strade a gironi danteschi. È così.
Possiamo sforzarci di trovare un senso a tutto questo solo se paragoniamo l’indifferenza delle metropoli all’intolleranza e alle manie di controllo dei borghi o dei villaggi.
Ma ormai non stiamo bene né là né qua. Siamo un abisso da colmare nel quale le fantasmagorie del capitalismo depositano il loro escreto.
Nel corto d’animazione Coffin, incubo ambientato nelle case bara delle metropoli asiatiche, questa odissea si fa visione, in un certo senso anche anticipatoria, di come stiamo trasformando le nostre città. E di come, forse, ci stiamo trasformando anche noi.