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La redazione di Lucy

Il dono

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Con il nuovo mese inauguriamo anche un nuovo tema: ve lo presentiamo qui.

Il dono più bello della storia dell’umanità, o meglio della storia del nostro immaginario, è forse quello che Dedalo fece a suo figlio Icaro per fuggire insieme dal labirinto di Cnosso, che Dedalo stesso aveva progettato. Come sappiamo, Dedalo costruì due paia di ali di cera e ne donò un paio a Icaro, raccomandandogli due cose: di non volare troppo vicino all’acqua, perché temeva che le ali potessero impregnarsi e trascinarlo fra i flutti, e di non volare troppo in alto, perché temeva che i raggi potessero sciogliere la cera e farlo cadere in mare. Tutti sappiamo come è andata a finire e cosa scelse di fare Icaro, ma quello che non sappiamo – e che rende questa storia ancora così affascinante, dopo migliaia di anni – è cosa avremmo fatto noi al suo posto. Come ci saremmo comportati di fronte a un dono così bello come quello del volo, della libertà assoluta, della possibilità di osservare i propri incubi e il proprio passato dal punto più alto del mondo?

Non sappiamo mai chi siamo, al cospetto di un dono.

Quelli che riceviamo, portano con sé una serie di interrogativi. Cosa significheranno? Come dovremmo reagire? Ci aspettavamo di più?, di meno?, proprio niente? Lo stesso, a parti inverse, avviene quando a fare un dono siamo noi. Cosa vogliamo comunicare? Sarà gradito? Sarà abbastanza? Rispecchierà quello che proviamo, o almeno quello che dobbiamo dimostrare? Insomma, che la si viva da destinatari o da mittenti, alla consegna di un dono c’è sempre un istante in cui lasciamo entrare un novus nella nostra vita o spingiamo una parte di noi nella vita di un altro. Perché donare crea un legame, apre uno spazio e pretende – anche quando fingiamo di no – una risposta.

Ogni volta che sentiamo la parola “dono” siamo abituati a pensare a un oggetto, a un gesto cortese, ai pacchetti che, per consuetudine, ci scambiamo in occasione delle ricorrenze. Eppure donare è qualcosa di molto più radicale: è una forma di relazione, come ci ha spiegato Marcel Mauss nel suo Saggio sul dono, uscito centouno anni fa. È tutto ciò che entra nella nostra vita senza chiedere il permesso e, proprio per questo, ha il potere di cambiarla, la vita.

Come il talento: un’elargizione del destino che richiede impegno e disciplina e suscita ammirazione quanto, talvolta, invidia. O la fede, che, quando c’è, regge le nostre speranze più profonde. O ancora i gesti di cura verso gli altri, piccoli o grandi, silenziosi o evidenti, che danno un senso e una destinazione all’amore che proviamo, soprattutto quando non è previsto nulla in cambio.

Ma siamo davvero capaci di dare senza aspettarci niente? O cerchiamo sempre, fingendo anche a noi stessi, una conferma, un sorriso, un riconoscimento?

Nel numero di dicembre di Lucy. Sulla cultura proveremo a indagare tutto questo. Racconteremo il dono come promessa e come rischio; come eredità e come salto nel vuoto. Lo cercheremo nei miti, nei gesti quotidiani, nelle dinamiche economiche, nei rapporti familiari, nella spiritualità. Nella gratitudine e nel debito. Nel desiderio di essere visti e nella paura di essere fraintesi.

Perché i doni ci definiscono: sono quello che offriamo, ma anche quello che accettiamo di prendere.

E ci interrogano: cosa vogliamo di più? E cosa siamo disposti a lasciar andare?

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