La battaglia tra lavoro e riposo - Lucy
articolo

Salvatore Peluso

La battaglia tra lavoro e riposo

In collaborazione con

01 Novembre 2024

L’installazione Polyurethane Dreams al Circolo del Design di Torino è lo spunto per riflettere sul confine sempre più sfumato tra lavoro e riposo, e sulle sue conseguenze spaziali.

Are You Working Too Much? (stai lavorando troppo?), recita il titolo di una pubblicazione del 2011, edita dalla piattaforma statunitense e-flux. Si tratta di una raccolta di saggi e testi critici che interpreta il lavoro nel mondo dell’arte come l’ultima frontiera della nostra economia post-fordista e del fenomeno della precarizzazione lavorativa. Il libro osserva l’ambiente artistico con uno sguardo tutt’altro che romantico, focalizzandosi su ciò che si fa, e non sui risultati. 

Questa lettura mi torna sempre in mente quando mi approccio alle grandi manifestazioni artistiche: oltre alla proposta culturale penso a tutto ciò che c’è dietro, all’esaurimento da deadline, alle prestazioni professionali in cambio di visibilità, alle istituzioni che fanno un largo utilizzo di volontari, a chi considera vernissage ed eventi delle occasioni per fare pubbliche relazioni. A volte penso che questi eventi siano estenuanti non solo per chi li organizza, ma anche per il pubblico. Mi capita di applicare questo filtro di disillusione anche alla Torino Art Week, manifestazione che negli anni si è imposta come la più importante del panorama dell’arte italiana. Nella settimana dal 28 ottobre al 2 novembre 2024 si concentrano quattro fiere (tra cui Artissima, la più prestigiosa in Italia e tra le principali in Europa), e opening di musei, fondazioni come Merz e Sandretto Rebaudengo, gallerie e spazi indipendenti, come Franco Noero, Mucho Mas! e Recontemporary…

In questo mare di proposte c’è un luogo, il Circolo del Design, che offre un rifugio dalla frenesia e dalla pervasività del lavoro immateriale di situazioni del genere. Il centro culturale presenta in questi giorni Polyurethane Dreams, un progetto del designer tedesco Jannis Zell che riflette sulla sempre crescente ambiguità tra tempo della produttività e tempo dell’ozio – non solo nel mondo dell’arte ma in generale nelle nostre vite. L’iniziativa incoraggia i visitatori a fermarsi, fare una pausa, e confrontarsi fisicamente e mentalmente con il concetto di riposo. Il pezzo centrale in mostra è un oggetto trasformabile: una scrivania, arredo che rappresenta il lavoro in ufficio, e che può essere riassemblata per diventare un letto, luogo per eccellenza dedicato al ristoro e al sonno. Il Circolo del Design affronta la questione con una prospettiva – quello delle discipline progettuali – interessante e rivelatoria, perché la connette a situazioni ed esperienze tangibili. Ricorda quella del noto critico d’architettura Kenneth Frampton, illustrata in modo completo nella raccolta di saggi Labour Work Architecture, in cui l’analisi degli spazi e delle loro forme è strettamente legata a una disamina dei processi di produzione, oltre che a quella delle coreografie e dei rituali di chi quei luoghi li vive. 

La battaglia tra lavoro e riposo - <br />


Prendiamo un esempio (abbastanza lontano nel tempo) per illustrare questo approccio: tra il Diciassettesimo e il Diciottesimo secolo, il re Luigi XIV trasformò la sua “umile” residenza – la reggia di Versailles – nel centro del potere francese. Ogni momento della sua vita quotidiana era perfettamente pianificato e ritualizzato, lasciando poco spazio all’intimità. Anche la sua camera da letto era concepita come una sala semi-pubblica. La sua giornata iniziava con il lever du roi, una cerimonia di un’ora durante la quale il monarca usciva dal letto, si lavava, veniva vestito e pettinato e incontrava una cerchia ristretta di persone: prima i principi e pochi intimi, poi i ministri, quindi il resto dei cortigiani. Sembra che alcune persone potessero ottenere un’audizione speciale, ed entrare nel suo spazio privato quando il re svolgeva le sue funzioni corporali seduto sulla chaise percée (un gabinetto trasportabile in forma di sedia). Insomma, Le Roi Soleil aveva una routine mattutina da fare impallidire gli imprenditori contemporanei più ambiziosi, e la sua camera da letto rappresenta questa attitudine.

La battaglia tra lavoro e riposo - La camera da letto di Luigi XIV, alla Reggia di Versailles, Francia. Cartolina inviata il 20 luglio 1934<br />
Credits: Autore sconosciuto, scansione di Tylwyth Eldar. Via Wikimedia Commons<br />

La camera da letto di Luigi XIV, alla Reggia di Versailles, Francia. Cartolina inviata il 20 luglio 1934
Credits: Autore sconosciuto, scansione di Tylwyth Eldar. Via Wikimedia Commons

Andiamo avanti nella storia e incontriamo il padre della cultura della privazione del sonno: Thomas Edison. Lo statunitense è noto per aver inventato la lampadina e di conseguenza per aver introdotto la luce artificiale all’interno di moltissime abitazioni. Alcuni ricercatori hanno stimato che questa rivoluzione domestica abbia privato la vita moderna di due ore di sonno a notte. Possiamo considerare la lampadina come un oggetto di design? Beh, più di un grande progettista – da Achille Castiglioni a Ingo Maurer – l’hanno elevata a icona con i loro progetti. Possiamo quindi azzardare e definirla l’oggetto di design che più di ogni altro ha sconvolto per sempre i nostri orologi biologici. Thomas Edison era notoriamente contrario al sonno: l’inventore affermava di non dormire mai più di quattro ore a notte e che il sonno è una perdita di tempo. Aveva però l’abitudine di fare brevi pause per dormire anche durante l’orario di lavoro. Possiamo trovare svariate fotografie ritrarlo dormire nei luoghi più disparati. Questi pisolini erano però concepiti come momenti produttivi, utilizzati per stimolare la sua creatività. Si dice che Edison a volte dormisse tenendo una sfera in ogni mano, presumendo che, addormentandosi, le sfere sarebbero cadute a terra e lo avrebbero svegliato. In questo modo poteva ricordare i pensieri che si fanno mentre ci appisoliamo, e che spesso non ricordiamo.

La battaglia tra lavoro e riposo -  Thomas Edison riposa sotto un albero nel 1921, mentre il presidente degli Stati Uniti Warren Harding (seduto, a destra) legge un giornale.<br />
Credits: Everett Collection Inc/Foto d'archivio Alamy<br />
<br />

Thomas Edison riposa sotto un albero nel 1921, mentre il presidente degli Stati Uniti Warren Harding (seduto, a destra) legge un giornale.
Credits: Everett Collection Inc/Foto d’archivio Alamy

Proseguiamo con una delle più celebri storie di lavoro-dal-letto, che riguarda la luna di miele di John Lennon e Yoko Ono. I due si sposarono, in segreto e in fretta, a Gibilterra il 20 marzo 1969. Decisero però di sfruttare il potenziale mediatico di questo evento per esprimere le loro idee pacifiste e la loro contrarietà alla guerra in Vietnam. Concepirono quindi una performance lunga una settimana. Festeggiarono il loro matrimonio in una suite dell’hotel Hilton di Amsterdam, dove rimasero dal 25 al 31 marzo. Per questa occasione la coppia non si limitò a occupare la stanza, invitando ospiti e giornalisti al suo interno, ma la riprogettò completamente, trasformandola in un palcoscenico mediatico. In particolare, il letto venne collocato contro la grande vetrata dell’hotel, così mostrare la veduta panoramica sulla città di Amsterdam alle telecamere. Le immagini che più frequentemente circolano sono quelle eteree di Yoko e John sdraiati sul letto bianco, attorniati solo da fiori e una chitarra, e con i celebri cartelli “hair peace” e “bad peace”. Molto meno note sono i controcampi che mostrano gli artisti attorniati da fotografi e cameramen, per riprendere ogni loro gesto.

La battaglia tra lavoro e riposo - John Lennon e Yoko Ono al primo giorno del loro bed-in ad Amsterdam.<br />
Credits: Eric Koch / Anefo.

John Lennon e Yoko Ono al primo giorno del loro bed-in ad Amsterdam.
Credits: Eric Koch / Anefo.

Arriviamo al Ventunesimo secolo, l’epoca del lavoro immateriale e del burnout, in cui l’ufficio e la fabbrica non sono gli unici luoghi di lavoro, e in cui la distinzione tra lavoro, tempo libero e riposo ha (purtroppo) perso di senso per alcune categorie di professionisti. Possiamo trovare diverse pratiche artistiche che mettono sfruttano l’ambiguità tra lavoro e riposo, trasformando il pisolino in un atto di resistenza. Rest is resistance è il titolo del manifesto scritto da Tricia Hersey. Nel suo saggio, l’attivista e autrice afroamericana parte da alcune ricerche accademiche, secondo cui le persone di colore hanno probabilità cinque volte maggiori di dormire meno rispetto ai bianchi statunitensi – in media sei ore a notte. Questo “gap del sonno” è attribuito a forme familiari di razzismo istituzionale. La disparità di reddito impone ai neri di lavorare più ore per una paga inferiore. Le politiche abitative discriminatorie segregano i neri in quartieri troppo affollati, dove le notti sono più rumorose e i servizi sono in condizioni peggiori. Disparità di reddito (e quindi necessità di lavorare più a lungo), segregazione residenziale, abusi della polizia e maggiori tassi di incarcerazione: questi alcuni dei fattori che “tolgono il sonno” degli afroamericani secondo le analisi di istituzioni quali il Pew Research Center e la Stanford University. Queste tematiche sono state interpretate attraverso delle pratiche spaziali dalle artiste Navild Acosta e Fannie Sosa, autrici del progetto Black Power Naps/Siestas Negras. Con performance e installazione immersive, le artiste invadono spazi istituzionali – biblioteche, musei, teatri, interpretati come luoghi dedicati al lavoro culturale – e li trasformano in ambienti in cui rivendicare il potere del riposo, invitandovi a immaginare un mondo in cui l’ozio, il sonno di qualità e l’improduttività siano possibili per tutti. “Come possiamo sognare se non dormiamo?” affermano Acosta e Sosa.

La battaglia tra lavoro e riposo - Black Power Naps, vista dell’installazione a Performance Space New York, 2019<br />
Credits: Da Ping Luo, courtesy Performance Space New York<br />

Black Power Naps, vista dell’installazione a Performance Space New York, 2019
Credits: Da Ping Luo, courtesy Performance Space New York

La battaglia tra lavoro e riposo -  Black Power Naps, performance al MoMA di New York, 2023.<br />
Credits: Julieta Cervantes. Immagine digitale ©️ 2023 The Museum of Modern Art.<br />

Black Power Naps, performance al MoMA di New York, 2023.
Credits: Julieta Cervantes. Immagine digitale ©️ 2023 The Museum of Modern Art.

Cambiamo ora punto di vista e proviamo a osservare come progetti di product e interior design interpretino questa ambiguità, dando forma a nuovi rituali umani tra lavoro e riposo. Non parliamo di provocazioni, rivendicazioni o progetti sperimentali, ma di proposte commerciali nate per cogliere nuove opportunità di mercato. Guardiamo ad esempio a una nuova tipologia di arredo: il nap pod (scusate l’inglesismo, in italiano sarebbe “capsula per dormire”), una sorta di chaise longue (qui quelli radicalmente contrari all’uso di parole straniere possono usare “agrippina”, “greppina” oppure “cislonga”), coperta da una piccola cupola o dotata di divisori, così da offrire maggiore intimità in spazi aperti e condivisi. Questi nuovi prodotti assecondano un fenomeno che vede la trasformazione degli uffici in luoghi accoglienti e familiari, con una percentuale sempre maggiore di spazi dedicati al relax, al riposo e alla condivisione. I vantaggi di un pisolino pomeridiano – rigorosamente limitato a 20 minuti – non sono solo psicologici, ma anche professionali. Il pisolino fa bene anche al fatturato, e allora va bene a tutti: ai lavoratori esausti ma anche alle aziende, che possono dichiararsi più attrattive nei confronti delle figure professionali d’élite. Serve anche questa ipocrisia per allontanarsi lentamente da quella cultura tossica in cui iperproduttività e privazione del sonno sono sinonimo di successo. 

La battaglia tra lavoro e riposo - L’EnergyPod® di Metronaps® è in vendita per 18.500 dollari americani. Lo utilizzano grandi multinazionali della tecnologia come Google, Facebook e Intel.<br />

L’EnergyPod® di Metronaps® è in vendita per 18.500 dollari americani. Lo utilizzano grandi multinazionali della tecnologia come Google, Facebook e Intel.


Possiamo anche analizzare l’inversa trasformazione dell’universo domestico in un luogo di lavoro – fenomeno velocemente accelerato dal Covid: questa ha portato sul mercato dell’arredo una moltitudine di prodotti pensati per il lavoro da casa, e in particolar modo dalla camera da letto. Tra gli arredi più “innovativi” in questo senso troviamo il “tavolino da letto”, un piano che probabilmente si ispira a quelli su cui sono serviti i pasti negli ospedali. Questo arredo consente di avere piani di appoggio più o meno ampi per poter lavorare rimanendo comodamente a letto. Qui il rapporto con il lavoro quando siamo in remoto è ambiguo. Da una parte c’è il rischio di non staccare mai o di sovrapporre lavoro domestico con quello salariato, dall’altra esistono vari stratagemmi e soluzioni lavorare a ritmi più bassi o senza troppo stress. Una delle invenzioni più curiose è il mouse jiggler, uno strumento – analogico o digitale – che muove automaticamente il cursore del mouse, in modo da permettere ai lavoratori da remoto di fare altro senza apparire “non disponibili” o “inattivi” nel computer aziendale, ci permette di essere digitalmente a lavoro e spazialmente altrove.

La battaglia tra lavoro e riposo - Questo tavolino su rotelle è pensato per essere posizionato sul letto. Sui principali e-commerce se ne trovano svariate versioni e modelli.<br />

Questo tavolino su rotelle è pensato per essere posizionato sul letto. Sui principali e-commerce se ne trovano svariate versioni e modelli.

Chiudiamo il cerchio e torniamo all’Italia, al 2024 e all’installazione di Jannis Zell per il Circolo del Design. L’originalità dell’interpretazione del progetto Polyurethane Dreams sta nella sua capacità di avvicinarsi anche a tematiche ecologiche. Parliamo spesso di estrattivismo parlando di risorse naturali e territori, ma lo stesso concetto lo si può applicare anche ai nostri corpi: l’asservimento e la messa a profitto di ogni energia vitale. Il progetto guarda anche alla materialità e al ciclo di vita di elementi che rendono il sonno possibile – materassi e cuscini – realizzati nella maggior parte dei casi di poliuretano, un materiale difficilmente riciclabile. Jannis Zell si è quindi affidato alle conoscenze tecniche di Re Mat, start up innovativa fondata nel 2018, che recupera e ricicla gli scarti dell’industria del poliuretano e grazie alla cui collaborazione sono stati forniti i materiali per tutti i pezzi in mostra. Polyurethane Dreams non vuole solo riflettere sul tema ma invita tutte e tutti a praticare l’approccio proposto e trovare nuove occasioni per delimitare e ridurre il tempo che dedichiamo al lavoro, concentrandoci sul riposo e sulla sua qualità. Insomma: il pisolino pomeridiano deve essere il primo passo.

L’installazione che presenta “Polyurethane Dreams” di Jannis Zell sarà visitabile fino al 3 novembre al Circolo del Design di Torino. L’opera sarà ospitata poi nella mostra “Lecologia è sociale, in pratica”, visitabile al Circolo fino al 16 dicembre.

Salvatore Peluso

Salvatore Peluso è giornalista freelance, educatore e curatore indipendente, attivo tra Milano e Catania. A Milano è anche tra i fondatori dello spazio “DOPO?”, un centro per il lavoro culturale e la ricreazione condivisa.

newsletter

Le vite degli altri

Le vite degli altri è una newsletter che racconta di vite che non sono la nostra: vite straordinarie, bizzarre o comunque interessanti.

La scriviamo noi della redazione di Lucy e arriva nella tua mail la domenica, prima di pranzo o dopo il secondo caffè – dipende dalle tue abitudini.

Iscriviti

© Lucy 2024

art direction undesign

web design & development cosmo

sviluppo e sistema di abbonamenti Schiavone & Guga

lucy audio player

00:00

00:00