La mia montagna non c'è più - Lucy
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Francesca Robiolio Bose

La mia montagna non c’è più

Cosa significa vedere i propri luoghi inesorabilmente modificati dal cambiamento climatico? Una storia d'amore e resistenza raccontata da chi abita e frequenta Ceresole Reale.

Introduzione di Francesca Robiolio

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La mia montagna non c’è più - Ghiacciaio (2014 e 2022).

Ghiacciaio (2014 e 2022).

Nando, margaro

“E’ un peso che tutti i giorni abbiamo sulle nostre spalle, noi che viviamo di agricoltura; il nostro profitto deriva solo da questo. Da due anni siamo in ginocchio, non c’è mai stata una siccità così prolungata e distruttiva. Siamo da sempre abituati a lottare e lotteremo ancora, ma quando ti manca tutto non puoi neanche più combattere. Per colpa del clima rischio di perdere il lavoro di un anno”.

La mia montagna non c’è più - Colle del Nivolet (2018 e 2022).

Colle del Nivolet (2018 e 2022).

Franco, guida alpina

“Ho fatto la guida alpina per quarantaquattro anni a Ceresole, ho appeso le corde al chiodo solo all’età di settant’anni perché il mio corpo non mi reggeva più. A fare questo lavoro ne ho viste di cotte e di crude; disgrazie, salvataggi, morti. Adesso sono in pensione e sono vecchio, ho ottantasette anni. Mi limito a fare dei brevi percorsi ma non smetto di andare a camminare.

Amo la montagna perché sono nato qui. La mia passione è nata con me, io sono nato per questo: già da piccolo, a cinque anni, facevo il pastorello e da lì non mi sono mai più staccato. Vedere la montagna cambiare fa male, fa male al cuore. Nel 1951 ho il ricordo di un inverno molto asciutto, secco. Ma poi ho anche ricordi di grande abbondanza di neve. Ora è sempre più scarsa e la siccità ha preso il sopravvento. Rimanere in montagna è un sacrificio. Bisogna essere innamorati della montagna, è come essere innamorati di una bella donna: uno è innamorato allora si ferma e rimane lì. La montagna è molto scomoda, ma abbiamo i paesaggi più belli di tutti, bisogna amarli e rispettarli. Non andrei via da qua neanche dopo la morte, il mio ultimo desiderio è quello di svegliarmi e guardare le Levanne 1, le mie! Sarebbe un dispiacere insopportabile se mio figlio non mi lasciasse morire qui. Quello che mi rende felice è avere un figlio che non ha abbandonato la montagna. Questa è la soddisfazione più grande di tutte: un figlio che ama le stesse cose che ha amato suo padre”.

La mia montagna non c’è più - Lago di Ceresole Reale (2018 e 2022).

Lago di Ceresole Reale (2018 e 2022).

Davide, villeggiante

Davide vive a Torino, ma ha la seconda casa a Ceresole, dove torna ogni estate.

“Pur non essendo abitante di questi luoghi, come tutti gli appassionati di montagna sono preoccupato dai cambiamenti climatici. Allo stesso tempo, amo il fatto che una montagna vera come quella ceresolina non possa nascondere i cambiamenti in corso dietro a escamotage come l’innevamento artificiale. Questo aspetto, che magari oggi può sembrare uno svantaggio, secondo me è un punto di forza perché permette una presa di coscienza più rapida, e quindi un adattamento più semplice da parte della comunità montana. Ho iniziato ad andare per monti da piccolissimo. Direi che ho iniziato prima ad amare la montagna che a camminare. A sei anni risalivo i fiumi per pescare da solo per chilometri, circondato solo da boschi in Valchiusella. Da grande mi sono avvicinato alla bici da corsa che ora è passione pura. Adesso che ho tre figli e una famiglia da gestire pur di allenarmi mi alzo alle quattro di mattina”.

La mia montagna non c’è più - Sponde del lago Agnel (2017 e 2022).

Sponde del lago Agnel (2017 e 2022).

Eugenia, memoria storica di Ceresole Reale.

“Ho visto la zona cambiare completamente. I cambiamenti climatici hanno modellato un nuovo paesaggio in montagna. Una volta qui intorno era tutto innevato e i ghiacciai scendevano giù con delle lunghe lingue”.

La mia montagna non c’è più - Diga di Ceresole Reale (2022).

Diga di Ceresole Reale (2022).

Gualtiero, guardiano della diga di Ceresole Reale

“L’idroelettrico rappresenta la prima fonte di rinnovabile in Italia, con una produzione del 41% del totale. La siccità con la conseguente mancanza d’acqua comporterà un grave impatto economico legato alla produzione idroelettrica e io mi chiedo che fine farà il mio lavoro”.

La mia montagna non c’è più - Guardiaparchi (1957) e turista con stambecco (1963) a Ceresole Reale. Immagini prese dall’archivio fotografico del Parco Nazionale del Gran Paradiso.

Guardiaparchi (1957) e turista con stambecco (1963) a Ceresole Reale. Immagini prese dall’archivio fotografico del Parco Nazionale del Gran Paradiso.

Valerio, guida alpina e guardiaparco

Valerio Bertoglio è una guida alpina e guardiaparco.
Skyrunner, ha inventato le corse sui 4000 metri, con i primi record al Gran Paradiso, alla Capanna Margherita e soprattutto al Cervino.

“Mi sono appassionato alla corsa facendo atletica leggera alle superiori. Con la corsa non si guadagna da vivere quindi ho fatto il corso per diventare guardiaparco e iniziare a lavorare. Così ero sempre in giro sulle cime: guardi, cammini, corri… è così che ho iniziato a correre in montagna. Correre per me è una malattia.

Come guardia parco facevo anche la rilevazione dei ghiacciai. Ora sono tutti in contrazione. I posti dove andavi trent’anni fa oggi sono irriconoscibili. Mi sembra di vedere posti nuovi, nonostante sia passato e ripassato per quei valloni un centinaio di volte. Ma anche nel giro di dieci anni non riesci più a capire se era quello il posto dove eri stato, poi vedi il segnale che hai messo, perché si mettono dei capisaldi per misurare e da questo capisci che eri stato lì. I ghiacciai stanno fondendo”.

La mia montagna non c’è più -

Amelia, giornalaia di Ceresole

“La scorsa estate, ad agosto, sono andata a camminare al Colle del Nivolet. Qui verso fine estate quando l’erba comincia a ingiallire c’è un odore particolare, lo chiamo ‘profumo di Nivolet’; è un odore che sa un po’ di capra, è l’odore delle erbe che marciscono. Quest’anno quell’odore non si è sentito perché era talmente secco che l’erba era bruciata. Quell’odore mi piace tantissimo, mi è mancato molto non sentirlo quest’anno”.

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Sottogruppo montuoso nelle Alpi Graie meridionali, che si estende tra il Gran Paradiso e il Monte Rocciamelone.

Francesca Robiolio Bose

Francesca Robiolio è fotografa. I suoi lavori sono apparsi a Paratissima e su «Perimetro».

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