Onironautica

IL LUCERTOLONE

Sono in bagno, mi fisso i piedi. Il lavandino gorgoglia. 

Dal rubinetto sgorga, viscidissimo, un lucertolone. 

Cammino avanti e indietro per la stanza, non so che fare.

Ansimo. Il lucertolone mi fissa, poi d’improvviso il suo sguardo cambia e mi dice:

“Bagnami un po’, inutile bestia.” 

Ha ragione, mi sento inutile.

I MIEI GENITORI? 

Vedo i miei genitori ma non sono davvero i miei genitori. Il corpo non è il loro, nemmeno la pelle e i capelli. 

Mia madre è sorprendentemente giunonica, mio padre è secco come una festuca di paglia. Sono goffi: si abbracciano in modo strano, tanto strano che pare esserci un vuoto d’aria tra loro.

LE DITA E LA PIETRA

Sono in un “posto” e scavo la pietra a mani nude. 

Le mie mani hanno solo quattro dita, non ho i pollici. 

La natura, come accorgendosi della mia incompletezza, mi respinge: la terra si ritira, la pietra scappa e il posto in cui mi trovo smette di essere tale. Nulla è più, semplicemente.

L’IO NEL FUMO

Io fumo, tu fumi, egli fuma, noi fumiamo, voi fumate, essi fumano. 

Coniugo il verbo “fumare” nei vari tempi e modi. Ripeto ancora e ancora, a lungo e lentamente, come una cantilena, un’evocazione.

LA STRADA NON È UNA STRADA

Non so dove sono, né cosa faccio ma so che la strada non è davvero una strada e le vie non sono davvero delle vie. 

Non le riconosco nella loro essenza ordinaria, non sono integrate nel paesaggio circostante: sono altro, non appartengono a questo mondo. Sono separate da tutto il resto.

I SERPENTI NEL LETTO

Mi siedo in una stanza vuota, piena di finestre. 

Sul letto strisciano dei serpenti. 

Cammino lungo un sentiero molto stretto, scivolo in un burrone. È buio, non vedo nulla finché una luce non me li mostra ancora: eccoli, i serpenti nel letto. 

Parlo, non ricordo di cosa ma sono coinvolta dalla conversazione, d’un tratto mi giro e ci risiamo: i serpenti nel letto sono lì. 

E poi ancora: i serpenti nel letto, i serpenti nel letto, i serpenti nel letto.

LE POZZE 

Nel mio giardino, il prato è incolto e selvatico e fa spazio al centro a due meste pozze d’acqua da un metro ciascuna.

Le persone che le riempiono sembrano felici. 

Pelli bruciate, seni gommosi, pance prominenti si fanno spazio nella calca, tra il caldo e il chiasso. 

Io non cerco un posto. Guardo tutto da lontano.