Neal Brennan: Blocks - Lucy
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Neal Brennan: Blocks
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Letto, visto, ascoltato

Giada Arena

Neal Brennan: Blocks

Hai un pessimo monologo interiore? Allora potrebbe piacerti l’ultimo speciale comico di Neal Brennan.

Amo molto la stand-up comedy, ma non mi fa ridere quasi mai. Sono il tipo di persona che va agli spettacoli e poi se ne sta in un angolo impassibile, con le braccia incrociate, in attesa di sentire qualcosa che non abbiano già detto Sarah Silverman o Louis CK quindici anni fa. 

Così, quando mi imbatto in qualcosa che riesce a catturare la mia attenzione, mi esalto e inizio a parlarne con chiunque mi stia intorno: è quello che è successo con l’ultimo speciale comico disponibile su Netflix di Neal Brennan, Blocks

Autore di Dave Chappelle da venticinque anni, non troppo tempo fa è emerso dal dietro le quinte per diventare una delle voci più riconoscibili di quella che lui stesso definisce traumedy, una comicità-confessione in cui gli eventi più traumatici della propria esistenza vengono sezionati e dissacrati, in un continuo saliscendi tra risata e lacrimuccia. Nel 2018 è stato Nanette di Hannah Gadsby a portare questa nuova forma di stand-up al grande pubblico, mentre tra gli special più recenti non si può non citare Rothaniel di Jerrod Carmichael, con cui il comico ha fatto coming out.

“Ho un pessimo monologo interiore”, dice Brennan, ma sa portarlo in scena con una maestria che pochi altri hanno. E in effetti il grande valore di questo spettacolo è nel fotografare in modo non scontato la vita di una persona che è affetta da anni da una grave depressione e si sente sola al mondo. L’unica terapia che sembra funzionare è “una busta di funghetti e Ace Ventura: l’acchiappanimali”: come ti capisco, caro Neal.

Certo, il punto di vista è molto americano, ma va bene così: il modo in cui racconta le contraddizioni della sua comunità di appartenenza, quella degli “uomini bianchi liberali”, è esilarante. Sono un po’ stufa del dominio maschioeterobianco della comicità, ma Brennan è un osservatore acuto e con la sua scrittura brutale riesce a sfuggire alle dinamiche più logore dei suoi colleghi.

Forse, per farmi ridere, la stand-up comedy deve farmi anche un po’ piangere.

Giada Arena

Giada Arena è creative strategist e autrice di Lucy. Il suo podcast si chiama nuda e cruda.

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