Patagonia - Lucy
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Patagonia
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Letto, visto, ascoltato

Matteo Grilli

Patagonia

Nel film d'esordio di Simone Bozzelli la storia d'amore tra Yuri e Agostino si riverbera in uno spazio ostile e feroce che stupisce lo spettatore.

12 Settembre 2023

L’amore è una terra desolata,  la conoscono bene i protagonisti di “Patagonia”, esordio alla regia di Simone Bozzelli, autore di ottimi cortometraggi e di un famigerato videoclip dei Måneskin – per ora il loro migliore.

Il rapporto tra i due protagonisti, Yuri e Agostino, è ad altissimo rischio PRSD, ovvero “past relationship stress disorder”: quasi impossibile non rispecchiarsi in questi due abitanti della parte più malmessa e feroce della landa amorosa, quella dove tra le lamiere taglienti delle ferite passate spuntano piante infestanti di codipendenza affettiva, manipolazione, bugie.

Ogni cosa è votata alla distruzione, poco alla speranza, ma sotto il loro spaventoso rapporto qualcosa inizia a crescere. E nonostante l’ostilità del terreno che abitano.

Il film è ambientato nella landa selvaggia per eccellenza (in alcune zone delle Marche viene definita “Lu’ regn’”, il regno), ovvero l’Abruzzo. Utilizzando con sapienza e gusto il supporto analogico della pellicola, Bozzelli cattura lo spietato centro-sud Italia come il miglior Tobe Hooper ha fatto con il cuore deforme dell’america in “Texas Chainsaw Massacre”: fermate del bus perse nel nulla cosmico, rave infiniti che si svolgono a due passi dal casolare di un contadino, la candida ferocia dei bambini. 

Tutto tagliente, affascinante, e innovativo tra gli ottocentomila film ambientati vicino / dentro / nei pressi della capitale. Una storia, quella di “Patagonia”, fatta di assoluta disperazione, amore e abuso interlacciati al punto da fondersi e confondersi: una terra come l’Abruzzo la accoglie ad artigli aperti. Il regista cita tra le sue influenze Paul Morrissey, e si sente: “Patagonia” è anche una crasi concettuale della trilogia “Flesh”, “Trash” e “Heat” – tre concetti incarnati da personaggi e luoghi.

Molto bravi Andrea Fuorto e Augusto Maria Russi, anche qui due volti, due voci e due corpi che assorbono storia e terra e si strusciano, sbavano,  con una cautela disarmante, si accarezzano sapendo di ferirsi e ferire – mentre, sullo sfondo, il meraviglioso universo del rave gli promette una fuga impossibile, a cui fino alla fine quasi credi, pur sapendo (anche qui, PRSD) che non accadrà mai.

Un ottimo esordio: speriamo faccia infestare il cinema italiano di nuovi, strani, fiori.

Matteo Grilli

Matteo Grilli è social media manager di Lucy e scrittore. Il suo ultimo romanzo è Muori Romantica (effequ, 2023).

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