Iconografie XXI
23 Maggio 2024
Tra torte sesquipedali, finti aiuti umanitari e confuse rivendicazioni di patti più o meno nazionali, quando la politica si metta a tavola non è mai davvero neutra.
Tutte le grandi trasformazioni che ci hanno condotti a essere chi siamo oggi sono state scandite anche dal nostro rapporto con il cibo: la rivoluzione agricola che ha fatto nascere le prime civiltà, il “che mangino brioches” – attribuito a Maria Antonietta – che ha trascinato l’ancien régime sulla ghigliottina, le grandi carestie dei secoli scorsi che influenzano ancora il presente – la Grande carestia irlandese del 1845-52 ci ha dato la dinastia Kennedy negli Stati Uniti, l’Holodomor ucraino è oggi più che mai al centro di violente polemiche.
La strumentalizzazione del cibo a uso politico è diffusissima. Si usa il cibo per fare propaganda, puntando a costruire una comunità mediante la politicizzazione di quello che mangia e si usa il cibo per controllare e disciplinare la comunità stessa. Il cibo, indispensabile e forse per questo così incline a farsi simbolo, è oggetto di contesa nelle nostre società. Abbiamo scelto dieci foto per dieci momenti che negli ultimi anni hanno reso particolarmente evidente questa dinamica.
Israele, novembre 2023
Pochi giorni dopo gli attacchi del 7 ottobre in Israele, il McDonald’s locale ha annunciato l’intenzione di offrire sconti e distribuire pasti gratuitamente ai soldati dell’esercito israeliano “impegnati nelle operazioni contro Hamas nel sud del paese”. La notizia ha provocato una reazione accesa da parte degli altri franchise di McDonald’s in paesi mediorientali o musulmani: i rami dell’azienda in Kuwait, Pakistan, Malaysia e Oman hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali in cui prendevano le distanze dall’iniziativa; altri McDonald’s ancora hanno donato a organizzazioni che forniscono aiuti umanitari a Gaza. La decisione di McDonald’s Israele, per quanto fosse solo un’iniziativa locale, ha finito per politicizzare il nome dell’azienda, scatenando nel mondo arabo una campagna di boicottaggio, che in seguito è stata ripresa da BDS – il movimento internazionale per il boicottaggio di Israele – e si è estesa anche all’Occidente. Secondo il CEO di McDonald’s Chris Kempczinski, in diversi mercati mediorientali l’impatto della guerra e delle campagne di boicottaggio sarebbe stato significativo.
Washington D.C., USA, gennaio 2019
Una delle immagini più iconiche per quanto riguarda l’uso politico del cibo nel XXI secolo – e forse una delle più iconiche di questo inizio di XXI secolo in generale – ritrae l’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump nella Casa Bianca in posa sotto un ritratto di Abraham Lincoln di fronte a una tavola imbandita con solo cibo di fast food. L’occasione era il ricevimento tenuto il 14 gennaio 2019 per i Clemson Tigers, squadra di football americano che aveva appena vinto il campionato universitario statunitense; Trump aveva accolto la stampa annunciando: “abbiamo pizze, trecento hamburger e molte patatine, tutti i nostri cibi preferiti”. Secondo il giornalista Chris Cillizza quello era stato il climax dello “strano amalgama di cultura alta e cultura bassa americana” rappresentato da Trump: una stanza con Lincoln, i candelabri, l’argenteria e i Big Mac. In realtà la scelta del fast food era un trucco per non far notare l’assenza dei cuochi della Casa Bianca – in quei giorni era infatti in corso uno shutdown del governo federale perché Democratici e Repubblicani non trovavano l’accordo sul tetto al debito statunitense.
Guadalajara, Messico, aprile 2020
Che siano indipendentisti, islamisti, signori della guerra o della droga, l’ambizione principale di ogni movimento insurrezionale è quella di sostituirsi ai governi in carica: per fare ciò, devono mostrarsi più capaci del governo nel rispondere ai bisogni dei cittadini, partendo da quelli primari. Uno dei modi con cui cercano di farlo sono le distribuzioni alimentari, specialmente in momenti e contesti di difficoltà in cui tali iniziative possono fare la differenza per la popolazione. Tra il 2014 e il 2015, ad esempio, lo Stato Islamico aveva l’abitudine di rubare gli aiuti umanitari per i civili raccolti dalla Mezzaluna Rossa e dal World Food Programme, apporre il proprio logo sui pacchi per coprire quello delle Nazioni Unite, e distribuirli agli abitanti di Raqqa. Nel 2020, durante la prima fase della pandemia dal COVID-19, si è visto un picco di distribuzioni alimentari di gruppi criminali che sfruttavano le difficoltà degli Stati per conquistarsi legittimità: particolarmente interessante è quella organizzata da Alejandrina Giselle Guzman, figlia dell’ex capo del cartello di Sinaloa, Joaquin Guzman detto “El Chapo”, che nell’aprile 2020 ha organizzato una distribuzione di cibo e dispositivi anti-Covid nella città messicana di Guadalajara, in pacchi marchiati con il volto del padre.
Italia, febbraio 2019
La società italiana è ossessionata dal cibo e l’uomo politico che ha giocato più di tutti con questa ossessione in tempi recenti è Matteo Salvini, che ha reso il cibo un elemento centrale della propria propaganda politica. Il cibo aiuta Salvini a sembrare un “uomo del popolo” quando prepara la pizza in casa, gli conferisce un’aria familiare con i luoghi che visita quando assaggia i piatti tipici (qualcosa di simile alla sua abitudine di indossare le felpe con i nomi delle varie località), lo erge a difensore della tradizione quando si scaglia contro ogni tipo di innovazione culinaria, anche immaginaria. In questa visione il cibo italiano tradizionale – un concetto usato strumentalmente dal populismo di destra – sarebbe sotto attacco da parte dei nemici dell’italianità, principalmente gli immigrati (spesso musulmani, che non mangiano maiale e che non vogliono che i loro figli lo mangino nelle mense scolastiche) e l’Unione Europea globalista (che vuole farci mangiare la famosa farina fatta con gli insetti con la scusa della lotta al cambiamento climatico). Se un tempo era una strategia elettorale, oggi questo tipo di retorica è una politica ufficiale del governo italiano, come dimostra la rinominazione da parte del governo Meloni del Ministero dell’agricoltura in Ministero della Sovranità alimentare.
Newcastle, Gran Bretagna, maggio 2019
Il milkshaking è una nuova tecnica di contestazione politica che consiste nel lanciare milkshake addosso a esponenti politici. Il primo caso è stato registrato nel marzo 2019 e ha visto come vittima il parlamentare conservatore australiano Fraser Anning: la viralità del video che ha catturato quel momento ha dato un nome alla pratica e creato una serie di imitatori nel mondo anglofono. Nei mesi e negli anni successivi, i milkshake hanno colpito politici di estrema destra come il co-fondatore della English Defence League Tommy Robinson e soprattutto l’allora leader del Brexit Party Nigel Farage. A quel punto da parte degli ambienti di destra e dei media britannici c’è stato il tentativo di far passare tale forma di contestazione come un pericoloso atto di violenza, con azioni repressive paradossali: nel 2019 un comizio di Farage nel Kent è cominciato in ritardo perché erano state avvistate delle persone “armate di milkshake” tra il pubblico, mentre in un’altra occasione a Edimburgo la polizia ha vietato al McDonald’s locale di vendere milkshake prima e dopo un comizio di Farage. Il milkshaking è impossibile da fermare – non solo non è un’arma, ma a differenza di altri cibi usati nelle contestazioni politiche, come le uova e i pomodori, non è neanche inusuale da portare in giro.
Londra, Regno Unito, ottobre 2022
Una delle forme di protesta più d’impatto nate negli ultimi anni è quella sviluppata da gruppi attivisti per il clima come Ultima Generazione, Just Stop Oil o Stop Fracking Around, che dal giugno 2022 ha cominciato a usare il cibo (in genere zuppe di legumi o salsa di pomodoro) per imbrattare opere d’arte nei musei più importanti del mondo: dal Seminatore al tramonto e i Girasoli di Van Gogh ai Covoni di Monet. Si tratta di azioni simboliche – gli attivisti scelgono apposta opere protette da vetri che evitano qualsiasi tipo di danno al quadro bersagliato – con cui si vuole attirare l’attenzione sul cambiamento climatico mostrando la scarsa importanza che viene data alla tutela del pianeta rispetto alla tutela di un quadro. Phoebe Plummer, una delle due attiviste di Just Stop Oil che ha tirato della zuppa di pomodoro a i Girasoli di Van Gogh esposto nella National Gallery di Londra, ha spiegato come l’azione sia parte di una strategia per “continuare a parlare dell’impatto dell’uso di petrolio e gas nel Regno Unito”.
Kiev, Ucraina, gennaio 2023
Nel gennaio 2023 Kyrylo Budanov, capo dell’intelligence militare ucraina, ha festeggiato il suo trentasettesimo compleanno tagliando una torta particolare: raffigurava una mappa della Russia smembrata e divisa tra gli stati confinanti. La torta di compleanno di Budanov esemplifica un sentimento che – poggiando su istanze “antimperialiste” e “anticolonialiste” – vede l’attuale Federazione Russa come una nazione impossibile da democratizzare, indipendentemente dal futuro di Putin e del putinismo. Quella di Budanov non è la prima torta “politica”: già nel 2019 il nazionalista russo Zhirinovsky aveva festeggiato il suo compleanno con una torta a forma di Ucraina, tagliandola in modo da evidenziare i territori che secondo lui avrebbero dovuto essere annessi alla Russia.
Stati Uniti, luglio 2023
Il gelato è diventato nel tempo uno dei punti cardine della mitologia politica di Joe Biden. Ascoltando i vari aneddoti raccontati negli anni dal presidente statunitense si nota come la passione per il gelato sia una costante nella sua vita, qualcosa a metà tra comfort food e un amico fidato che lo ha accompagnato dall’infanzia all’età adulta: il giovane Biden che mangia un chilo di gelato Breyers ogni domenica mentre guarda Lessie in televisione, il Biden adulto che divide un gelato con la madre anziana ogni sera prima di andare a dormire. Le visite alle aziende che producono gelati sono l’appuntamento istituzionale preferito di Biden, che in una visita alla sede centrale della Jeni’s Splendid Ice Creams nel 2016 – quando era vicepresidente – disse: “Ciao, mi chiamo Joe Biden e amo il gelato”. Il gelato, ovviamente, non è solo gelato: è un simbolo. Accessibile a tutte le classi sociali, legato ai ricordi felici dell’infanzia e simbolo novecentesco di un’economia in crescita, mangiare il gelato significa essere un politico “della gente”. Il gusto preferito di Biden è la vaniglia: come ha scritto Yair Rosenberg su «Atlantic», “un gusto che magari fa impazzire pochi, ma che non fa arrabbiare nessuno”.
Arcore, Italia, settembre 2022
Il 29 settembre 2022 Silvio Berlusconi ha compiuto 86 anni, gli ultimi da lui festeggiati. Per l’occasione un gruppo di amici e collaboratori si è riunito nella residenza di Arcore per una festa privata. Tra i dettagli della festa, a catturare maggiormente l’attenzione sui social è stata la torta di compleanno a quattro livelli, ognuno dei quali rappresentava una della “vite” di Berlusconi: partendo dal basso troviamo il livello dedicato al calcio, con gli stemmi di Milan e Monza; poi il livello “politico”, con il simbolo di Forza Italia; il livello “imprenditoriale”, con i loghi delle reti Mediaset e della Mondadori, in rappresentanza della carriera nell’editoria e nei media; il livello “edilizio”, con delle casette e degli alberelli per gli esordi nel settore immobiliare. In cima, per finire, c’era un globo terrestre che ricordava le insegne imperiali del Sacro Romano Impero.
Shanghai, Cina, aprile 2022
Durante la pandemia di COVID-19, il governo cinese ha adottato una strategia di contenimento dei contagi detta “Covid Zero”, fatta di severissimi lockdown durante i quali le autorità statali si erano prese in carico la distribuzione di cibo a domicilio, così da garantire il rispetto delle restrizioni, e dimostrare l’impegno attivo del Partito per la tutela del benessere collettivo – la stessa dinamica di cui abbiamo parlato per quanto riguarda le distribuzioni alimentari dei gruppi armati. Nonostante il generale successo di queste misure emergenziali, non sempre tutto è andato secondo le previsioni: l’enorme popolazione delle città messe in quarantena ha reso inevitabili ritardi ed errori logistici, che a loro volta hanno creato situazioni problematiche – cibo che veniva distribuito in ritardo o non veniva distribuito proprio. Sia per protestare contro questi errori, sia per dimostrare gratitudine al governo quando le cose filavano lisce, i cittadini cinesi in lockdown hanno usato il cibo: nel dicembre 2021, durante il lockdown di Xi’an, è diventato virale sui social un trend in cui gli utenti creavano figure antropomorfe con le verdure ricevute dall’amministrazione, mentre nell’aprile 2022, durante il lockdown di Shanghai, i cittadini protestavano contro i ritardi negli approvvigionamenti postando foto di spiedini immaginari in cui al posto della carne c’erano fogli di carta con scritto “pollo”, “agnello” e “manzo”.
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