Ascesa e declino di "Muschio Selvaggio" - Lucy
articolo

Jonathan Zenti

Ascesa e declino di “Muschio Selvaggio”

18 Marzo 2024

ll podcast spregiudicato e ironico creato da Fedez e Luis Sal ha cambiato faccia dopo il litigio dei due fondatori. La sua nuova identità – più aggressiva, mascolina, seriosa – non ha mai davvero funzionato. Un'analisi delle grandezze e delle miserie dello show che ha fatto scoprire i podcast al grande pubblico italiano, ora che ne è stata annunciata la fine.

Muschio Selvaggio sta per chiudere. Il podcast audio e video fondato da Luis Sal e Federico Lucia in arte Fedez, e oggi condotto da Fedez e da Davide Marra, ha davanti a sé ancora un paio di puntate, che sono già state registrate.

Poi andrà in pausa a tempo indeterminato, almeno fino a quando non si sarà risolta la controversia legale tra i due proprietari dell’idea e del marchio, Fedez e Luis, dopo il litigio che li ha allontanati.

Nell’introduzione alla puntata numero 145, con ospite il trapper Medy Cartier, Fedez e Marra dichiarano a più riprese di voler portare avanti il progetto, dicono di voler comprare le quote che in questo momento non hanno, stanno attenti a non nominare Luis Sal, dicono anche che il podcast ora come ora “non ha molto valore”.

Fedez dice che “si chiama ancora Muschio Selvaggio, ma ha preso inevitabilmente e naturalmente una connotazione diversa”. Perché ostinarsi a chiamarlo così, allora? A chiusura dell’annuncio, Fedez chiede a Marra: “Ma condurre Muschio Selvaggio fa scopare di più?”. Risposta di Marra: “Sì”. Domanda di Marra: “Fedez, condurre Muschio Selvaggio ti fa amare di più dagli Italiani?”. Risposta di Fedez: “No”. Uno scambio iperrealista con un tocco di vittimismo, che riassume bene cos’è diventato Muschio Selvaggio nella sua seconda vita.

Pochi secondi prima di iniziare a scrivere questo articolo è passato tra le mie storie di Instagram un video di Fedez. Non so se l’algoritmo mi abbia fatto vedere quella storia dopo aver spiato il titolo del file di Google Drive dove stavo iniziando a scrivere.

Nel video Fedez mostra una provetta da ambulatorio piena di un liquido. Seduto su un divano alle sue spalle c’è Davide Marra, il secondo host del podcast nell’ultima stagione, che, con un mezzo sorriso, scrolla a sua volta il telefono. Fedez si rivolge ai fan del podcast: “Vi ricordate questa provetta?”. Io sì, certo me la ricordo! È una reliquia del terzo episodio, online dal 28 gennaio 2020. Ospiti nello studio verde muschio del podcast erano la trapper Chadia Rodriguez e l’“esperta di squirting”, oltre che insegnante di Yoga e Tantra, Maura Gigliotti. E quella provetta era piena del liquido eiaculatorio di Gigliotti, che, come ricorda Fedez nella sua story, disse di averlo raccolto “schizzando su una teglia da forno”.

Mi ricordo di quella puntata perché ho iniziato a guardare Muschio Selvaggio dall’esordio e sono inizialmente stato, se non un fan, almeno un attivo sostenitore. All’epoca non c’erano ancora i podcast con l’ospite, quelli che nel settore si chiamano “chat show”, le lunghe sedute davanti a un microfonone dinamico in cui dei conduttori parlano a ruota libera per almeno un’ora intorno a un tema.

I contenuti che occupavano le classifiche italiane erano ancora di due soli tipi: i podcast motivazionali e di crescita personale, condotti da coach, psicologi o marketer, e i podcast narrativi, meglio se serializzati, distribuiti anche al di fuori della solite piattaforme per podcast (Audible, che ha un’applicazione indipendente a cui si accede con un pagamento, aveva da un paio d’anni messo sotto contratto Matteo Caccia e Pablo Trincia, due noti narratori audio).

Il tipo di contenuto che Muschio Selvaggio provava ad imitare andava invece di moda già da un paio d’anni negli Stati Uniti, trascinato dal successo di show come The Joe Rogan Experience, anche se il modello a cui si rifacevano era più esplicitamente ImPaulsive, condotto dall’influencer, lottatore e video creator Logan Paul. 

“Mi ricordo di quella puntata perché ho iniziato a guardare Muschio Selvaggio dall’esordio e sono inizialmente stato, se non un fan, almeno un attivo sostenitore”.

C’era un motivo molto tecnico per cui quei contenuti, i video podcast di conversazione, in America stavano spopolando. Nel corso dei secondi anni Dieci la piattaforma di streaming video YouTube aveva deciso di far pesare la propria posizione dominante nel mercato rendendo la monetizzazione dei contenuti più difficile, meno accessibile e meno redditizia per chi faceva i video.

Gli youtuber statunitensi, per poter fare soldi con i loro video, dovevano prima iniziare a raggiungere un numero minimo di iscritti al canale e di ore di visualizzazioni per contenuto, e una volta superate queste soglie, il margine di profitto che i creator potevano fare sulla pubblicità era comunque molto ridotto. 

Inoltre, per tutelare gli inserzionisti, era iniziato anche un controllo molto serrato sui contenuti, e alcuni creator che pubblicavano video che non erano “brand safe”, come immagini di persone morte, scherzi pericolosi o maltrattamenti di animali per i quali erano diventati famosi sulla piattaforma, avevano cominciato ad avere blocchi e limitazioni. Tra questi anche Logan Paul, che a partire dal 2017 aveva avuto più volte l’account sospeso per aver pubblicato contenuti che violavano i nuovi termini e condizioni della piattaforma. 

Per questa ragione nel 2018 molti youtuber avevano iniziato a guardare al podcast come alla tecnologia di diffusione migliore: lì i controlli erano quasi totalmente assenti, c’era molta concorrenza tra le piattaforme tecnologiche, c’era, al contrario di YouTube, una separazione tra la piattaforma su cui si caricavano i contenuti e i player che gli utenti usano per ascoltare  – e quindi meno controllo, e anche se il pubblico era più ristretto di quello dei video era molto più fidelizzato, e soprattutto garantiva una fetta della torta della pubblicità molto più ampia. 

Quindi youtuber come Joe Rogan e Logan Paul hanno iniziato a spalmare su più piattaforme i loro show: prima pubblicavano le puntate in audio attraverso un podcast, ottimizzando il più possibile la raccolta pubblicitaria, poi pubblicavano su YouTube degli spezzoni promozionali dell’episodio e poi, quando gli ascolti nell’ecosistema audio cominciavano a calare, pubblicavano il video intero della registrazione del podcast su Youtube, raccogliendo le ultime briciole. 

Di tutto questo a Muschio Selvaggio non sapevano niente: il loro motto deve essere stato “facciamo ImPaulsive italiano, però verde”. Tant’è che nelle prime settimane il podcast, in audio –  cioè distribuito sulle piattaforme d’ascolto attraverso la tecnologia del feed RSS –  non era nemmeno disponibile, ci è arrivato solo un mese più tardi. C’erano solo i video su YouTube. 

Mi ricordo della puntata con la provetta di squirt soprattutto per la performance situazionista di Luis Sal, youtuber ironico e surreale, primo co-host di Muschio Selvaggio e a oggi ancora proprietario dell’altra metà del brand. Mentre Fedez era tutto concentrato sulla questione dell’eiaculazione femminile, e raccontava aneddoti di avventure con ragazze che avevano “squirtato” rendendo inabitabili i materassi delle stanze degli hotel in cui dormiva, Luis Sal, per tutta la puntata, aveva continuato a mangiare ininterrottamente e vistosamente delle piadine, mentre la maestra cercava di spiegargli la differenza tra l’urina e il liquido nella provetta. Il pasto finiva poi con una degustazione di biscotti allo squirt: Luis Sal ne prende un morso: “È un biscotto”.

Non sappiamo di chi sia stata l’idea originale di Muschio Selvaggio, e non lo potremmo sapere ora che i due fondatori hanno litigato e c’è una battaglia legale sulla proprietà del marchio che sta mettendo in discussione l’esistenza del progetto.

Visto da fuori, l’impressione è che l’impronta formale, estetica e creativa sia da attribuire a Luis Sal, mentre i contenuti e la lista degli ospiti a Fedez. In ogni caso, di chiunque sia la paternità dell’idea, oggi possiamo dire che l’avvento di Muschio Selvaggio ha avuto tre grandi meriti.

Fedez ha portato nel podcast il pubblico di massa dei social media, in un modo che fino ad allora inedito. I grandi podcast di successo, come Veleno di Pablo Trincia o Morgana di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri, avevano portato l’ascolto podcast a un piano popolare ma ancora in qualche modo selezionato, sofisticato: appassionati di indagini narrative o di racconti legati al femminismo.

Con Fedez scopre i podcast chi ride per i rutti, la palestra, “i transessuali” e lo squirt (tenete presente che nei primi mesi del 2020 non era ancora iniziato il lavoro sull’identità attivista e benefica portata avanti, a partire dalla pandemia, da Fedez e dalla moglie Chiara Ferragni).

E per un settore che vive di massa di numeri come quello del podcast, è stata una iniezione di pubblico di cui c’era bisogno. Luis Sal porta invece in dotazione un pubblico di YouTube molto giovane di età, è cresciuto con lui, che è nato nel 1997, e che già da adolescente ha cominciato a deturnare in chiave situazionista i tormentoni, le challenge e le sfide che andavano forte sui canali degli altri youtuber, come dimostrano benissimo i video “La tazza da 2,5 Kg di Corn Flakes”, in cui Luis Sal inizia una tipica mukbang alimentare ma finisce a dover andare a espellere tutto sul water prima di finire la ciotola, o l’istituzionale “ciao Mi chiamo Luis”, che parte come video introduttivo di un profilo ma diventa subito una canzone trap con video girato a petto nudo in cui mangia in giro per Bologna. 

“Con Fedez scopre i podcast chi ride per i rutti, la palestra, ‘i transessuali’ e lo squirt”.

Quando arriva Muschio Selvaggio, Luis ha 22 anni, YouTube nel frattempo è cambiato e con esso anche il suo pubblico, ora in cerca di nuove piattaforme. Luis Sal porta nel podcast  un tocco artistico, aggiungendo al prodotto di Fedez una sfumatura surreale. E dopo i mesi di pandemia si aggiunge alla ricetta un altro inaspettato ingrediente, che è Martìn Sal, fratello di Luis, che diventa co-host del podcast.

Martìn è un elemento anomalo, che aumenta il livello di straniamento delle interviste. Diversissimo dal fratello, è un topos degli opposti, è l’amico che tutti abbiamo avuto, quello che ci mette dieci minuti a rollarsi una sigaretta di tabacco e che quando meno te lo aspetti tira fuori una citazione da qualche filosofo romantico tedesco. Se per il pubblico di educazione medio alta che ascolta i podcast Fedez è solo un influencer e Luis Sal è solo uno youtuber, su Martìn in qualche modo l’alzata di sopracciglio si deve fermare.

Questo magico equilibrio arriva al suo apice nell’episodio “Le parole sono importanti”, ospiti gli artisti performativi Antonio Rezza e Flavia Mastrella. L’amalgama degli ingredienti è simile a quella che si potrebbe creare al tavolo di un bar in cui Gesù Cristo scende dal cielo per giocare a briscola con alcuni vecchi pensionati bestemmiatori.

Luis e Fedez ammettono di non sapere bene chi siano i due mostri sacri davanti al microfono. Per ragioni anagrafiche non hanno mai visto Troppolitani nelle ore tarde su Raitre, per ragioni culturali o politiche non li hanno mai visti esibirsi nei contesti di lotta e presidio, non li hanno mai visti a teatro.

Rezza e Mastrella sono perfettamente consapevoli della situazione in cui qualcuno –  probabilmente Martìn –  li ha infilati, e si mettono a disposizione del gioco. E il risultato è un video di 53 minuti in cui ogni secondo è inaspettato: parlando della motivazione a lottare per i diritti civili, Luis Sal introduce un suo ragionamento con “Lo dico da palestrato”;  all’invettiva, da parte di Rezza, su una “legge ingiusta contro la quale insorgere”, Luis Sal risponde con “Mi piace. Mi dissocio ma mi piace”.

L’alchimia prosegue tra bassi e alti per un altro centinaio di episodi fino al tragico Sanremo del 2023. Fedez e Luis portano il format su Raiplay e in pillola su Raidue, in un accordo complessivo tra la RAI e i Ferragnez come coppia, dove Chiara Ferragni era co-presentatrice del Festival e il marito Fedez partecipava con diverse incursioni.

La tensione tra i coniugi Ferragni cresce però durante le serate del festival ed esplode in una piccola tragedia immortalata e pubblicata su tutti i giornali, e che viene raccontata poi nell’ultima puntata del reality I Ferragnez di Amazon Prime, dove si intravede un Luis Sal decisamente infastidito assistere a un battibecco tra la coppia durante una festa dopo Sanremo. Nelle settimane successive il podcast non esce.

Fedez inizia un altro podcast di marketing e finanza da solo, Wolf, mentre Luis Sal fa uno dei suoi video surreali, in solitaria: una recensione dei migliori croissant francesi in mezzo alle cariche della polizia durante le proteste di quei giorni. Il 20 marzo, un mese e mezzo dopo, esce una puntata con Fedez come unico host: mancano Luis e Martìn Sal. È chiaro a tutti che una rottura tra i due deve esserci stata, ma nessuno sa ancora perché.

“L’amalgama degli ingredienti è simile a quella che si potrebbe creare al un tavolo di un bar in cui Gesù Cristo scende dal cielo per giocare a briscola con alcuni vecchi pensionati bestemmiatori”.

Dopo qualche episodio in solitaria, inizia a comparire Davide Marra, uno dei fondatori di Il Cerbero Podcast, un format nato questa volta su Twitch – piattaforma di live streaming nata per seguire chi gioca ai videogame ma poi diventata anche una piattaforma di contenuti – che prevede un approccio più live e performativo rispetto a YouTube. E Il Cerbero Podcast è sempre stato considerato controverso, ha avuto il canale bannato più volte per contenuti espliciti o per battute pronunciate da ospiti che contenevano parole offensive e che loro stessi, in una nota intervista su «Domani», si definiscono “provocatori che non hanno paura” di dire la loro.

Nel frattempo aumenta la curiosità rispetto all’assenza di Luis Sal, e Fedez pubblica un video spiegone dal titolo “Che fine ha fatto Luis” in cui dà la sua versione rispetto all’allontanamento di Luis Sal dal progetto.

A distanza di qualche giorno, sullo stesso canale di YouTube, di cui evidentemente i due litiganti condividevano ancora la password, esce il video che racconta la versione dell’altra campana, dal titolo luisaliano “Eccomi qui”, in cui Luis dice di non essere disposto a prender parte a “il giochino che Federico è bravo a fare”, e divenuto celebre per la frase “dillo alla mamma, dillo all’avvocato”.

Questa prima tenzone pubblica sembra insomma vincerla Sal, con il suo video che fa 7 milioni di visualizzazioni a fronte dei tre di quelli di Fedez. E inizia in questo momento anche la battaglia legale per la proprietà di Muschio Selvaggio, che si scopre essere una società compartecipata al 50% da Luis e Federico con una clausola-roulette russa inserita nell’accordo: senza entrare nei tecnicismi, diciamo che in caso di lite gli scenari giuridicamente possibili sono solo 2, o il podcast diventa tutto di Luis Sal, o diventa tutto di Fedez, le quote non possono essere cedute a terzi finché la controversia non è conclusa.

A questo punto sarebbe stato opportuno – e forse corretto – sospendere il progetto. Fedez invece prova una operazione di forza e prosegue Muschio Selvaggio da solo sostituendo definitivamente Luis Sal con Davide Marra del Cerbero.

E il podcast “inevitabilmente” cambia, come dicono i due host. Cambia la sigla che viene sostituita da un generico stacchetto di richiamo disneyano, lungo solo qualche secondo. Cambia l’estetica del podcast, anche perché il look mohicano-cyberpunk di Marra – treccine extension dai colori fluo, canottiere e bicipiti in vista, sectum vistoso e tatuaggi traditional con nativi americani – che risulta naturale nel contesto domestico neon-gamer del Cerbero, stride invece con il betulla muschiato hipster dello studio. I temi e gli ospiti non cambiano molto, ma cambia radicalmente il modo di affrontarli. 

Il surrealismo di Sal non c’è più e ha lasciato il posto alla solidità di piombo del “contenuto”. Nella narrazione in cui sono impegnati in questi giorni Marra e Fedez rispetto a come in questi ultimi mesi hanno trasformato e migliorato il progetto, continuano a ripetere su diverse piattaforme che il loro merito è di aver portato “i contenuti”, una maggiore serietà nell’approccio di oggi rispetto al passato. I contenuti però c’erano già, ed erano portati, allora come ora, dagli ospiti. Erano quelli che Luis Sal, nel video “Eccomi Qui”, chiamava “argomenti”. Quello che è cambiato è il modo di affrontarli. 

Prendiamo ad esempio il tema “complottismo”. Nell’era di Luis Sal l’ospitata di Mauro Biglino – revisionista biblico che ritiene che dietro al concetto di Dio si nasconda in realtà la civiltà extraterrestre degli Elohim – diventa un quadro astratto di ironia e prese in giro: davanti a temi così scivolosi Sal non permette alla discussione di prendersi troppo sul serio.

Biglino è tornato come ospite nella puntata 129, con i due nuovi conduttori. Si ride molto di meno. Marra e Fedez fanno le stesse domande, cercando di capire chi sono gli extraterrestri, gli Elohim, si spendono in complimenti generosi a Biglino e ai suoi testi. Non c’è più un’alternanza tra due polarità, tra il serio e il surreale, tra l’interessato e l’irrisorio. È una puntata di monolitica, poco divertente, impenetrabile solidità.

Tra i modi è comparsa poi una certa aggressività, portata avanti in particolare da Fedez, con Marra relegato al ruolo di fiancheggiatore e mediatore. Un’aggressività che forse anche nell’era precedente c’era, latente, ma che in qualche modo la presenza dei fratelli Sal sabotava.

Ora invece può succedere che per quasi una puntata intera, ospite la vittima di un attacco di uno squalo che è costato l’amputazione di una gamba, Fedez usi il proprio tempo per soffiare sul fuoco di un suo storico e noto contenzioso con Selvaggia Lucarelli. Cosa che continua a fare anche nell’episodio successivo, dove però l’ospite, Marco Travaglio, direttore di Lucarelli al «Fatto Quotidiano», rispedisce brillantemente al mittente l’attacco, ricordando a Federico l’inchiesta di Selvaggia Lucarelli su una linea di pandori Balocco in collaborazione con Chiara Ferragni sanzionati dall’anti-trust per pubblicità ingannevole. 

Nonostante la spinta di Marra e Fedez per legittimare il valore di questa versione di Muschio Selvaggio, è difficile fare un onesto confronto con il passato. La prima versione era un inedito assoluto e ha avuto tre anni per crescere, questa seconda versione arriva in un periodo storico assaltato da chat show audio e video. Davide Marra poi è un ospite in casa d’altri e non sembra davvero a suo agio. Come spiega in una live del Cerbero, è stato pagato per il suo lavoro a Muschio Selvaggio, ma non ha quote nella società: non è, come era ed è Luis, un comproprietario dell’idea. 

“La prima versione era un inedito assoluto e ha avuto tre anni per crescere, questa seconda versione arriva in un periodo storico assaltato da chat show audio e video”.

E i numeri stanno scendendo. Se si ordinano i video del Muschio su YouTube per numero di visualizzazioni, bisogna arrivare al sessantottesimo video per trovare il primo episodio con Marra, con 1.4 milioni a fronte dell’episodio più visto della prima era, quello con Mauro Biglino, che ne ha fatti più di 5 milioni.

Nel frattempo le quote di Fedez sono state affidate a un amministratore di sostegno, fino a quando il tribunale non deciderà chi potrà comprare la fetta dell’altro. Muschio Selvaggio è probabilmente finito con il litigio di Sanremo nel 2023: Marra e Fedez hanno tutti i mezzi per ricominciare un nuovo progetto con la loro visione, la loro concretezza, la loro mascolinità, con un nuovo nome e una nuova identità, lasciando che Muschio Selvaggio venga ricordato, per il tempo in cui lo è stato, come un piccolo spazio di spregiudicata surrealtà. Di cui forse oggi non c’è nemmeno più tanto bisogno.

Jonathan Zenti

Jonathan Zenti è content designer e scrittore. Ha collaborato con diverse radio internazionali e vinto alcuni dei più importanti premi per l’audio. Oggi cura il suo podcast “TOTALE” e la direzione creativa dei podcast di «Internazionale».

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