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C’è una parola che, a seconda del contesto e dell’interpretazione che le diamo, parla di noi e del contrario di noi. Quella parola è “animali”.
Noi umani siamo animali, anche se più di ogni altra cosa ci piace pensare di non esserlo. Ed è in questa curiosa forma di negazione che riveliamo la nostra vera natura. Ci commuoviamo per cani e gatti che ci hanno fatto compagnia abitando le nostre case, e nel frattempo mangiamo creature poco dissimili da quelle che ci sono accanto. Quando sono distanti, o in foto, o addirittura in gabbia, ammiriamo la grazia di volatili variopinti e piccoli predatori, salvo poi correre ai ripari se si riversano nelle città ed esercitano la libertà di viverne gli spazi tanto quanto noi. Cerchiamo di preservare gli animali a rischio ricorrendo a tecniche assieme estreme e affascinanti come la clonazione, ma per salvare noi stessi usiamo i loro corpi per la sperimentazione.
Perché crediamo di avere il diritto di possedere, comandare, controllare, istruire, allevare, persino uccidere le specie diverse dalla nostra.
Questo desiderio di distinzione, di elevazione dalla natura, si manifesta in ogni ambito della nostra esistenza: dalle geometrie delle città – che allontanano i macelli ma accolgono la carne – agli sforzi individuali quotidiani tesi a reprimere gli istinti e le pulsioni più feroci, fino alla costruzione di strutture sociali volte a farci convivere gli uni accanto agli altri, senza ferirci.
Tutto, pur di non tornare a essere animali.
E così il rapporto irrisolto che da sempre abbiamo con gli animali dice quasi tutto della nostra specie, del nostro stare al mondo, delle nostre idee e dei nostri orizzonti. Per questo, ciò che verrà davvero esplorato in questo numero di Lucy sono, in fondo, gli esseri umani.
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Perché le storie accendono la nostra immaginazione.
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di Nicola Lagioia
14.02.2025
Giocare d’azzardo con la letteratura: alla scoperta di Tommaso Landolfi
Tommaso Landolfi è l’autore forse più unico e misterioso della nostra letteratura. Personaggio schivo solitario: era solito però vestire in maniera eccentrica ed estrosa. Di rado viene citato, eppure alcuni tra i più grandi scrittori del Novecento dichiarano di essersi ispirati alla sua opera. Maestro nell’uso della lingua, giocatore notturno e d’azzardo: ogni sua pagina è inafferrabile e ambigua, proprio come il suo personaggio.
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