Ester Viola
13 Giugno 2024
Il tradimento in astratto è tradimento? Secondo la Cassazione sì. L’amore cambia, il desiderio cala (soprattutto nelle nuove generazioni), agli appuntamenti si preferiscono le chat e i figli si fanno da soli. L’idea stessa di coppia è in crisi ma per alcuni è già morta.
Se dieci anni fa, durante una causa di separazione, avessi portato in tribunale lo screenshot di una chat sentimentale di qualcuno come prova di luride corna, il giudice m’avrebbe riso dietro. Anzi, direttamente in faccia. Nessun avvocato ci avrebbe provato, peraltro: a esibire in giudizio chat private si rischia una una denuncia per il cliente. Perché è corrispondenza privata sottratta.
Cosa voleva dire il disinteresse del magistrato per le fesserie che circolavano sui social? Che dieci anni fa ancora qualcosa – parlo del semisolido sistema amoroso del Novecento – reggeva: eravamo in grado di distinguere una relazione immaginaria da una reale. Sapevamo, perché eravamo adulti, che scrivere era una cosa, vedersi un’altra.
Oggi accade che l’argomento di discussione sia l’amore platonico, inteso sbrigativamente come quello con le mutande addosso.
“La relazione di un coniuge con estranei rende addebitabile la separazione ai sensi dell’art. 151 c.c., quando, in considerazione degli aspetti esteriori con cui è coltivata e dell’ambiente in cui i coniugi vivono, dia luogo a plausibili sospetti di infedeltà e quindi, anche se non si sostanzi in un adulterio, comporti offesa alla dignità e all’onore dell’altro coniuge” (già Cass. n. 21657/2017, poi ord. 8750/2022).
Quindici anni fa interrogavi (metaforicamente) la Cassazione: egregi signori della corte, il tradimento in astratto è tradimento? E ti rispondevano ma quando mai, ma cosa state dicendo, andate a lavorare. L’amore mentale non vale.
E ora? Ora vale. Vale tutto.
Lasciamo perdere l’addebito (la certificazione di responsabilità della fine di un matrimonio), che adesso non serve quasi più a niente perché a divorziare non si guadagna più come una volta, La questione si è fatta di principio. Ed è grave. Se “due che si scrivono senza vedersi” è diventata faccenda da tribunale e non più da terza media, vuol dire che la relazione virtuale s’è rafforzata, è cresciuta, ha guadagnato dignità. Anzi prevale, stando a quello che mi arriva nella casella di posta del cuore. Le relazioni immaginarie son diventate concrete, quanto a danni occorsi ai partecipanti.
Restano i cinquanta-sessantenni, oggi gli ultimi consumatori nei letti, aiutati chimicamente dalle farmacie, per gli altri il destino è: scriversi. Si procede verso l’assurdo e oltre.
A che punto siamo arrivati? Orwell, Popper, altri titani delle previsione, ma anche la formica (io) nel suo piccolo qualcosa riesce a vedere e s’incazza. Il segnale è chiaro e non richiede grossa elaborazione argomentativa di perimetro: siamo allo sfascio completo, definitivo e irrecuperabile delle relazioni. Tutte le relazioni.
Le chat d’amore te le tirano dietro anche al mercato. Tutti ci provano con tutti, nessuno si vede mai. Quel che voglio dire è che nel passato, ma non remoto, l’altroieri, tre mesi di sms a vuoto non erano una ipotesi molto battuta. Il regno del possibile contemplava due possibilità per il soggetto agente: mi faccio sentire, quindi mi piaci. Non mi faccio sentire/ti scrivo una volta al mese, col corollario: c’è un’altra persona/parecchie altre persone.
I rapporti sentimentali continuavano a prevedere una minima parte necessaria di obbedienza alle logiche del vivere. Quella che consente, se innamorati senza speranze, o non corrisposti, di procedere oltre, dopo una prima fase di fissazione e lutti infiniti, e restare sani di mente.
Ora no. Ora hanno avallato la situationship, l’erasmus sentimentale, avanzano i poliamori, sono plausibili quattro divorzi in carriera. I trenta e quarantenni vagano da un amore all’altro sbattendoci sopra come insetti sulla luce blu.
“I rapporti sentimentali continuavano a prevedere una minima parte necessaria di obbedienza alle logiche del vivere. Quella che consente, se innamorati senza speranze, o non corrisposti, di procedere oltre”.
I minorenni, i primi deputati allo sfracellamento sentimentale, hanno visto la fine dei genitori e si sono fatti i conti meglio: basta così, tenetevi le relazioni, a noi ci fanno paura.
Da un saggio di Luigi Zoja, Il declino del desiderio (Einaudi):
Nel XXI secolo disponiamo di studi secondo cui, dopo lunghe fasi di crescita economica, le stesse popolazioni occidentali hanno manifestato più segni di disagio che al loro inizio.
La psicopatologia segnala nuovi tipi di sofferenze e una loro rapida estensione tra gli adolescenti, facendo temere una complessiva “società malata” quando saranno adulti.
Un aspetto particolare del problema sta nel calo dei rapporti erotici tradizionali. Questa diminuzione è stata constatata tra tutte le giovani generazioni dei principali paesi che le classificano. In contrasto con l’essenza del desiderio, quanto più a esso si aprono possibilità, tanto più sembra che l’uomo si chiuda spaventato.
Chi si ricorda il sesso? Non esiste più nessun indispensabile sesso.
Per chi ne esamina le tendenze di lungo periodo, l’essere umano segue delle traiettorie sconosciute e mai studiate prima. Dicendo essere umano intendiamo soprattutto la sua psicologia e non dovremmo dimenticare che una buona percentuale dell’attività mentale è inconscia. Una sua parte, meno cosciente di quanto si vorrebbe, è quella che ci siamo impegnati a descrivere in questo libro: la sessualità. La cui pratica ha continuato a crescere dai tempi di Freud, quando diventò oggetto di studio, ma ora ci sorprende con una caduta. In sostanza il suo percorso comincia a delineare il profilo di una cupola. Altrettanto sorprendente il fatto che un evento così epocale finora non abbia suscitato interesse. Sul tramonto della sessualità quantomeno in occidente esistono sì pubblicazioni e dibattiti ma certamente la loro quantità non rappresenta neppure l’un per mille della risposta che aveva ottenuto Freud dando alla sessualità un ruolo centrale.
Non mi sto inventando niente. I segni della resa sono ovunque. I ragazzi hanno pure rinunciato a stare su Tinder e i suoi fratelli, scelta che pare suicida, visto che manco vanno a ballare.
Altre dal mondo
È una collezione spaventosa di guai. Si gelano le vene una volta al mese, con quello che si sente. L’ultima che ho letto è quella dei figli in contumacia, i figli per forza.
Sono le nuove linee guida per la procreazione assistita nel caso di morte del coniuge o separazione.
Riguarda le coppie che hanno surgelato gli embrioni perché hanno problemi di concepimento o anche per pensarci più in là. Aumentano, i rimandatori di figli, e fanno bene, se vuol dire avere il tempo di farsi una vita. Quasi tutti quelli che conosco a Milano hanno avuto soccorso in provetta, per diventare una famiglia. Un certo numero di embrioni è preparato e messo sotto azoto per procedere, più avanti, all’impianto nell’utero.
Che succede in caso di separazione? Dove finiscono gli embrioni ghiacciati nell’azoto anni prima?
Sono state da poco pubblicate in Gazzetta le nuove linee guida del ministero della Salute che specificano meglio alcuni punti della legge 40/2004 dopo le decisioni della Corte costituzionale del 2023 e della Cassazione del 2019 sulle tecniche di procreazione medicalmente assistita.
Che si è deciso? Che sì può fare l’impianto anche dopo la separazione e la morte del coniuge.
Dopo la fecondazione dell’ovulo, il consenso alla procreazione vale per sempre, nessuna revoca è ammessa, la donna può richiedere l’impianto dell’embrione anche se il partner è andato a domeneddio o se hanno divorziato.
Com’è possibile? Bella domanda. L’embrione congelato, quella minima cellula siberiana a duecento gradi sottozero è già titolare dei diritti personali, pure se azionabili dopo la nascita. Ci importa della secca dottrina giuridica? Sì. Perché a ogni formula s’attacca un diritto. E all’embrione findus s’attacca il diritto di nascere.
“Aumentano, i rimandatori di figli, e fanno bene, se vuol dire avere il tempo di farsi una vita”.
Tra tutti i diritti sacrificabili, è stato sacrificato il diritto a non voler essere padre. Padri per forza.
Così è. E vi pare normale?
Il futuro avanza e ha i denti – ma con che coraggio uno prova a innamorarsi? C’è da capirli, quelli che dicono chi me lo fa fare, pure avessero vent’anni. Specialmente se hanno vent’anni.
Ester Viola sarà una delle ospiti di “Festival Caterina Sforza di Forlì. L’anticonformista 2024”, a Forlì fino al 16 giugno.
Ester Viola
Ester Viola è avvocata, giornalista di costume, scrittrice. Il suo ultimo libro si intitola Voltare pagina. Dieci libri per sopravvivere all’amore (Einaudi, 2023).
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