Tradire è diventato più difficile? - Lucy sulla cultura
articolo

Ester Viola

Tradire è diventato più difficile?

O forse, tra social e nuove idee di coppia, il caro vecchio tradimento si sta solo aggiornando ai tempi. Di certo, nasconderlo non è mai stato semplice.

Di cosa si è parlato quest’estate? Concerto degli Oasis e concerto dei Coldplay. Entrambi un ritorno in gran carriera del fine secolo scorso. Uno per la musica non impacchettata, non fighetta, quella senza troppi stylist, i fratelli di Manchester, l’altro per lo spezzone fedifrago clamorosamente vanziniano. Sì, certo, abbiamo fatto altre valutazioni, benintenzionate e moralissime, sulla coppia da kiss cam: la privacy gettata in pasto ai lupi, la cattiveria del web, l’orrore della gogna ma sempre là finiamo: sono storie di corna, l’intrattenimento universale incolpevole: ci siamo passati tutti. E se fai parte del club, hai la patente del liberi tutti. Puoi sfottere. È questa grande fratellanza che ci autorizza a parlarne, a divertirci, a infierire. L’algoritrmo trasforma la curiosità in verdetto, ci piaccia o no (solo un pochino).

Il tradimento è così: un fatto privato che si presta, da secoli, a diventare spettacolino per il nostro piacere malizioso 

E si torna, come scrive Avishai Margalit (Sul Tradimento, Einaudi), alla civiltà borghese con la sua insistenza sulla privacy come condizione necessaria alla la cultura liberale, che a sua volta è condizione della civiltà liberale. La sfera privata dovrebbe essere schermata da finestre oscurate, letterali e metaforiche. La dialettica in questo frangente funziona in due direzioni: c’è bisogno di tutelare la privacy per proteggere la civiltà liberale, e c’è bisogno della civiltà liberale per proteggere la privacy. La privacy giustifica la civiltà liberale, e la civiltà liberale giustifica un forte senso della privacy. Il luogo eletto per la privacy è la casa, e la casa deve essere protetta dagli sguardi indiscreti. È interessante che in tedesco le parole che indicano “casa” e “segreto” (“Heim” e “Geheim”) condividano lo stesso etimo.

Il più fesso sillogismo sul testo filosofico adesso prevede: se esci di casa, vai al concerto dei Coldplay con la commara e ti piazzi in zona vip sul parapetto – e nemmeno prendi, che so, la seconda fila –, in piedi sotto la telecamera, un poco te le cerchi. Freud direbbe: indizi di autosabotaggio.

Come si tradisce nel nuovo millennio.

Il tradimento è diventata materia facile da esplorare. La migliore frase sul tradimento, per come si conosceva in passato, l’aveva scritta Céline. “Tradire, come aprire una finestra in prigione. Piacerebbe a tutti, ma è raro che ci si riesca”. Oggi tradire non è più impresa, è piuttosto la normalità. Più accessibile la pratica perché beneficia del lubrificante online. Per l’altro verso, è quasi impossibile da praticare senza conseguenze. Elementare da avviare – bastano tre messaggi – ma senza speranze di poterla proteggere. Ti scoprono.

Una volta il problema logistico era serio e concreto. Nel mucciniano Ricordati di me, Fabrizio  Bentivoglio doveva chiudersi in bagno per parlare con Monica Bellucci. Biascicare parole, contare i minuti disponibili. Non c’era modo di mandarsi foto in silenzio e organizzare le appaganti chat sessuali che hanno sostituito la fornicazione carnale. Orari da incastrare, telefoni fissi, alberghi non troppo nel centro città ed esposti. L’ombra era un bene garantito: le briciole digitali non esistevano, oggi il Pollicino fedifrago lascia le impronte come quelle dei dinosauri. L’infedeltà ha smesso di essere un’arte, è diventata questione di fortuna.

La legge italiana – con quell’eleganza sadica che la rende il migliore sistema del mondo – continua imperterrita a trattare la fedeltà come una questione di onore ferito e plausibile sospetto. La Cassazione, ordinanza n. 9384 del 2018, ha stabilito che persino l’iscrizione da non praticante a un sito di incontri può integrare violazione del dovere coniugale, senza bisogno di congressi carnali: basta l’offesa percepita. Non conta quanto hai tradito, conta quanto l’altro si sente umiliato.

È il trionfo del diritto sentimentale, che funziona in maniera opposta e simmetrica al penale: non servono prove certe. Chilometri di chat a una persona? Stronzo traditore plausibilissimo. Se esistessero consulenti per corna, direbbero: meglio il tradimento vecchio modello – al ristorante rischi di essere visto solo da qualcuno – che whatsapp, dove ti vedrà direttamente il giudice.

Così l’infedeltà vive di uno strano paradosso: culturalmente depotenziata – a chi importa, oggi? chi si scandalizza davvero, se tradiscono pure i chierichetti? – ma giuridicamente ipertrofica. Articolo 143: obbligo di fedeltà. Articolo 151: chi sgarra rischia l’addebito.

Qui però è la frattura. Perché dopo tutta questa teoria di dignità matrimoniale e vilipendio, uno si aspetterebbe, dal sistema, gravissime punizioni economiche. È così, no? Che chi rompe paga? No, non più. I magistrati non ne vogliono sapere, contano solo i figli, nei matrimoni distrutti. Quel che si sono fatte le parti è una cosa loro, non ci sono risarcimenti possibili, c’è solo – per il tradito – da farsela passare. 

La moralità liberale non riconosce la morale sessuale come una sfera autonoma. Riconosce l’importanza del sesso nella vita delle persone e il rischio che sia soggetto a sfruttamento e dominazione. Riconosce la sessualità come una sfera sensibile nella misura in cui vi applica principî morali generali, ma non la riconosce come una sfera morale autonoma, dotata di principî propri, piú di quanto non consideri una sfera morale a sé stante quella del mangiare. In effetti, nell’ottica liberale non c’è spazio per una morale sessuale piú di quanto ve ne sia per una morale del mangiare. L’altro lato della medaglia – condiviso dalle principali religioni del mondo – parte dalla centralità della morale sessuale. La morale sessuale è al centro della morale religiosa. Il resto della morale viene considerato un’estensione della morale sessuale. L’adulterio è una categoria fondamentale in un’immagine della morale che ruota attorno al sesso. Il mutato atteggiamento nei confronti dell’adulterio, nei paesi laici, esprime un mutamento profondo: da una morale incentrata sul sesso a una morale generica. Nei paesi liberali l’adulterio ha cessato di tenere banco come una volta ed è stato relegato nella sfera privata.

(Sul Tradimento, ut s.)

Tradimento insuperabile.

L’avevano già capito i greci, che non c’è salvezza, non c’è difesa dal tradimento. Bisognerebbe essere i più acuti della coppia, della comunità, di chiunque, ma nessuno riesce a essere più intelligente di tutti e per tutto il tempo. Nessuno può difendersi dagli altri esattamente e per sempre. Medea già si crucciava: “O Zeus, perché hai fornito agli umani indizi certi per riconoscere se l’oro è falso, ma nel loro corpo non è stato impresso alcun contrassegno per smascherare chi è malvagio?”.

Il tradimento può essere considerato un sintomo eloquente di un grave malessere: la mancanza di trasparenza nelle relazioni umane. Jean Starobinski ha argomentato in maniera estremamente convincente la tesi secondo cui il filo rosso che attraversa tutto il pensiero di Rousseau e lo rende un’unità organica è l’ideale della trasparenza totale nei rapporti umani. La perdita della trasparenza coincide con la caduta dell’uomo.

Nello stato di natura i rapporti erano trasparenti: è la civiltà, con il suo carattere artificioso, la responsabile della nostra caduta, dal momento che ha trasformato i rapporti umani, precedentemente immediati e privi di ostacoli, in rapporti mediati, invischiati in simulazioni e finzioni. La distanza fra la realtà sociale e l’apparenza è un sottoprodotto dell’artificialità del decoro, che maschera sotto un denso strato di trucco i rapporti umani genuini. Il tradimento è solo uno dei sintomi di questa malattia.

“Sì, certo, abbiamo fatto altre valutazioni, benintenzionate e moralissime, sulla coppia da kiss cam: la privacy gettata in pasto ai lupi, la cattiveria del web, l’orrore della gogna ma sempre là finiamo: sono storie di corna”.

Quando ho letto del tradimento come sintomo non ho potuto che pensare a Nora Ephron.  In Harry ti presento Sally, Meg Ryan dice a Billy Crystal, tradito dalla moglie.

– Un matrimonio non finisce mai solo per un’infedeltà: quello è il sintomo che qualcos’altro non va.

– Ah sì? – risponde lui – Quel sintomo si scopa mia moglie” .

S’arriva a lui, quindi. La parte più importante del tradimento, l’unica persona che conta, il tradito. Animale con antenne da grillo. Lo sa da prima, lo sa da subito. Non serve il concerto dei Coldplay, non servono le chat. Tutto il problema della scoperta del tradimento è in realtà una questione parecchio secondaria, solo formale, direi. È il tradito che decide le sorti degli amanti. Si sa da sempre che la relazione stabile genera mostri, così il tradimento diventa l’antiruggine del sopportarsi. Gli amanti se ne fanno una ragione, i cornuti pure – un “fate quello che volete” ci seppellirà. 

Ester Viola

Ester Viola è avvocata, giornalista di costume, scrittrice. Il suo ultimo libro si intitola Voltare pagina. Dieci libri per sopravvivere all’amore (Einaudi, 2023).

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