11 Agosto 2025
Uno degli ultimi pezzi scritti per Lucy da Goffredo Fofi è dedicato a Ernesto de Martino, etnologo e storico delle religioni i cui studi sul Sud, sul mondo contadino e i suoi riti sono ancora oggi di straordinaria importanza.
Ho avuto la fortuna di conoscere da vicino Ernesto de Martino quando studiavo a Roma da assistente sociale e preparavo gli esami insieme alla sua compagna Vittoria De Palma, fermandomi spesso a dormire a casa loro, dalle parti della stazione di Trastevere. Con loro viveva anche la madre vedova di Vittoria (Ernesto era sposato e separato, ma in buoni rapporti soprattutto con sua figlia), che cucinava con abbondanza di piccante e, capitando a cena, si sarebbe spesso potuto assistere a una gara tra me e de Martino a chi aggiungeva più peperoncino nel proprio piatto di spaghetti…
Io de Martino lo avevo già incontrato grazie a Danilo Dolci e ad Aldo Capitini, con il quale, ultimo, insieme a Cesare Cases, aveva condiviso l’esilio universitario a Cagliari, ché il ministro del tempo non voleva “sul continente” intellettuali fastidiosamente originali e combattivi. Lui e Capitini idearono anzi una rivista di studi religiosi che avrebbe dovuto vedermi coinvolto nel settore delle inchieste sulla religiosità popolare.
Mi sarebbe piaciuto molto far parte del suo gruppo di investigatori in Salento, assieme a Vittoria e all’amico Giovanni Jervis (detto Johnny, per via del padre di origine inglese, eroe valdese della Resistenza) ma il progetto non andò in porto e in ogni caso sapevo di non essere la persona giusta, se non per lavori precisamente redazionali – anche se in qualcosa sarei riuscito ad aiutarli.
Il primo saggio di de Martino che lessi era stato un opuscolo napoletano del Settecento sulla jettatura da lui commentato, ma fu solo più tardi, grazie più a Sud e magia e La terra del rimorso, che compresi appieno la sua importanza e mi sentii davvero onorato dalla sua amicizia.
Più tardi, quando stava morendo di cancro in un ospedale romano, Cesare Cases andò a visitarlo e, dopo la morte, raccontò di quell’incontro sui «Quaderni piacentini»: il testo è un piccolo classico, un riassunto del pensiero del suo amico e una sorta di sintesi aperta al futuro, che indicava alla sinistra il modo giusto di considerare le tradizioni, le credenze, i riti contadini e quelli cristiani. Con l’auspicio, anche, di valorizzarne di nuovi: un futuro governo socialista avrebbe dovuto tenerne conto, ché una comunità ha un profondo bisogno di ritualizzare l’umana esperienza e le sue tappe…
Cresciuto all’ombra di Benedetto Croce nella grande università napoletana, de Martino aveva scritto il suo saggio su Morte e pianto rituale nel mondo antico dopo un accurato periodo di ricerca in Romania, confrontandone i risultati con la sua conoscenza del nostro Sud. A renderlo celebre furono soprattutto le ricerche su un fenomeno che sembrava tabù per la sinistra, quello del tarantismo lucano e salentino, ancora assai diffuso nel corso degli anni Cinquanta. Il lavoro di de Martino aiutò a capirne le cause, le ragioni e il ruolo svolto all’interno di quella società – infine la stessa che Carlo Levi, suo amico, aveva narrato nel Cristo si è fermato a Eboli, un libro fondamentale per la comprensione del Sud.
Grazie a Ernesto, conversatore amabile e arguto, ebbi anche la fortuna di conoscere gli antropologi e musicologi Diego Carpitella e l’americano Alan Lomax, formidabili ricercatori ed esperti di musica popolare o folk. E fu bellissimo interrogare Lomax con l’aiuto di Carpitella sui suoi lavori di ricerca della musica popolare degli anni Trenta statunitensi, in giro per l’Ovest e per il Sud, un mondo di cui qualcosa sapevamo grazie al cinema e alla letteratura degli anni del New Deal.
Non sempre le convinzioni di de Martino incontravano il favore della cultura ufficiale marxista; persino in Einaudi – dove era stato introdotto da Cesare Pavese –, c’era chi lo guardava con sospetto, avendo lui molto difeso Carlo Levi, nei confronti del quale resisteva una certa ostilità da parte di molti redattori “normalisti” (allievi del dogmatico Cantimori).
Goffredo Fofi
Goffredo Fofi è saggista, critico cinematografico e letterario. Il suo ultimo libro è Cari agli dèi (Edizioni E/O, 2022).
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