28 Dicembre 2024
Stefano Benni ha scritto versi, racconti, romanzi, pezzi satirici. Non gli sono mai mancati senso dell’umorismo, intelligenza e partecipazione per le miserie umane.
Molti sono i lutti, anche recenti, che col passare degli anni colpiscono i nostri affetti. Ma non ci sono solo quelli che muoiono e non vedremo mai più, ci sono anche quelli colpiti da malattie che non permettono nessun tipo di comunicazione (verbale e corporale) e che ci sono stati e ci sono ancora cari, come accade con il nostro Stefano Benni, ormai molto malato e non più in grado di comunicare. Una vecchiaia davvero inclemente la sua, ma il destino è cieco e la vita riserva brutti scherzi anche a chi davvero non li merita.
I lettori de «il manifesto» (e di «Repubblica») lo leggevano un tempo, godendo del suo humour, pacato ma anche duro quando necessario, che però non sembrava mai dettato da disprezzo o da malizia. Benni rifuggiva, per esempio, da quella precisa e motivata cattiveria cui concedevano invece, sulle pagine dello stesso quotidiano, i “pezzi” decisamente politici del direttore Pintor. Modi diversi ma anche compiti diversi, nella comune appartenenza a una sinistra non compromessa.
Conobbi Benni molto presto, e proprio nella sua Bologna, e fui spesso suo ospite. Quando si ammalò, ma si trattava ancora di una malattia non definitiva, scendevo spesso la sera in treno da lui, nella sua città, fuggendo dall’ufficio alla stazione alle 18 in punto, per tenergli compagnia e renderlo un po’ più sereno. All’alba ripartivo di corsa per Milano, per essere in ufficio, alla Feltrinelli, prima delle 9. Quelle serate passate a guardare la televisione insieme a lui steso nel letto – era un maniaco del telecomando – me lo resero molto caro, e finché è stato possibile abbiamo continuato a vederci, tra Milano e Bologna e, infine, a Roma dalle parti di Trastevere, dove abitava, per parlare del massimo e del minimo.
In momenti come questi ho sempre ammirato la sua capacità di vedere il lato comico di tante cose, in particolare dei personaggi e dei modi della politica. Come è ingiusta la sorte! Lo avevo pensato pochi anni prima quando andavo a trovare i Lattuada, e la moglie Carla Del Poggio mi lasciava per un po’ solo nella buia stanzetta dove Alberto giaceva privo da tempo di conoscenza ma – lei diceva – ancora capace di percepire le presenze amiche, e di questa cosa lei se ne accorgeva da minimi particolari…
Tornando a Benni, mi mancano molto i nostri incontri, le sue battute, le sue osservazioni su “come va il mondo”, e sugli aspetti più assurdi o più buffi dei nostri connazionali più potenti e famosi… Spesso ci si vedeva, prima che lei morisse, insieme a Grazia Cherchi, dotata anche lei del dono dell’humour, ma con un fondo più caustico di quello di Stefano, che era più tollerante verso le umane miserie (ma non verso quelle della politica). Anche Grazia non c’è più, portata via dal cancro eppure lucida fino all’ultimo.
“mi mancano molto i nostri incontri, le sue battute, le sue osservazioni su ‘come va il mondo’, e sugli aspetti più assurdi o più buffi dei nostri connazionali più potenti e famosi”.
Il libro di Benni che noi “piacentini” amammo di più fu certamente La compagnia dei celestini, ispirato allo scandalo dello sfruttamento dell’infanzia attuato da una feroce “benefattrice”. Ma ci piaceva citare versi dalle sue poesie, diventate per noi filastrocche a molti usi, e sono felice di aver proposto e curato per le economiche Feltrinelli i versi di Prima o poi l’amore arriva: di aver portato, cioè, io Benni alla Feltrinelli. Doveva essere intorno al 1980 o all’81, e gli fu facile diventare un beniamino della redazione – e di Inge, e del ragazzino Carlo… E sarebbe bello che Feltrinelli pubblicasse ora che “c’è e non c’è” un’antologia dei suoi versi o dei suoi racconti, per farlo conoscere a chi non lo conosce oppure ricordare a chi non lo ha dimenticato…
Ma la sua vera casa fu «il manifesto», e furono assai belli i momenti passati con lui e con altri amici e collaboratori di questo giornale, nelle osterie e nei “bar Sport” di Bologna… Se tanti, tantissimi libri – romanzi e poesie e saggi – hanno una vita sempre più breve che non in passato, sono certo che i racconti e versi di Stefano continueranno, malgrado tutto, a tenerci compagnia – e nonostante una malattia che ci toglie la sua presenza e la sua intelligenza, il suo humour, la sua moralità.
Goffredo Fofi
Goffredo Fofi è saggista, critico cinematografico e letterario. Il suo ultimo libro è Cari agli dèi (Edizioni E/O, 2022).
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