Tra teatro e impegno: l'altra faccia di Giovanni Raboni - Lucy
Compagni di strada

Goffredo Fofi

Tra teatro e impegno: l’altra faccia di Giovanni Raboni

Vent'anni fa moriva uno dei più importanti poeti italiani. Oltre a scrivere versi memorabili, Raboni è stato però anche un fine critico teatrale, un traduttore e un intellettuale consapevole del proprio ruolo.

Giovanni Raboni è stato un rappresentante importante della corrente poetica detta “lombarda” nel Novecento (è morto a Parma vent’anni fa, nel 2004; era nato a Milano nel 1932), ma è stato anche un grande traduttore (l’intera Recherche  proustiana per Mondadori è stato il suo impegno maggiore) ed è stato un finissimo critico letterario. Anche se, credo, teneva soprattutto alle sue poesie. 

Della scuola lombarda hanno fatto parte il grande Vittorio Sereni, che alcuni considerano il principale poeta italiano della seconda metà del Novecento, l’aggressivo Franco Fortini, l’ironico Giancarlo Majorino e ancora il più pacato Luciano Erba, il poeta (anche) dialettale Franco Loi, e Tiziano Rossi più attivo come critico che come poeta a dir la verità – e prima di loro c’era stata Antonia Pozzi morta precocemente nel 1938.

Su tutti aleggiava l’ombra di Eugenio Montale, che potei avvertire talvolta, non troppo da vicino, in qualche bar di via Monte Napoleone o di via della Spiga.

Dimentico certamente qualcuno e me ne scuso –  ma un po’ tutti avevano una forte coscienza del privilegio e dell’importanza di essere poeti, e anche dei doveri civili che da quella vocazione conseguono. (E a Bologna c’era Roversi. a Roma c’erano Penna e Pasolini, in Veneto Zanzotto, Bandini, Biagio Marin…) Custodisco vivo il ricordo di una grande e bella stagione della nostra poesia, e sono contento di aver potuto frequentare molti di questi poeti, più o meno assiduamente. Molti di loro li pubblicavamo sui «Quaderni piacentini», anche, forse, come una sorta di rito propiziatorio che è proseguito di rivista in rivista.

Raboni, dunque, che ha diretto la casa editrice SE proponendo autori italiani e stranieri di alto livello e che è stato una sorta di protettore di giovani poeti, ha giustamente goduto della fiducia di molti editori. 

Meno nota è la sua attività di autore teatrale, ma il teatro è stata una sua grande passione, come per molti di noi allora. Oggi gli Oscar Mondadori propongono un massiccio volume di più di 1300 pagine, che mi sembra valere di più dei 30 euro del prezzo di copertina, che raccoglie Teatro. Testi e traduzioni di Raboni sotto la pregevole cura di Massimo Natale.

“Dimentico certamente qualcuno e me ne scuso –  ma un po’ tutti avevano una forte coscienza del privilegio e dell’importanza di essere poeti, e anche dei doveri civili che da quella vocazione conseguono”.

Raboni fu per un tempo vicino a Luca Ronconi, fu anche talvolta critico teatrale, e provò anche a scrivere dei testi, qui raccolti, e però questo volume è prezioso soprattutto per le traduzioni di alcuni capolavori della storia del teatro: dagli antichi greci (Sofocle e Euripide) ai francesi Molière e Racine (di quest’ultimo ben cinque testi), Marivaux e Victor Hugo, e Maeterlinck (rivisto da Kantor) e Claudel, ma anche Shakespeare, Eliot… Un vero regalo, per gli appassionati di teatro e per chi è convinto che certi classici siano sempre attuali.

Ma di Raboni – che talvolta era sornionamente in difesa, accompagnato negli ultimi tempi da una brava poetessa, Patrizia Valduga – vorrei ricordare, perché mai se ne parla, che fu molto presente a Milano negli anni della contestazione: fu uno dei pochi con cui mi riuscì di partecipare, nonostante i presidi polizieschi, ai funerali dell’anarchico Pinelli al Cimitero Monumentale. E poi voglio ricordare una manifestazione che partiva dall’Università alla cui testa c’era un gruppo di “giornalisti democratici”, tra cui il poeta.

La polizia caricò e Giovanni finì all’ospedale con un braccio rotto (o era una gamba?) Come tanti – non tutti – Giovanni era di quegli artisti e intellettuali che sapevano quale era il proprio posto nei momenti caldi dei conflitti di classe.   

Goffredo Fofi

Goffredo Fofi è saggista, critico cinematografico e letterario. Il suo ultimo libro è Cari agli dèi (Edizioni E/O, 2022).

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